domenica 31 ottobre 2021

Un regime teocratico che non fosse né cristiano né islamico

Oltre al Tibet prima dell'invasione cinese, l'Antico Egitto faraonico si poteva considerare una sorta di teocrazia, dato che il faraone era al tempo stesso il sommo sacerdote, nonché rappresentante di Amon-Ra sulla Terra.

A maggior ragione questo lo si può dire del Regno di Akhenaton, nel quale il faraone si autoproclamò unico sacerdote di Aton.



Inoltre, sempre in Egitto, i sacerdoti delle varie divinità possedevano quasi interamente i terreni coltivabili e i templi erano una sorta di banche oltre che di depositi agricoli.
La casta sacerdotale, in pratica, veniva subito dopo il faraone e i suoi vizir a livello di potere e influenza.


Poi ci fu il Bogd Khanato della Mongolia interna (Stato esistito dal 1911 al 1919) che fu pure esso una teocrazia buddhista-lamaista.

L'Impero Romano non si può definire una teocrazia in senso stretto, nonostante alcuni imperatori abbiano in effetti connotato il loro regno con caratteristiche di questo tipo, come Eliogabalo, sommo sacerdote di Emesa, diventato poi imperatore romano.


Infine una menzione per il Regno di Israele. Sia in epoca monarchica che sotto il protettorato, prima persiano e poi romano, ma soprattutto nella parentesi indipendentistica dei Maccabei, notevole importanza ebbe il Sinedrio e il suo Sommo Sacerdote.



Pur essendo governato, a tratti alterni, da re, tetrarchi, etnarchi o prefetti imperiali, parallelamente all'autorità civile ebbe sempre grandissima rilevanza il potere sacerdotale e i suoi rappresentanti.


sabato 30 ottobre 2021

Un manufatto sorprendente dell’impero romano

È un manufatto risalente al IV secolo.


La coppa di Licurgo è costruita con vetro dicroico e consiste di un contenitore interno e di un guscio decorativo esterno che si distacca dal corpo della coppa.

Questo tipo di vetro ha delle proprietà ottiche molto particolari.

Infatti cambia colore in base al modo in cui la luce la colpisce: è di un rosso sangue quando è illuminata da dietro, e verde quando è illuminata frontalmente.

La coppa di Licurgo è l'unico oggetto romano integro completamente costituito da questo tipo di vetro, e mostra una serie di figure tra cui il mitico Licurgo, re di Tracia.

Il suo nome ha derivazione mitologica: Licurgo cercò di uccidere Ambrosia, seguace del dio Dioniso, e venne trasformata in un vitigno. Ma si attorcigliò intorno al re fino ad ucciderlo. Il vaso ritrae proprio questa scena, oltre a Dioniso e a Pan che si fanno beffe del destino del re.

L'incredibile effetto dicroico fu realizzato inserendo nel vetro alcune nanoparticelle di oro e argento.

L’effetto creato probabilmente è stato del tutto casuale, con la contaminazione non intenzionale del vetro di queste nanoparticelle, date le loro dimensioni infinitesimali e visibili soltanto con un microscopio elettronico a trasmissione.


venerdì 29 ottobre 2021

Perché il Gladio è considerato un'arma poco pratica?

Non lo è.

È poco pratico se usato al di fuori del ruolo per cui è stato progettato.

Il gladio è destinato ad essere utilizzato in combinazione con uno scudo, in formazione con circa 80-100 dei tuoi compagni.



In formazione ravvicinata, la lunghezza ridotta del gladio (circa 24″) era un vantaggio. Un legionario poteva brandire la sua arma con un rischio ridotto di colpire i suoi compagni. Il gladio era molto pratico per il modo in cui i romani combattevano la guerra.

Il gladio cadde veramente in disgrazia solo quando i romani smisero di usare lo scudo, ed è allora che la spada più lunga divenne più utilizzata.

Per il suo ruolo previsto, il gladio era molto pratico. Ma sarebbe stato poco pratico al di fuori di quel ruolo, ad esempio combattendo un uomo vestito così.


Per lo stesso motivo, l'arma preferita di quest'uomo,


sarebbe altrettanto impraticabile se si dovesse combattere contro uomini così equipaggiati.


giovedì 28 ottobre 2021

Quand'è che un'armatura asimmetrica passa dall'essere pratica all'essere decisamente svantaggiosa e fantasiosa?

Durante le guerre contro i Daci, i legionari si proteggevano il braccio della spada con una corazza segmentata, mentre il braccio che teneva lo scudo restava scoperto, perchè? Perché il braccio era protetto dallo scudo e non veniva mai esposto, a differenza di quello che teneva la spada.



mercoledì 27 ottobre 2021

Perché i romani non utilizzavano le lance?

Anche concentrandosi sul periodo da Mario alla caduta della parte occidentale dell’impero Romano, rimane un arco temporale di 600 anni, lungo i quali l’arte militare romana ha subito trasformazioni profonde.

Prima di tutto, interpreto la domanda come “Perché i romani non utilizzavano le lance come arma principale della fanteria?”
Secondo, bisogna precisare che ci sono due tipi di armi chiamate “lance” in italiano, una è da lancio (giavellotto) e una da urto (asta, lancia, picca). Sull’impiego dei giavellotti, dal pilum alla plumbata, hanno risposto altri.

