venerdì 15 luglio 2022

Quale fu una delle proposte più indecenti dell’antichità?

Racconta Curzio Rufo che nel 330 a.C., durante la campagna orientale ai confini dell’Icarnia (attuale Iran), il condottiero macedone Alessandro Magno venne disturbato da un contingente di Amazzoni.



La loro regina, Talestri, richiedeva prepotentemente un’incontro. Aveva fatto tutta quella strada per fare ad Alessandro una proposta indecente:

Tu che sei il più valoroso degli uomini, genera dei figli con me, che sono la più valorosa delle donne”.

Per 13 giorni il macedone prestò la sua opera. Poi ciascuno tornò alle sue occupazioni.


giovedì 14 luglio 2022

E se anziché instaurare il vallo di Adriano l’imperatore Romano Adriano avesse attaccato i Pitti ?

 


Noi ci immaginiamo l'Inghilterra di allora come un luogo pieno di boschetti o di grandi spazi aperti ma non era cosi. L'Inghilterra era un luogo di foreste impenetrabili coperte di nebbia, luoghi perfetti per le imboscate ed é proprio cosí che i Pitti attaccavano le legioni romane. Inoltre la Scozia anzi la Caledonia non aveva nulla da offrire in termini di risorse come miniere o altro, quindi perché sprecare uomini e denaro per prendersi territori che non valevano nulla? Molto meglio erigere un muro per difendere le città dagli assalti dei barbari.


mercoledì 13 luglio 2022

Qualche interessante curiosità a proposito dei Longobardi?

Il monaco longobardo Paolo Diacono, vissuto nel VIII secolo (cioè ai tempi della caduta del regno longobardo), racconta che anticamente con il suo popolo combattevano dei cinocefali, ovvero i leggendari uomini dalla testa di cane descritti da Erodoto e altri autori antichi.

Sembra infatti che i guerrieri longobardi indossassero maschere dal muso di cane o di lupo per intimorire i nemici. Sembra però che dopo la conversione al cristianesimo persero in parte questa usanza.

Questa bizzarra pratica non è così strana se la considera nel contesto dei popoli germanici, dove esistevano gruppi di guerrieri che combattevano coperti di pelli di animali, in preda a uno stato di furia e di trance, dovuta a rituali religiosi e all'assunzione di sostanze stupefacenti estratte da funghi e erbe.

I più famosi esempi di questi guerrieri sono i Berserkr vichinghi, che indossavano pellicce di orsi, ma esistevano anche gli Úlfheðnar (al singolare Ulfheðinn, cioè "vestiti da lupi") che invece avevano pelli di lupo. Secondo alcuni, il mito dei lupi mannari potrebbe aver avuto origine dal ricordo di questi guerrieri.

Anche i Longobardi erano un popolo di origine scandinava, quindi non è da escludere che anche loro condividessero questa pratica.







martedì 12 luglio 2022

Come poteva un reggimento di soldati di epoca romana o medievale resistere a una carica frontale di cavalleria senza picchieri a disposizione?

Fortunatamente per noi, ci fu uno scrittore romano che si prese la briga di scrivere un trattato tattico su come organizzarsi militarmente contro gli Alani. Si trattava di un esercito prevalentemente di cavalleria.




11

Essi procedono così disposti. All'arrivo sul posto designato, Egli dispone la cavalleria a circondare il quadrato vuoto della linea di battaglia e invia gli esploratori sul terreno elevato allo scopo di tenere sotto osservazione il nemico. Al segnale convenuto essi si armano in silenzio e una volta armati prendono posizione in linea di battaglia.

12

L'ordine di battaglia è il seguente. Ogni ala di fanteria occupa il terreno elevato dell'area, perché la spedizione avrà luogo in questo tipo di terreno. Prossimi all'ala destra vi sono gli armeni di Vasace e Arbelo, che difenderanno il terreno elevato su quell'ala, perché sono tutti arcieri.

13

Schierati di fronte a loro c'è la fanteria della coorte italiana. Pulcro, al comando della coorte italiana, li guida tutti. Qui egli è al comando, con Vasace e Arbelo e tanto le loro fanterie che cavallerie.

