Assolutamente no. I cristiani furono perseguitati in quanto, oltre a fare molto proselitismo (a differenza degli ebrei, con i quali erano spesso confusi) erano una religione molto diversa (almeno dalle origini) dal sincretismo romano-ellenistico-orientale che era già diventato il pantheon imperiale del I^ secolo.
In linea di massima i Romani tendevano ad assorbire i popoli sottomessi e prendere il meglio di loro, ivi comprese le divinità, come nel rituale dell'evocatio, quando, in prossimità di assediare una città nemica, si invitavano gli déi presenti nei templi di uscirne per prendere possesso di analoghi templi costruiti dai Romani.
Appena entravano in contatto con religioni diverse valutavano di volta in volta se quei riti potevano anche adattarsi alla loro mentalità o meno.
Con la conquista della Grecia non ci fu nessun problema: già nella Penisola italica erano presenti molte colonie greche con le quali i Romani erano già entrati in contatto. Perciò non fu difficile identificare ben presto la maggior parte (non tutti) i propri déi con quelli greci o etruschi, nella maggior parte dei casi assorbendone anche la relativa mitologia.
L'operazione però risultò più difficile con altre culture e relative divinità che furono osteggiate se non perseguitate.
Qualche esempio.
Il culto di Cibele (ridenominata "Magna Mater") fu osteggiato inizialmente dai Romani. I suoi sacerdoti (definiti Galli) erano castrati e pertanto fu assolutamente proibito ai cittadini romani farne parte.
A Roma il rapporto con la Grande Madre frigia sembra quindi esser stato articolato e complesso: caratterizzato, almeno nel periodo repubblicano, in parte da una tendenza all’assimilazione e alla “romanizzazione” in parte da un profondo disagio e rifiuto nei confronti dei riti violenti ed orgiastici propri del culto frigio della dea (e collegati in particolare all’ambigua figura del suo sposo eunuco, Attis) che eludevano qualsiasi controllo da parte della classe dirigente. Questi riti erano quindi confinati entro l’area del santuario palatino della dea, così da sottrarli agli occhi (e alle coscienze) dei cittadini romani, ai quali sembra che fosse proibito di prendere parte alle cerimonie celebrate.
Anche Iside ebbe non poca difficoltà a imporsi. Più volte furono distrutti i suoi templi e perseguitati sacerdoti e fedeli. L'odio verso la dea egizia aumentò dopo la sconfitta di Cleopatra e Marco Antonio. L'imperatore Tiberio fece gettare nel Tevere la statua della dea e crocifiggere i suoi sacerdoti.
Il druidismo (diffuso presso le
popolazione celtiche di Gallie e Britannia) fu completamente
sradicato dall'Impero.
Secondo Svetonio, Augusto fece dei passi
per proibire la "religio Druidarum" a chi era divenuto
cittadino romano; Plinio riferisce che sotto Tiberio un decreto del
senato fu emanato contro i druidi gallici ("e tutta quella razza
di indovini e guaritori". Svetonio ripete che Claudio nel 54 d.
C. "abolì completamente la religione barbara e inumana dei
druidi nella Gallia".
L'ultima resistenza druidica avvenne
sotto il principato di Nerone nell'Isola di Mona (Anglesey) dove
tutti i druidi furono uccisi.
Lo stesso ebraismo venne più tollerato
che ammirato. Il dio degli Ebrei era diverso dagli altri, non solo
era Uno ma non ammetteva di venire chiamato o identificato con lo
stesso nome degli altri.
Inoltre gli Ebrei stessi, per via della
loro religione, non potevano mischiarsi troppo coi pagani, non
potevano mangiare certi cibi, dovevano rispettare il risposo assoluto
nello Shabbath: cose che i Romani facevano fatica ad accettare.
Le
rivolte giudaiche furono la ciliegina sulla torta.
Episodi
ripetuti di malgoverno da parte dei prefetti romani in Giudea diedero
modo a zeloti e sicari (le sette religiose-politiche meno disposte ai
compromessi coi Romani) di ribellarsi all'impero.
L'esito fu la
distruzione (involontaria) del Tempio di Gerusalemme e la riduzione
della Giudea a una provincia come le altre.
Quando, sotto Adriano, ci fu una nuova guerra. le conseguenze furono ancora più tragiche per gli ebrei. Adriano proibì loro di tornare a Gerusalemme che divenne una città ellenistica sotto il nome di Aelia Capitolina e decapitò completamente la classe religiosa ebraica.
Anche i Samaritani non erano visti di
buon occhio dai Romani.
Sotto il procuratore Ponzio Pilato molti
di essi furono uccisi in occasione di una loro adunata sul monte
Garizim proibita da Pilato, e a questa strage è attribuita la
destituzione del procuratore e il suo invio a Roma a giustificarsi
presso Tiberio (Antichità, XVIII, 4,1-2).
Durante la I^ Guerra Giudaica molti Samaritani si adunarono sul Garizim per opporre resistenza ai Romani: Vespasiano inviò contro di loro Cereale comandante la Legione V, che li assalì uccidendone 11.600 (Guerra giud., III, 7, 32).
Questi sono solo alcuni esempi. I Romani accettavano le religioni vicine alla loro, ma furono sempre diffidenti a dir poco con quelle troppo diverse dalla loro indole e che per di più potevano portare a gravi problemi sociali e politici.
Il Cristianesimo aveva tutte le premesse per essere rifiutato. Intanto perché era una costola dell'Ebraismo (e pertanto ne ereditò tutte le antipatie), faceva anche un proselitismo mai visto e voleva, almeno inizialmente, cambiare la Società Romana così come era costituita.
Ovvio che i Romani non lo potevano permettere e pertanto nacquero le cosiddette persecuzioni. In verità, tranne alcune davvero sanguinose, non ci furono persecuzioni vere e proprie solo per il fatto di essere cristiani, quanto dal comportarsi come tali.
Senza dimenticare che spesso tra una persecuzione e l'altra ci furono a volte anche molti anni di relativa tolleranza, dove i cristiani poterono praticare i loro culti in maniera quasi ufficiale.
In seguito, quando il Cristianesimo
divenne, prima "religio licita" e poi, con Teodosio,
l'unica religione ufficiale dell'Impero, furono a loro volta i
cristiani a perseguitare gli altri culti. Soprattutto le religioni
"pagane", una volta assorbito ciò che si poteva di loro
assorbire e riconvertiti i tempi in chiese cristiane (come il
Pantheon), tutto il resto venne eradicato.
Anche l'ebraismo non se
la passò troppo bene anche se, rispetto ai pagani, a loro venne
perlomeno concesso di professare la loro fede, sia pure con molte
limitazioni.
