Nel 43 d.C. l’imperatore Claudio diede il via alla conquista sistematica dell’isola: i Britanni furono sottomessi.
Solo ai capitribù che deponevano le armi fu concesso di restare formalmente indipendenti, ma a una condizione: che all’estinzione della dinastia i loro territori finissero in eredità all’imperatore.
Prasutago, re degli Iceni, accettò la proposta, ma quando morì lasciò come eredi le due figlie e come coerede l’imperatore, che allora era Nerone.
Scrive Tacito: “Pensava con tale gesto di salvare il regno e la sua casa da ogni offesa; accadde invece l’opposto; il regno fu depredato dai centurioni”.
Il diritto romano non prevedeva eredità di corone per linea femminile, quindi per quanto li riguardava, la dinastia era estinta e le terre icene toccavano all’impero.
Di ben altro avviso erano i Britanni, presso i quali le pari opportunità tra i sessi erano la norma. Il dissidio non fu risolto da avvocati. Ai reclami degli Iceni le legioni reagirono con un’ondata di violenze, stupri e devastazioni. Sempre Tacito racconta:
“I veterani furono inviati a Camulodunum (oggi Colchester) come coloni. Espropriarono i campi, stuprarono donne e gli uomini furono uccisi o ridotti in schiavitù, forti del godere di completa impunità”.
