LE PIRAMIDI DI GIZA
I GIARDINI DI BABILONIA
ALESSANDRIA E IL SUO FARO
COLOSSEO DI RODI
IL MAUSOLEO DI ALICARNASSO
ZEUS AD OLIMPIA
IL TEMPIO DI ARTEMIDE A EFESO
LE PIRAMIDI DI GIZA
I GIARDINI DI BABILONIA
ALESSANDRIA E IL SUO FARO
COLOSSEO DI RODI
IL MAUSOLEO DI ALICARNASSO
ZEUS AD OLIMPIA
IL TEMPIO DI ARTEMIDE A EFESO
Perché l'animale non è prevedibile, un uomo invece lo puoi controllare.
A differenza di ciò che Hollywood vuole far credere da decenni, i combattimenti gladiatorii non erano ecatombi umane così immani.
Vero che a seguito di campagne militari particolarmente importanti una percentuale di schiavi finiva a combattere nelle arene o che per alcuni di loro quella era una condanna morte.
Ma nel caso dei gladiatori rinomati e che si erano conquistati un nome e una certa fama, costituivano un vero e proprio investimento al quale il lanista (l'impresario dei giochi) raramente rinunciava.
Quindi gli spettacoli tra gladiatori umani spesso si concludevano con la grazia per lo sconfitto: lo scopo era dar vita a un bello spettacolo e basta.
Invece le venationes (combattimenti contro animali) non erano spettacoli così apprezzati. In molti casi essi poi nascondevano delle condanne a morte più spettacolari, visto che si mandavano uomini senza armatura o con armi di legno contro leoni o orsi.
Perché la cavalleria non poteva caricare direttamente attraverso una parete di punte d'acciaio, né superare la formazione.
Come molti hanno già detto, i cavalli sono molto simili agli umani in quanto non amano essere impalati da oggetti appuntiti. Così la cavalleria, quando era impiegata contro la fanteria equipaggiata di tali armi, normalmente provava a superarla o a sfruttare eventuali lacune nella formazione.
Una formazione di linea profonda è normalmente impenetrabile dalla parte anteriore.

Una formazione di linea sottile può essere meno minacciosa per la cavalleria, a meno che non abbia abbastanza potenza di fuoco.

Una formazione densa di picche non può essere penetrata dalla cavalleria.
Un quadrato vuoto può proteggere le unità vulnerabili. I quadrati sovrapposti possono sostenersi a vicenda con archi o armi da fuoco.
Perché Annibale fu davvero uno dei più grandi generali della storia. Tuttavia, il suo stesso impero sostanzialmente fece fallire la campagna di Annibale e lo fece perdere.
Annibale che si erge sui romani morti con i suoi compagni da qualche parte nelle Alpi
Nel corso della storia c'erano stati molti geni militari (come Manstein e Brusliov) che avevano combattuto valorosamente dal lato perdente, eppure continuavano ad infliggere colpi micidiali ai nemici.
Annibale era uno di quei generali.
Era, senza dubbio, un comandante che era molto in anticipo sui tempi, anche se stava lottando per una causa persa.
Ha radunato con successo un esercito di oltre un migliaio di uomini, insieme ad alcuni elefanti, e li ha portati in un viaggio molto difficile attraverso la Spagna e le Alpi.
Rimase quindi in Italia per quasi 16 anni.
E, con poco o nessun aiuto da parte di Cartagine, sconfisse ogni esercito romano che affrontò in Battaglia, il tutto finanziandosi la guerra da solo.
Una delle sue più grandi vittorie a Canne uccise 48.000 truppe nemiche, ed è ancora studiata nelle accademie militari occidentali.
E Canne fu solo una delle sue vittorie: sconfisse anche i romani al Lago Trasimeno e a Trebia, perdendo pochi uomini nel processo ma infliggendo gravi perdite ai suoi nemici ogni volta.
