giovedì 29 settembre 2022

A prescindere dal significato religioso, Davide contro Golia era davvero un luogo comune?

 


Il confronto tra Davide e Golia, sebbene sia ampiamente conosciuto come una storia biblica, non era propriamente un "luogo comune" nel senso in cui oggi lo intendiamo, ma ha avuto e continua ad avere un impatto culturale molto significativo, dando vita a una metafora potente che va ben oltre il contesto religioso. Il termine "Davide contro Golia" è diventato simbolico di uno scontro tra due forze disuguali, con l'idea che un piccolo, apparentemente svantaggiato, possa prevalere su un avversario molto più grande e potente.

La storia di Davide e Golia appare nella Bibbia, nel Primo Libro di Samuele (capitolo 17), e racconta di come Davide, un giovane pastore, affrontò e sconfisse il gigante filisteo Golia con una fionda e una pietra. Golia rappresenta la forza militare e la paura, mentre Davide incarna l'ingegno, la fede e la determinazione.

Tuttavia, nel contesto originale della storia biblica, il termine "Davide contro Golia" non era un luogo comune, ma un evento storico che narrava una vittoria sorprendente e miracolosa, attribuendo il trionfo alla forza di volontà e alla fede in Dio di Davide.

Nel corso dei secoli, però, la storia di Davide e Golia ha acquisito una valenza simbolica che trascende il contesto religioso. È diventata una metafora universale per descrivere situazioni in cui un individuo o un gruppo apparentemente insignificante o svantaggiato riesce a prevalere su una forza molto più grande o potente. Da un punto di vista culturale e popolare, la figura di Davide che sconfigge Golia è diventata un esempio di come la determinazione, la strategia o la fede possono sopraffare le difficoltà, persino quelle più ardue.

Oggi, il termine "Davide contro Golia" viene usato come un luogo comune per descrivere una qualsiasi situazione in cui un piccolo gruppo, o un singolo individuo, sfida e potenzialmente vince contro una forza enorme, come in una competizione sportiva, in conflitti politici, in storie di successo personale e perfino nelle negoziazioni economiche. In questo contesto, sì, "Davide contro Golia" può essere considerato un luogo comune nel senso di una narrazione ricorrente e facilmente riconoscibile, ma non era così in origine.

L'uso della metafora di Davide contro Golia è diventato popolare in vari campi, dallo sport alle battaglie legali, dalle imprese alle storie di lotta contro oppressioni o ingiustizie. L'idea che un piccolo protagonista possa, grazie al suo coraggio e alla sua ingegnosità, battere un gigante, trova applicazione nelle storie di ogni giorno. Tuttavia, questa metafora rimane molto legata alle sue radici bibliche e, anche se si è diffusa nel linguaggio comune, il suo impatto simbolico è ancora forte.

Sebbene la storia di Davide contro Golia non fosse un "luogo comune" nell'epoca in cui è stata scritta, con il tempo è diventata un potente simbolo culturale, facilmente riconoscibile e utilizzato in vari contesti per rappresentare il conflitto tra l' perdente e una forza dominante. Nel linguaggio moderno, quindi, può essere considerato un luogo comune in quanto descrive un tema ricorrente e ampiamente applicato.


mercoledì 28 settembre 2022

Una sovrana che amava dilettarsi con uno strumento di piacere

Gli antichi Egizi godevano di un’ars amatoria priva di tabù.



La regina Cleopatra sarebbe stata l’inventrice del primo vibratore della Storia.

Consisteva in una zucca con coperchio riempita di api ronzanti e che accostata alle parti intime, vibrava permettendo di raggiungere il piacere sessuale.


martedì 27 settembre 2022

Perché dall'antica Roma e Grecia, in cui l'omosessualità era normalissima, si è passato al condannarla per i secoli successivi? Come ha fato la chiesa a demonizzarla tanto?

L'omosessualità, tanto nelle poleis greche che a Roma era praticata comunemente, ma in ambiti precisi e ristretti, che variarono anche molto.

Ad esempio nell'Atene classica era di norma la pederastia maschile. Era normalissimo che un adolescente, (eromenos ) fosse amato da un uomo molto più grande di lui, adulto e sposato (erasteis).
Il rapporto era attivo da parte dell'erasteis e passivo da quello dell'eromenos.
Tale legame faceva parte dell'educazione del ragazzo e cessava quando quest'ultimo diventava a sua volta adulto.

