Fortunatamente per noi, ci fu uno
scrittore romano che si prese la briga di scrivere un trattato
tattico su come organizzarsi militarmente contro gli Alani. Si
trattava di un esercito prevalentemente di cavalleria.


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Essi procedono così disposti.
All'arrivo sul posto designato, Egli dispone la cavalleria a
circondare il quadrato vuoto della linea di battaglia e invia gli
esploratori sul terreno elevato allo scopo di tenere sotto
osservazione il nemico. Al segnale convenuto essi si armano in
silenzio e una volta armati prendono posizione in linea di battaglia.
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L'ordine di battaglia è il seguente.
Ogni ala di fanteria occupa il
terreno elevato dell'area,
perché la spedizione avrà luogo
in questo tipo di terreno. Prossimi all'ala destra vi sono gli armeni
di Vasace e Arbelo, che difenderanno il terreno elevato su quell'ala,
perché sono tutti arcieri.
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Schierati di fronte a loro c'è la
fanteria
della coorte italiana. Pulcro, al
comando della coorte italiana, li guida tutti. Qui egli è al
comando, con Vasace e Arbelo e tanto le loro fanterie che cavallerie.
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Sulla sinistra, tenendo la parte più
alta dell'ala, sono disposti questi uomini: gli alleati dell'Armenia
Minore, la fanteria leggera del Trapezo e i lancieri della Rizia.
Posizionati di fronte a questi
ci sono duecento Aplani e i cento Cirenaici, in modo che la fanteria
pesante costituisca un baluardo davanti ai giavellottieri, i quali
scagliano proiettili sopra di loro dal terreno più elevato.
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Al centro la fanteria della XV Legione
tiene l'intero fianco destro estendendosi ben oltre mezza via dato
che i suoi uomini sono molto più numerosi. La parte rimanente del
lato sinistro è occupata completamente dalla fanteria della XII
Legione, fin sotto il margine dell'ala sinistra.
Essi sono schierati con la
profondità di otto uomini e in ordine chiuso.
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I primi quattro ranghi sono
legionari, armati di pilum, che ha una punta di ferro lunga e
affusolata, Il primo rango li tiene davanti a sé come difesa, così
che se il nemico viene vicino a loro, essi conficchino la punta di
ferro nei petti dei loro cavalli.
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Gli [...] uomini dietro a questi del
terzo e quarto rango scagliano una salva di pila ovunque trovino un
bersaglio, ferendo i cavalli e trafiggendo i cavalieri, e quando un
pilum è conficcato in uno scudo o in un corsetto corazzato e si
piega, a causa della morbidezza del ferro, rendono il cavaliere
impacciato. I ranghi successivi sono giavellottieri.
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Un nono rango dietro di essi è
costituito da arcieri appiedati, quelli dei Numidi, dei Cirenaici,
dei Bosforici e degli Itirei.
19
Le macchine da guerra sono schierate
dietro ciascuna ala in modo da tirare al nemico che carica dal più
lontano possibile, così pure da dietro l'intera linea di battaglia.
20
L'intera cavalleria è schierata
assieme dietro la fanteria, divisa tra ausiliari e otto coorti di
cavalleria. Le coorti di cavalleria hanno di fronte a sé la fanteria
e gli arcieri come protezione. Le rimanenti sei coorti di cavalleria
sono al centro [...].
21
Di queste, gli arcieri a cavallo
prendono posizione subito dietro la linea di battaglia per tirare
sopra di essa e quanti sono giavellottieri o lancieri o armati di
spada o di ascia controllano ciascuna ala e attendono un segnale
convenuto.
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Attorno a Senofonte si pone la guardia
di cavalleria e circa 200 uomini della fanteria pesante, le guardie
del corpo, e in particolare i centurioni aggregati alla cavalleria
della guardia o i comandanti delle guardie del corpo, così pure i
decurioni della cavalleria della guardia.
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Attorno a lui anche un centinaio di
giavellottieri leggeri della guardia, in modo che osservando l'intera
linea di battaglia, essi possano muoversi e porre rimedio a qualsiasi
problema dovesse porsi alla sua attenzione.
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Valente, lo stesso uomo al comando
della XV Legione, comanda l'intera ala destra, inclusa la cavalleria.
Al comando dell'ala sinistra sono i Tribuni della XII Legione.
