L'omosessualità, tanto nelle poleis greche che a Roma era praticata comunemente, ma in ambiti precisi e ristretti, che variarono anche molto.
Ad esempio nell'Atene classica era di
norma la pederastia maschile. Era normalissimo che un adolescente,
(eromenos ) fosse amato da un uomo molto più grande di lui, adulto e
sposato (erasteis).
Il rapporto era attivo da parte dell'erasteis
e passivo da quello dell'eromenos.
Tale legame faceva parte
dell'educazione del ragazzo e cessava quando quest'ultimo diventava a
sua volta adulto.
Nonostante questo il rapporto tra due ex amanti restava forte anche successivamente, evolvendosi spesso in amicizia.
A Sparta un rapporto del genere
esisteva soprattutto nell'àmbito militare e, del resto, non poteva
essere altrimenti, vista la costituzione stessa della polis.
A
Tebe il battaglione sacro era composto da soldati che combattevano
accoppiati ed erano anche amanti.
In Macedonia esisteva un'usanza
simile, un legame molto forte tra ragazzi coetanei (non escludendo
neppure l'aspetto sessuale) che li avrebbe resi molto più forti
anche in battaglia.
Tale fu il legame di Alessandro ed Efestione.
Come si vede sopra, i rapporti omoerotici (peraltro, cosa non da poco, solo maschili) avevano un loro spazio, pur importante, ma circoscritto.
La maggior parte di persone era
comunque sposata e aveva figli. In pratica le due diverse esperienze
sessuali coesistevano senza nessuna contraddizione.
Uno Spartiate
praticava la pederastia in caserma, ma a casa faceva il proprio
dovere coniugale con la moglie.
A Roma invece i rapporti omoerotici
erano praticati soprattutto nei confronti di schiavi (che svolgevano
il ruolo passivo) ed era un modo come un altro per affermare la
superiorità dei loro padroni.
Un rapporto con un adolescente, al
contrario che in Grecia, era punito con la morte, essendo i ragazzi
inviolabili per definizione.
I rapporti omoerotici che esulavano da questi ambiti, erano malvisti già allora.
I "matrimoni" omosessuali di
Nerone, l'infatuazione di Adriano per Antinoo (che era comunque un
liberto), i "pesciolini" di Tiberio, ecc. dovevano figurare
episodi scandalosi già ai loro tempi.
Oltretutto le fonti che ne
parlano sono quasi tutte a sfavore del Principato e fatti del genere
(posto che si siano davvero tutti verificati) servivano per
screditarne in qualche modo l'istituzione stessa.
Non erano
assolutamente comportamenti diffusi o incoraggiati, anzi.
Quindi, per fare un esempio nostrano, un uomo che sposa civilmente (ma in alcune confessioni cristiane anche religiosamente) il compagno dello stesso sesso, avrebbe indignato un Cicerone o un Seneca allo stesso modo di un vescovo cristiano del IV secolo.
Il Cristianesimo delle origini riprovava questi comportamenti, così come l'ebraismo da cui aveva preso origine, che vietava i rapporti omoerotici di qualsiasi tipo perché non finalizzati alla procreazione.
Del resto il venir sempre meno delle condizioni che delimitavano questi atteggiamenti (come la diminuzione della schiavitù fino a evolversi in qualcos'altro) favorì un utilizzo sempre inferiore delle pratiche omoerotiche.
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