In effetti fu così bravo che i romani sapevano di non poterlo battere e avviarono una politica di contenimento, usando ciò che restava dell'esercito romano per costringere Annibale a inseguire un'oca selvatica attraverso le Alpi per assottigliare le sue linee di fornitura.
Ciò ha funzionato abbastanza a lungo da distrarre Annibale dal vero combattimento, e negli anni successivi ha permesso a Roma di lanciare un'invasione su Cartagine, costringendo con successo Annibale a ritirarsi nella sua madrepatria per proteggerla da un destino certo per mano dei romani.
Ma quando lasciò l'Italia per combattere gli altri romani, Annibale, sebbene non avesse sconfitto Roma, l'aveva praticamente schiacciata.
L'economia delle Repubbliche era in rovina dopo 16 anni di combattimenti, il 20% della popolazione maschile era stata massacrata e la guerra aveva lasciato l'esercito in frantumi e disperato.
Anche se alla fine Roma aveva costretto Annibale a lasciare l'Italia, lo fece a caro prezzo.Al diavolo, se ciò che ha fatto ai romani lo ha reso un "cattivo generale" - allora non credo che ci sia mai stato un "buon" generale.
"Ma Alex!" Ti sento dire “Indipendentemente da quanto fosse bravo in combattimento Annibale, perse comunque la guerra. Sicuramente se fosse stato un così grande comandante, avrebbe preso Roma e fatto crollare la Repubblica”
Oh, ma Annibale era molto vicino al collasso di Roma. Infatti dopo la battaglia di Canne, Annibale stava conducendo un'offensiva verso Roma.
Tuttavia, il problema è che stavano iniziando a mancare le scorte e il sostegno da parte della popolazione locale dopo 16 anni di guerra in tutta Italia.
Vedendo Roma nel mirino, Annibale mandò immediatamente un messaggero per avvertire Cartagine che era alla periferia di Roma e aveva immediatamente bisogno di nuovi rifornimenti, uomini ed elefanti per prendere la capitale.
Tuttavia Cartagine ha rifiutato di inviargli aiuto.
Una ragione piuttosto "sgradevole" di questo rifiuto fu perché l'ultima volta che il senato cartaginese inviò aiuti ad Annibale - i soldati, i rifornimenti e gli elefanti furono intercettati e massacrati dalle truppe romane nella battaglia del Metauro, che causò anche la morte del fratello di Annibale, Asdrubale.
Dopo quell'incidente, il senato cartaginese (che era sempre leggermente sospettoso di Annibale) decise che non avrebbe inviato più truppe, a prescindere dal fatto che Annibale avesse avuto informazioni su Roma.
Invece, Cartagine chiese ad Annibale di attaccare Roma per porre rapidamente fine alla guerra senza rifornimenti o equipaggiamento adeguato.
Tuttavia, Annibale rifiutò.
A differenza del senato cartaginese, Annibale sapeva che senza un vero esercito, prendere Roma sarebbe stata meno una battaglia e più un massacro considerando quanto fosse grande e ben difesa la capitale rispetto ad altre città di quel tempo.
Con Annibale incapace di prendere Roma, i romani guidati dal geniale comandante Scipione lanciarono la propria invasione di Cartagine per allontanare Annibale da Roma.
Ha funzionato.
Annibale fu costretto a lasciare l'Italia dopo 16 anni di combattimenti, anche se era sul punto di distruggere la Repubblica.
Annibale fu infine sconfitto da Scipione nella battaglia di Zama che pose fine alla guerra, tuttavia questa sconfitta non fu colpa sua.
Cartagine diede ad Annibale le forze più inesperte che avrebbero dovuto vincere contro Scipione e le sue ben addestrate forze romane, alcune delle quali erano veterani della battaglia di Canne che desideravano la testa di Annibale su un piatto d'argento.
Dopo aver perso la guerra, Annibale fuggì da Cartagine in Anatolia dove trascorse il resto della sua vita prima di suicidarsi.
Nel complesso, Annibale, sebbene abbia perso la sua "più grande guerra", è stato uno dei migliori comandanti di tutta la storia.