14

Sulla sinistra, tenendo la parte più alta dell'ala, sono disposti questi uomini: gli alleati dell'Armenia Minore, la fanteria leggera del Trapezo e i lancieri della Rizia. Posizionati di fronte a questi ci sono duecento Aplani e i cento Cirenaici, in modo che la fanteria pesante costituisca un baluardo davanti ai giavellottieri, i quali scagliano proiettili sopra di loro dal terreno più elevato.

15

Al centro la fanteria della XV Legione tiene l'intero fianco destro estendendosi ben oltre mezza via dato che i suoi uomini sono molto più numerosi. La parte rimanente del lato sinistro è occupata completamente dalla fanteria della XII Legione, fin sotto il margine dell'ala sinistra. Essi sono schierati con la profondità di otto uomini e in ordine chiuso.

16

I primi quattro ranghi sono legionari, armati di pilum, che ha una punta di ferro lunga e affusolata, Il primo rango li tiene davanti a sé come difesa, così che se il nemico viene vicino a loro, essi conficchino la punta di ferro nei petti dei loro cavalli.

17

Gli [...] uomini dietro a questi del terzo e quarto rango scagliano una salva di pila ovunque trovino un bersaglio, ferendo i cavalli e trafiggendo i cavalieri, e quando un pilum è conficcato in uno scudo o in un corsetto corazzato e si piega, a causa della morbidezza del ferro, rendono il cavaliere impacciato. I ranghi successivi sono giavellottieri.

18

Un nono rango dietro di essi è costituito da arcieri appiedati, quelli dei Numidi, dei Cirenaici, dei Bosforici e degli Itirei.

19

Le macchine da guerra sono schierate dietro ciascuna ala in modo da tirare al nemico che carica dal più lontano possibile, così pure da dietro l'intera linea di battaglia.

20

L'intera cavalleria è schierata assieme dietro la fanteria, divisa tra ausiliari e otto coorti di cavalleria. Le coorti di cavalleria hanno di fronte a sé la fanteria e gli arcieri come protezione. Le rimanenti sei coorti di cavalleria sono al centro [...].

21

Di queste, gli arcieri a cavallo prendono posizione subito dietro la linea di battaglia per tirare sopra di essa e quanti sono giavellottieri o lancieri o armati di spada o di ascia controllano ciascuna ala e attendono un segnale convenuto.

22

Attorno a Senofonte si pone la guardia di cavalleria e circa 200 uomini della fanteria pesante, le guardie del corpo, e in particolare i centurioni aggregati alla cavalleria della guardia o i comandanti delle guardie del corpo, così pure i decurioni della cavalleria della guardia.

23

Attorno a lui anche un centinaio di giavellottieri leggeri della guardia, in modo che osservando l'intera linea di battaglia, essi possano muoversi e porre rimedio a qualsiasi problema dovesse porsi alla sua attenzione.

24

Valente, lo stesso uomo al comando della XV Legione, comanda l'intera ala destra, inclusa la cavalleria. Al comando dell'ala sinistra sono i Tribuni della XII Legione.

25

Così disposti vi è silenzio finché il nemico si avvicina a distanza di tiro. Comunque, appena essi si sono avvicinati, tutti emettono il più possente e spaventoso grido al dio della guerra e proiettili e pietre sono lanciate dalle macchine, frecce dagli arcieri, giavellotti dai fanti, sia leggeri che pesanti. Pietre sono tirate al nemico dagli alleati disposti in terreno elevato e l'intera salva proviene da tutte le direzioni e concentrata in un unico spazio, in modo da causare confusione tra i cavalli e distruggere il nemico.

26

Ci si può aspettare che sotto questo indescrivibile tiro di sbarramento la carica degli Sciti non riesca ad avvicinarsi alla linea di battaglia della fanteria. Se di fatto essi riuscissero ad avvicinarsi, la fanteria imbraccerà gli scudi e si appoggerà con le spalle per ricevere la carica con la maggiore solidità possibile. Nella parte più folta dello scontro, i primi tre ranghi tengono gli scudi sovrapposti l'un con l'altro, in modo da essere i più saldi possibile, mentre un quarto rango lancia i giavellotti sopra le loro teste. Il primo rango affonda o scaglia i pila senza risparmio, sia ai cavalli che ai cavalieri.

27

Se il nemico è respinto e si sviluppa una rotta piena, la linea di fanteria si apre e la cavalleria insegue attraverso i varchi: non tutta, ma solo la metà delle coorti di cavalleria, essendo stato indicato in precedenza quali per prime dovessero andare all'inseguimento.