Nonostante questo il rapporto tra due ex amanti restava forte anche successivamente, evolvendosi spesso in amicizia.

A Sparta un rapporto del genere esisteva soprattutto nell'àmbito militare e, del resto, non poteva essere altrimenti, vista la costituzione stessa della polis.
A Tebe il battaglione sacro era composto da soldati che combattevano accoppiati ed erano anche amanti.
In Macedonia esisteva un'usanza simile, un legame molto forte tra ragazzi coetanei (non escludendo neppure l'aspetto sessuale) che li avrebbe resi molto più forti anche in battaglia.
Tale fu il legame di Alessandro ed Efestione.

Come si vede sopra, i rapporti omoerotici (peraltro, cosa non da poco, solo maschili) avevano un loro spazio, pur importante, ma circoscritto.

La maggior parte di persone era comunque sposata e aveva figli. In pratica le due diverse esperienze sessuali coesistevano senza nessuna contraddizione.
Uno Spartiate praticava la pederastia in caserma, ma a casa faceva il proprio dovere coniugale con la moglie.

A Roma invece i rapporti omoerotici erano praticati soprattutto nei confronti di schiavi (che svolgevano il ruolo passivo) ed era un modo come un altro per affermare la superiorità dei loro padroni.
Un rapporto con un adolescente, al contrario che in Grecia, era punito con la morte, essendo i ragazzi inviolabili per definizione.

I rapporti omoerotici che esulavano da questi ambiti, erano malvisti già allora.

I "matrimoni" omosessuali di Nerone, l'infatuazione di Adriano per Antinoo (che era comunque un liberto), i "pesciolini" di Tiberio, ecc. dovevano figurare episodi scandalosi già ai loro tempi.
Oltretutto le fonti che ne parlano sono quasi tutte a sfavore del Principato e fatti del genere (posto che si siano davvero tutti verificati) servivano per screditarne in qualche modo l'istituzione stessa.
Non erano assolutamente comportamenti diffusi o incoraggiati, anzi.





Quindi, per fare un esempio nostrano, un uomo che sposa civilmente (ma in alcune confessioni cristiane anche religiosamente) il compagno dello stesso sesso, avrebbe indignato un Cicerone o un Seneca allo stesso modo di un vescovo cristiano del IV secolo.

Il Cristianesimo delle origini riprovava questi comportamenti, così come l'ebraismo da cui aveva preso origine, che vietava i rapporti omoerotici di qualsiasi tipo perché non finalizzati alla procreazione.

Del resto il venir sempre meno delle condizioni che delimitavano questi atteggiamenti (come la diminuzione della schiavitù fino a evolversi in qualcos'altro) favorì un utilizzo sempre inferiore delle pratiche omoerotiche.


lunedì 26 settembre 2022

Delle curiosità circa la civiltà egizia?

Ecco 10 curiosità che forse non conoscevi sull'antico Egitto



  1. La maggior parte delle piramidi dell’antico Egitto furono costruite come tombe per i faraoni e le loro famiglie. Ad oggi se ne contano più di 30. Ed proposito di piramidi, la più grande piramide egizia mai costruita è quella di Khufu a Giza.

  2. Per gli egiziani, l’aldilà era importantissimo. Il popolo credeva che preservando il corpo di una persona morta, così si spiega la mummificazione, la propria anima sarebbe sopravvissuta per sempre dopo la morte.

  3. Gli egizi adoravano i giochi da tavolo. Dopo una lunga giornata di lavoro, amavano rilassarsi alla sera giocando insieme a divertenti giochi da tavolo. Tra questi, i più famosi sono “Mehen” e “Dogs and Jackals”. Il più popolare, però, è sicuramente “Senet”. Diffuso nel 3500 AC, vi si giocava su una scacchiera dipinta con 30 quadrati

  4. Le donne egiziane avevano un’ampia gamma di diritti e libertà. Godevano di una grande indipendenza, potevano comprare e vendere proprietà, fare testamenti e persino stipulare contratti legali. Inoltre, avevano il diritto di divorziare e risposarsi (cosa non concessa alle donne greche, ritenute “proprietà” dei loro mariti).

  5. Sia gli uomini che le donne egiziane si truccavano. Si dedicavano a tale attività sia per proteggersi dal sole che per sfruttare i magici poteri curativi che ritenevano che il trucco avesse.

  6. Gli antichi egizi consideravano i gatti un animale sacro. Si pensa che la maggior parte delle famiglie ne avesse uno come animale domestico: pensavanqo che avrebbe portato loro fortuna.