Ha vinto praticamente ogni battaglia in cui si trovava, ha quasi fatto crollare la repubblica romana, e ha inventato molte tattiche (come la guerriglia) che usiamo ancora oggi.
Era , senza dubbio, in cima alla lista dei grandi comandanti militari per un'ottima ragione.
Il centuriano in alto indossa un gambale (un'armatura che proteggeva solo la gamba sinistra). Ha la mano destra che tiene il proprio scudo in avanti.
Quel bassorilievo mostra la posizione di combattimento di un singolo soldato romano che in realtà sarebbe stato parte di una fila che componeva un "muro di scudi".
Il motivo per cui si trova così è perché è protetto da qualsiasi attacco e può fare un passo avanti e colpire con la spada quando ne ha l'opportunità.
Erano i soldati meglio addestrati e disciplinati in Europa. Come hai intenzione di avvicinarti abbastanza a quel ragazzo per attaccare i suoi piedi? Se ci provassi, probabilmente ti farebbe cadere a terra con il suo scudo e ti taglierebbe un piede o una gamba per poi fare un passo indietro.
Il bassorilievo mostra un'immagine simile ma il gambale è omesso. Lo scopo di questa immagine era molto probabilmente quello di enfatizzare il fatto che il soldato facente parte del "muro di scudi" era sotto il comando del "sergente" dietro di lui con un bastone.
La barriera di scudi umani dominò i campi di battaglia europei fino all'introduzione di arcieri più potenti e della cavalleria montata.
Molto probabilmente, le asce da lancio dei Franchi potrebbero essere state progettate per "rimbalzare" sotto la superficie degli scudi e causare lesioni alle gambe.
Si, si, no. Almeno che io ricordi.
Da quanto venne attuata la Riforma Mariana gran parte del peso da trasportare si spostò dai carri alle schiene dei legionari, i soldati stessi trasportavano tutti i materiali necessari per fortificare l'accampamento. Trasportavano i tronchi per le palizzate, tutti insieme, e successivamente li assemblavano sotto la direzione degli ingegneri legionari in 2 o 4 ore a seconda delle condizioni. Una volta costruito, l'accampamento era una cittadina da 5.000 persone, e veniva disposta, tutte le volte, esattamente allo stesso modo con le stesse esatte dimensioni; gli ingegneri andavano in avanscoperta, alla ricerca di terreni e li sorvegliavano fino all'arrivo della legione.
Va specificato che in 2–4 ore era incluso anche il tempo di costruzione del fossato intorno all'accampamento così come ogni altro lavoro necessario per appianare il terreno. I progetti cambiarono lungo il tempo, ma quello in vigore in un dato momento era l'unico utilizzato.
E lo stesso tempo veniva impiegato per abbattere l'intera costruzione, per poi ripartire in marcia per altri 30 km o più.
Nel XIV secolo a.C., vi fu un’occasione in cui una serie di fraintendimenti e di incidenti degenerarono in una guerra tra impero Ittita e regno Egizio. L’incidente in questione, è passato alla storia col nome di “Affaire Zannanza” ed è estremamente affascinante, se non altro perché sono pervenute sino a noi le corrispondenze tra i due popoli.
(Ittiti ed Egizi erano soliti scambiarsi occasionalmente tenere carezze a fil di spada)
Intorno al 1350 a.C., le redini dell’impero Ittita furono assunte dal re Šuppiluliuma, le cui numerose gesta sono raccontate in una lunga cronaca, redatta da suo figlio e chiamata le “Gesta di Šuppiluliuma”. Grazie a questo prezioso documento dell’epoca, molto sappiamo delle gesta del sovrano. Sappiamo innanzitutto che fu un buon condottiero, poiché condusse varie campagne militari, in particolare nell’odierna Siria, ieri come oggi terra di guerre ed interessi.
Proprio questa propensione alla guerra richiedeva anche una certa padronanza dell’arte diplomatica, per tessere alleanze o comunque scendere a patti con popoli vicini, tra i quali spiccavano tra tutti i vicini Egizi.