28

L'altra metà segue in buon ordine gli inseguitori e non si lascia andare all'inseguimento, così che se la rotta prosegue essi possono continuare l'inseguimento con cavalli freschi e se gli sconfitti si riorganizzano essi possono attaccare quanti si volgono a combattere.

29

Allo stesso tempo anche gli arcieri armeni vanno alla caccia tirando frecce mentre avanzano in modo da non dare tregua a quanti sono in fuga. I giavellottieri senza corazza seguono anch'essi a passo di corsa. Né la linea di battaglia della fanteria pesante rimane sul posto, ma avanza a passo rapido anziché lento, così che se si incontra una resistenza più forte da parte del nemico, possa fornire alla cavalleria il proprio muro di scudi.

30

Questo è quanto dovrebbe accadere se la fuga prenda il nemico dalla sua prima carica. Se essi si riorganizzano e tentano di ruotare attorno e avviluppare le ali, i fianchi degli arcieri della fanteria leggera devono estendersi verso un terreno ancora più alto, perché io non ritengo che il nemico, vedendo le ali diventare più deboli per la estensione, forzi una strada attraverso di esse e rompa la fanteria.

31

Ma se essi aggirassero una o entrambe le ali c'è l'assoluta necessità per la cavalleria di essere portata contro il fianco delle loro lance. Qui la cavalleria veramente cadrà su di loro, non più schermagliando, ma alcuni con le spade che portano ed altri con le asce. Essendo gli sciti non corazzati ed avendo cavalli non protetti [qui si interrompe].

Questo è un testo latino scritto in un'epoca in cui l'esercito romano era una forza armata davvero superba. La tattica descritta sopra non è scritta per un singolo reggimento (che allora non esisteva) ma piuttosto per un intero esercito che lavorava di concerto.

Con questo in mente ecco i punti chiave:

  • 1: Schiera il tuo esercito sulle alture; Ciò ostacola l'avanzata della cavalleria e consente di sparare armi missilistiche sopra le truppe amiche.

  • 2: schiera la fanteria pesante di fronte alle truppe più vulnerabili.

  • 3: La fanteria dovrebbe essere schierata a otto ranghi in profondità, i primi quattro ranghi dovrebbero brandire il pilum come lance ed essere ordinati in formazione estremamente ravvicinata.

  • 4: Dietro di loro devono essere posizionate persone con giavellotti, archi e artiglieria.

  • 5: Un massiccio rilascio di frecce, giavellotti e artiglieria dovrebbe essere ordinato per spaventare e uccidere i cavalli che, si spera, fermino la loro carica durante l'avanzata.

  • 6: Se questa pioggia di missili concentrati fallisce, i primi tre ranghi dovrebbero restare estremamente compatti per formare un muro vivente in modo che riescano a resistere all'impatto dei cavalli e dei cavalieri nel miglior modo possibile.

  • 7: Dopo aver sconfitto la cavalleria, la cavalleria romana e le truppe di arcieri e giavellotti dovrebbero continuare a infierire contro i nemici in modo che non si radunino, non si riformino e non carichino di nuovo.


lunedì 11 luglio 2022

Come facevano i soldati romani a mantenersi idratati?

Prima di ogni marcia i carri venivano riempiti di pentole, provviste e contenitori d'acqua. Il rifornimento per la marcia e il campeggio consisteva fondamentalmente in questi tipi di contenitori. Durante il viaggio esploratori e membri della fanteria venivano inviati a cercare scorte d'acqua mentre il resto dell'esercito si sarebbe accampato.

Le legioni mettevano un po' di aceto (Posca) nell'acqua per sterilizzarla e aggiungere un leggero sapore. Potevano aggiungere anche altre sostanze come il miele. Anche se in quelle circostanze (di guerra) il sapore delle bevande e del cibo era un problema assai secondario. L'importante era bere (posso dire per esperienza che la Posca non è eccezionale tuttavia è ciò che ha dato "forma" alle legioni romane).

Prima di ogni battaglia veniva dato da bere alle prime file e quelle intermedie. Si usava una tazza o un cucchiaio (un grosso cucchiaio). Quando iniziava la battaglia, si riceveva un'altra bevanda non appena si veniva "ruotati fuori" e sostituiti da un'altra formazione. Il che spesso accadeva alla fine della battaglia. Si beveva acqua "in modo ordinato e non casuale". Il che significa che c'erano momenti precisi in cui si poteva bere. I legionari non avevano mense. Né borracce in pelle. Si affidavano ai servitori d'acqua (un uomo o una donna che portava con sé un vaso o una brocca di argilla o di bronzo di acqua pulita).