  7. Ed a questo proposito, gli egiziani tenevano molti animali in casa. Se erano particolarmente affezionati ai gatti, come abbiamo visto, non disdegnavano falchi, cani, leoni e babbuini. Molti di questi animali occupavano un posto speciale nella casa egiziana e spesso venivano mummificati insieme ai loro padroni.

  8. Le bende con le quali si avvolgevano le mummie egiziane potevano arrivare a misurare addirittura 1,6 km.

  9. L’alfabeto egiziano conteneva più di 700 geroglifici.

  10. Gli antichi egizi credevano in più di 2.000 divinità. Avevano dei praticamente per ogni ambito della vita, dai pericoli alle faccende.




domenica 25 settembre 2022

Un fatto inquietante che riguarda Nerone

Intorno all'anno 67, l'imperatore Nerone (pazzo) sposò un ragazzo di nome Sporus, ordinò di castrarlo, iniziò a trattarlo come se fosse una donna e iniziò a chiamare il povero ragazzo Sabina, il nome della sua ex moglie - che Nerone uccise durante un attacco di rabbia.




sabato 24 settembre 2022

Come era il mondo quando le droghe pesanti erano lecite

Ma che bei fiorellini. Prendi la medicina…

Paga l'obolo per una preveggenza da sballo…

Gli studi archeologici ed etnobotanici hanno rivelato che il prelato dell’antico Egitto utilizzava i seguenti vegetali psicoattivi per effettuare “viaggi nell’al di là”: ninfea, mandragora e, forse, una specie di datura (Emboden, 1995). Altre droghe psicoattive erano costituite da cannabis, giusquiamo, birra di dattero, di orzo e di melagrana, vino di palma e d’uva, semi di ruta siriaca e una specie di lattuga.

La ninfea egiziana è dotata di proprietà narcotiche, la mandragora è caratterizzata da proprietà allucinogene. La mandragora era associata alle divinità Ra e Hator (Heinrich, 1918). Il lattice essiccato della lattuga selvatica, noto nella cultura classica e medievale come lattucario, era una droga psicoattiva. A basse dosi fu impiegata in Europa come droga simil-oppiacea, mentre a dosaggi maggiori fu impiegata nell’antico Egitto come stimolante e associata al culto del dio Min (Samorini 2003-4, 2006).

Dea Papaverina, Creta. Circa 3300 anni fa.

Merrilles (1962, p. 290) pensò inizialmente che l’oppio venisse disciolto in acqua o nel vino; ma in un secondo tempo (Merrillees, 1968a, p. 157) si ravvedette, comprendendo che in questi solventi il prodotto non si sarebbe potuto conservare, e pensò quindi a uno sciroppo di miele, rifacendosi a un passo dell’Eneide di Virgilio (IV, 486), in cui in una pozione magica il papavero viene mescolato con il miele. Collard (2011, pp. 134-5) ha suggerito che l’oppio potesse essere disciolto nel succo o nel vino di melagrana, basandosi sulla considerazione che di frequente appare una combinazione dei motivi dei frutti di melograno e di papavero da oppio nei vasetti ciprioti e di altre culture dell’Età del Bronzo del Levante mediterraneo (si veda Samorini, 2016).

Il medesimo autore individua un’ulteriore possibilità nell’olio di oliva, quale liquido solvente dell’oppio.


venerdì 23 settembre 2022

Chi dimostrò innegabilmente la propria fedeltà al marito?

Sebbene nella cultura romana la politica fosse un affare da uomini, l’indomita Porzia non era disposta a rimanere in disparte.



Colta, intelligente e coraggiosa, aveva sposato Bruto per essere parte attiva della società romana e non lo nascose. Quando capì che il consorte le nascondeva qualcosa, ovvero l’assassinio di Cesare, pretese che lui le dicesse cosa la turbava.

Di fronte al silenzio di Bruto, prese un pugnale e si fece un taglio profondo sulla coscia senza mostrare il minimo dolore.

Il marito, sconvolto, le chiese di fermarsi, ma lei voleva dimostrargli che anche sotto tortura sarebbe stata capace di non dire nulla.

Porzia gli disse:

O Bruto, io fui portata nella tua casa non come concubina, per dividere con te solo il letto e la mensa, bensì per essere partecipe sia delle gioie che delle pene”.

L’uomo non poté fare altro che raccontarle il suo piano.

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