Fu così che un giorno alla corte di Šuppiluliuma giunse una lettera reale dall’Egitto. Di essa conosciamo il contenuto grazie alle già citate cronache del tempo:
“Mio marito è morto. Non ho figli. Ma dicono che tu hai molti figli. Se mi volessi dare uno dei tuoi figli, diventerebbe mio marito. Non vorrei mai prendere uno dei miei servitori e farne un marito”.
Per quanto riguarda l’autore della lettera, le cronache di riferimento parlano di “Dahamunzu”, che in Ittita significava semplicemente “la moglie del re”. Ora, dobbiamo immaginarci un Šuppiluliuma quanto meno perplesso, poiché i reali egizi non sposavano stranieri! Egli decise dunque di inviare un suo uomo fidato in Egitto, affinché questo scoprisse la verità sulla questione.
Quando il fedele messaggero tornò in patria, dopo la sua missione diplomatica, consegnò al re una nuova lettera della regina egizia, il cui contenuto, seppur frammentario, è stato ritrovato negli archivi della capitale Ittita di Hattusa. Il contenuto così recita:
“Perché dici ‘Stanno cercando di ingannare me?’ . Se avessi avuto un figlio avrei forse parlato della vergogna mia e del mio paese a un paese straniero? Voi non mi credete e parlate a me in questo tono! Colui che era mio marito è morto. Non ho figli. Mai prenderò un mio servitore per farne un marito! Non ho scritto ad altri paesi stranieri. Ho scritto soltanto a voi. Dici che hai molti figli; dammene uno dei tuoi. Diventerà mio marito. In Egitto sarà re!”
Le cronache riportano inoltre che un ambasciatore egizio, venuto al seguito del messaggero ittita, intervenne dicendo:
“Oh mio Signore! Questa è la vergogna del nostro paese! Se avessi un figlio del re, dovrei forse andare in un paese straniero e chiedere un signore per la nostra terra? Niphururiya (il re egizio) è morto. Non ha figli! La moglie del nostro signore è sola! Cerchiamo un figlio di nostro Signore (Šuppiluliuma) per il regno d’Egitto. E per la donna, nostra Signora, lo cerchiamo come marito! Inoltre non andiamo in altri paesi, veniamo solo qui! Ora, oh nostro Signore, dacci un figlio dei tuoi!”
Pare che a quel punto il sovrano Ittita si convinse, scegliendo di mandare in Egitto il quarto dei suoi figli, Zannanza. Qui iniziarono i guai, poiché nel suo viaggio verso l’Egitto, Zannanza e la sua scorta caddero vittime di un’imboscata ad opera di sconosciuti, finendo tutti uccisi. La notizia giunte in poco tempo alla corte del sovrano, il quale si disperò, addossando le colpe agli Egizi. Egli, secondo le cronache proferì le seguenti parole:
“Oh dei! Non ho compiuto alcun male, ma il popolo di Egitto mi ha fatto questo! Hanno anche aggredito i confini del mio paese!”
Dopo la morte del figlio, pare che il sovrano si vendicò dichiarando guerra all’Egitto e devastandone i possedimenti nel sud della Siria, nonostante gli avvertimenti del nuovo re egizio Ay di non attaccare, poiché il suo popolo era estraneo alla morte di Zannanza. Tragedia nella tragedia, furono probabilmente i prigionieri egizi portati nei confini ittiti a seguito della guerra, a veicolare una terribile epidemia di peste che devastò il regno anatolico e per la quale perì Šuppiluliuma stesso.
Riguardo l’identità della regina egizia rimasta vedova, forse potremmo identificarla con Ankhesenamon, poiché fu essa successivamente a sposare Ay, il quale divenne nuovo sovrano d’Egitto. Azzardando un’ipotesi, potrebbe esserci proprio Ay dietro la morte di Zannanza, poiché fu quello che ne guadagnò di più. Difficile però dirlo con certezza.
In basso, volto raffigurante Ay, Berlino