Questo metodo era piuttosto efficiente.

I soldati bevevano vino dopo le battaglie, se il loro Legatus lo permetteva. Forse piccole quantità di vino anche prima della battaglia. Tuttavia poteva disturbare lo stomaco e intorpidire i sensi. La birra era da escludere in quanto gassava lo stomaco (e faceva spesso fallire gli stessi barbari in battaglia).

Quindi non era permessa perché considerata barbara e disturbava lo stomaco durante i combattimenti e le marce.



domenica 10 luglio 2022

Come sarebbe cambiato l'impero romano se Giulio Cesare non fosse stata assassinato?


Bella domanda. Classico dilemma shakesperiano: e se quel giorno fosse andata diversamente? Supponiamo per esempio che i congiurati non riescano nel loro intento e che Cesare sopravviva alla fatal seduta. Probabilmente Cesare, dall'alto della sua magnanimità, perdonerebbe ancora i suoi nemici ma un tradimento é pur sempre un tradimento e qualche condanna all'esilio non gliela toglie nessuno. Esiliati i rivali più subdoli e pericolosi, Cesare ormai é onnipotente e piega il Senato al suo volere. Già dittatore a vita, si fa proclamare solennemente Re per mostrare a tutti chi é che comanda a Roma e i senatori devono giurargli fedeltà per ottenere di nuovo la sua benevolenza.

Popolare e carismatico, Cesare sa che é amato dalle sue legioni e quindi non teme alcuna reazione da parte del popolo che già più volte gli ha offerto la corona e lo acclama nuovo Re e generale. Investito di nuovi poteri straordinari e allontanato l'acerrimo nemico Cicerone, Cesare può quindi riprendere il suo progetto di campagna militare contro i Parti. Sconfitti velocemente i Parti, Cesare si assicura la loro fedeltà obbligandoli a non sconfinare più nei territori della Repubblica, ormai Impero, e a sottomettersi al potere e alla forza di Roma. Consolidati i confini orientali, Cesare torna a Roma trionfante acclamato dal popolo come un eroe e ricompensa i soldati a lui fedeli con nuove elargizioni di panem et circenses.

Diventato l'uomo più potente della città, Cesare regna ancora a lungo favorendo il popolo e i militari e stabilizzando l'Impero fino a quando, ormai stanco e malato, si ritira a vita privata nominando suo erede Marcantonio evitando così l'ennesima guerra civile con Ottaviano. Una volta morto, Antonio ne organizza i solenni funerali: Cesare é ricoperto di tutti gli onori, acclamato dalla folla e divinizzato. Muore così il Pater Patriae della Repubblica Romana e gli succede il suo luogotenente più fidato, già esperto di arti militari. Se fosse andata veramente così forse la storia sarebbe andata diversamente…


sabato 9 luglio 2022

I romani festeggiarono i 1000 anni dell’impero?

Certo che festeggiarono: organizzarono una naumachia!



Una naumachia era uno scontro tra gladiatori che avveniva in acqua. Si battevano per il divertimento del pubblico a bordo di due flotte che navigano sull’acqua.

Simulavano una battaglia navale gloriosa per la storia romana e si tenevano quasi sempre in dei bacini artificiali costruito appositamente e raramente in mare.

La prima naumachia di cui abbiamo notizie è quella del 46 a.C. creata da Giulio Cesare in cui parteciparono 6mila gladiatori che si scontrarono in un bacio artificiale costruito nel campo di Marzo.


Nel 2 a.C. Ottaviano Augusto organizzò una maestosa naumachia che coinvolse 30mila gladiatori, “naumachia Augusti” con 200milioni di litri d’acqua.

Fu costruito un acquedotto apposito e le navi potevano accedere dal Tevere fino al campo di lotta. Rimase in funzione questo campo per oltre un secolo, ed interrato nel II secolo d.C.

La tradizione della naumachia proseguì anche negli anni seguenti e per i mille anni dell’impero, nel 248 d.C., da Filippo l’Arabo per festeggiare i 1000 anni dell’impero.