Le lance da urto invece spariscono quasi completamente dopo il primo periodo repubblicano. In età monarchica le lance erano l’arma principe dei romani che combattevano in una falange oplitica. Ancora in epoca repubblicana, la terza acies della legione, i triarii, era equipaggiata di lance.



Poi spariscono quando l’armamento del legionario viene standardizzato su gladius, scutum e pilum.
Questo succede perché la legione aveva sviluppato un modus operandi abbastanza ripetitivo: avvicinamento alla linea nemica, lancio dei pila e assalto col gladio. La disposizione dei legionari era abbastanza aperta, circa 90 cm tra uno e l’altro per poter usare il gladio, e questo modo di combattere fu estremamente efficace fino al terzo secolo d.C.

Nel quarto e quinto secolo invece le legioni si trovarono ad affrontare nemici nuovi, prima i Persiani e poi le popolazioni delle steppe tra Mar Nero e Caspio, come gli Alàni e gli Unni. Avevano tutti in comune l’impiego in massa della cavalleria.
L’esercito romano reagì in modo adeguato: fu potenziata la cavalleria, creando corpi di cavalleria pesantemente corazzata e di arcieri a cavallo, e fu cambiato il ruolo tattico della fanteria.
Adesso la fanteria non poteva più risolvere la battaglia (impossibile contro un avversario montato a cavallo). Il suo compito diventava quello di ancorare il centro dello schieramento e permettere la manovra della cavalleria: in questa posizione doveva resistere sia all’assalto della fanteria che della cavalleria.
Il tipico legionario del secondo-terzo secolo era inadatto a questo ruolo: la spada (gladius e poi spatha) imponeva un minimo di distanza tra le file, e questo rendeva lo schieramento più vulnerabile alla cavalleria; oltretutto la spada non può tenere a distanza un cavaliere montato ed è sempre in svantaggio rispetto a quest’ultimo. Il pilum era troppo sottile in punta per essere una buona arma contro la cavalleria. Lo scutum venne sostituito da scudo piatti che pesavano meno - tutta la parte curva era solo peso inutile nelle nuove circostanze.

Il risultato fu che la fanteria romana e federata passarono a uno schieramento stretto, di tipo falangitico o a “muro di scudi”, adottando la lancia come armamento principale e la spada come armamento secondario. In questo modo la fanteria perse la sua possibilità di manovra. Il fatto che combattere in questo modo fosse più semplice fece si che l’addestramento dei fanti venisse ridotto e che la fanteria cominciasse a essere considerata inferiore, come prestigio, alla cavalleria. Questa trasformazione è stata considerata a lungo un segno della decadenza di Roma, ma in realtà anche nel quinto e nel sesto secolo incontrare sul campo un esercito romano ben organizzato (per esempio un esercito praesentalis) era un brutto affare per ogni nemico. Ovviamente non vincevano sempre, ma neppure ai tempi di Scipione vincevano sempre.

In conclusione, il legionario romano del periodo tardo antico usava la lancia, eccome.




martedì 26 ottobre 2021

Quali cose non sono cambiate dai tempi antichi fino ad oggi?


Qui vedi una antica tavoletta di scrittura egizia per studenti.

Ha quasi 4000 anni.

Le tavole gessate si usavano per scrivere appunti o esercizi scolastici.

Come le lavagne di ardesia di una volta, potevano essere usate ancora e ancora, quello che uno aveva scritto si ripuliva per lasciare una "lavagna pulita" per altri testi.

Questa tavoletta porta ancora tracce di scrittura precedente. Il testo principale è una lettera di esempio scritta dallo studente.

I suoi numerosi errori di ortografia sono stati corretti dall'insegnante con inchiostro rosso.

Possibile che dopo 4000 ani si fa ancora cosi?


Chi erano le bustuarie?

Nella Roma antica la prostituzione era un’attività fiorente e per nulla scandalosa: si stima che nel I secolo d.C. le donne dedite al mestiere più antico del mondo, regolarmente registrate e soggette al pagamento delle tasse, fossero svariate migliaia. Un numero certamente inferiore alla realtà, vista la sicura presenza di molte altre che esercitavano “liberamente”, per eludere il fisco.

La maggioranza delle prostitute erano schiave o liberte, anche se non mancavano donne libere ridotte in miseria, magari dalla vedovanza, o aristocratiche, chiamate famosae, che esercitavano per voglia di trasgressione o solo per il gusto di destare scandalo

Di solito, chi andava in cerca di sesso a pagamento a basso costo frequentava i numerosi bordelli, oppure poteva andare in cerca delle postribulae, le più povere tra le tante donne costrette a vendersi per denaro.

Tra loro, le ambulatae appartenevano a una delle categorie più infime, donne che esercitavano il mestiere per strada, aspettando i clienti nei pressi dei più costosi bordelli, vicino ai circhi e alle arene dei gladiatori.

Peggio di loro, nella considerazione sociale, c’erano solo le bustuariae, che esercitavano di notte all’interno dei cimiteri. Solitamente il primo approccio con i clienti avveniva durante un funerale, visto che la maggioranza di esse di giorno lavorava come prefica e piangeva per morti sconosciuti.

Secondo il poeta romano Marziale erano i vedovi recenti ad essere attratti dalle bustuariae, per quel loro modo lugubre e lamentoso di gemere durante l’amplesso.