25
Così disposti vi è silenzio finché
il nemico si avvicina a distanza di tiro. Comunque, appena essi si
sono avvicinati, tutti emettono il più possente e spaventoso grido
al dio della guerra e proiettili e pietre sono lanciate dalle
macchine, frecce dagli arcieri, giavellotti dai fanti, sia leggeri
che pesanti. Pietre sono tirate al nemico dagli alleati disposti in
terreno elevato e l'intera salva proviene da tutte le direzioni e
concentrata in un unico spazio, in modo da causare confusione tra i
cavalli e distruggere il nemico.
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Ci si può aspettare che sotto questo
indescrivibile tiro di sbarramento la carica degli Sciti non riesca
ad avvicinarsi alla linea di battaglia della fanteria. Se di fatto
essi riuscissero ad avvicinarsi, la fanteria imbraccerà gli scudi e
si appoggerà con le spalle per ricevere la carica con la maggiore
solidità possibile. Nella parte più folta dello scontro, i primi
tre ranghi tengono gli scudi sovrapposti l'un con l'altro, in modo da
essere i più saldi possibile, mentre un quarto rango lancia i
giavellotti sopra le loro teste. Il primo rango affonda o scaglia i
pila senza risparmio, sia ai cavalli che ai cavalieri.
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Se il nemico è respinto e si sviluppa
una rotta piena, la linea di fanteria si apre e la cavalleria insegue
attraverso i varchi: non tutta, ma solo la metà delle coorti di
cavalleria, essendo stato indicato in precedenza quali per prime
dovessero andare all'inseguimento.
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L'altra metà segue in buon ordine gli
inseguitori e non si lascia andare all'inseguimento, così che se la
rotta prosegue essi possono continuare l'inseguimento con cavalli
freschi e se gli sconfitti si riorganizzano essi possono attaccare
quanti si volgono a combattere.
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Allo stesso tempo anche gli arcieri
armeni vanno alla caccia tirando frecce mentre avanzano in modo da
non dare tregua a quanti sono in fuga. I giavellottieri senza corazza
seguono anch'essi a passo di corsa. Né la linea di battaglia della
fanteria pesante rimane sul posto, ma avanza a passo rapido anziché
lento, così che se si incontra una resistenza più forte da parte
del nemico, possa fornire alla cavalleria il proprio muro di scudi.
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Questo è quanto dovrebbe accadere
se la fuga prenda il nemico dalla sua prima carica. Se essi si
riorganizzano e tentano di ruotare attorno e avviluppare le ali, i
fianchi degli arcieri della fanteria leggera devono estendersi verso
un terreno ancora più alto, perché io non ritengo che il nemico,
vedendo le ali diventare più deboli per la estensione, forzi una
strada attraverso di esse e rompa la fanteria.
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Ma se essi aggirassero una o
entrambe le ali c'è l'assoluta necessità per la cavalleria di
essere portata contro il fianco delle loro lance. Qui la cavalleria
veramente cadrà su di loro, non più schermagliando, ma alcuni con
le spade che portano ed altri con le asce. Essendo gli sciti non
corazzati ed avendo cavalli non protetti [qui si interrompe].
Questo è un testo latino scritto in
un'epoca in cui l'esercito romano era una forza armata davvero
superba. La tattica descritta sopra non è scritta per un singolo
reggimento (che allora non esisteva) ma piuttosto per un intero
esercito che lavorava di concerto.
Con questo in mente ecco i punti
chiave:
1: Schiera il tuo esercito sulle
alture; Ciò ostacola l'avanzata della cavalleria e consente di
sparare armi missilistiche sopra le truppe amiche.
2: schiera la fanteria pesante di
fronte alle truppe più vulnerabili.
3: La fanteria dovrebbe essere
schierata a
otto ranghi in profondità,
i primi quattro ranghi dovrebbero
brandire il pilum come lance ed essere ordinati in formazione
estremamente ravvicinata.
4: Dietro di loro devono essere
posizionate persone con giavellotti, archi e artiglieria.
5: Un massiccio rilascio di
frecce, giavellotti e artiglieria dovrebbe essere ordinato per
spaventare e uccidere i cavalli che, si spera, fermino la loro
carica durante l'avanzata.
6: Se questa pioggia di missili
concentrati fallisce, i primi tre ranghi dovrebbero restare
estremamente compatti per formare un muro vivente in modo che
riescano a resistere all'impatto dei cavalli e dei cavalieri nel
miglior modo possibile.
7: Dopo aver sconfitto la
cavalleria, la cavalleria romana e le truppe di arcieri e
giavellotti dovrebbero continuare a infierire contro i nemici in
modo che non si radunino, non si riformino e non carichino di nuovo.