lunedì 7 febbraio 2022

Quali animali erano abitualmente utilizzati in battaglia dai Romani?



Lo vedi QUESTO? Parlare di cavalli, di cavalleria romana può essere troppo semplice … meglio allora cambiare bersaglio, puntare sui cani da guerra.

Il cane da guerra è un cane a tutti gli effetti domestico, ma addestrato a colpire, spesso selezionato in particolare per affiancare il legionario in diverse operazioni belliche: per attaccare, intimidire gli avversari o anche come cane da ricognizione. Spesso i Romani utilizzarono i molossi d'Epiro, i cd. Canis Pugnax, da cui derivarono i mastini abruzzesi e napoletani, …

British Museum, Londra - Molosso d'Epiro


Una razza oggi estinta, diffusa nel sud dell'Europa intorno all'VIII sec. a.C., razza che si pensa sia progenitrice di tutti i cani molossoidi che si diffusero, in seguito, nell'area del Mediterraneo. Ma da cui derivarono, anche, i "campioni" che accompagnavano in guerra



i legionari, ovvero anche, e soprattutto, i cani Corsi.



Cane Corso. Un cane da guardia, da difesa, da polizia e da inseguimento; è il discendente diretto dell’antico molosso epirota. Anticamente presente in tutta Italia, è rimasto soltanto in Lombardia nelle valli bergamasche, in Puglia e nelle regioni limitrofe di questa zona dell’Italia meridionale. Il suo nome probabilmente deriva dal latino “cohors" (spazio chiuso, corte, cortile), e significa quindi “protettore, guardia”. Morfologicamente, è un po’ più lungo che alto. Il termine corso non ha, nel caso di questo cane, niente a che vedere con la Corsica, l'isola francese, ma questa è l’unica certezza relativa alla denominazione; non si è ancora riusciti a spiegare perché questa razza sia stata così denominata. Una seconda ipotesi accreditata fa risalire il termine ad un antico aggettivo celtico-provenzale, cursus, traducibile con forte, potente, robusto. E infatti, Il cane corso è un cane di taglia medio-grande, muscoloso; il tronco è compatto e particolarmente robusto. La testa è proporzionata rispetto al corpo; il muso, largo e profondo; i denti ben sviluppati. Addestrato per compiti particolari (per es. la difesa personale, la caccia al cinghiale, la guardia, ecc.) rivela comunque coraggio e potenza. Un brutto cliente, se lanciato contro di te in battaglia o al tuo inseguimento.


Gli occhi sono di media grandezza, di colore scuro e distanziati. Le orecchie hanno forma triangolare, alte e aderenti alle guance. Gli arti, sia quelli anteriori che quelli posteriori, sono forti e robusti. L’altezza media varia dai 64 ai 68 cm nei maschi; le femmine leggermente più basse, dai 60 ai 64 cm; il peso dei maschi varia dai 45 ai 50 kg, le femmine dai 40 ai 45 kg. Il pelo è corto, aderente e lucido, molto robusto e fitto, a garantire un’ottima impermeabilità. La coda è alta, larga alla radice, la punta affusolata.


Un'altra razza apprezzata dai Romani antichi come animale da guerra erano i cani da pastore Illirici. Nella foto, un bell’esemplare:


Come altri cani della sua mole, si ritiene che anche il pastore Illirico discenda dai grandi cani da pastore che giunsero in Europa dall'Asia. Si ritiene essere anch'esso un diretto discendente del Molosso d'Epiro, il cane che diede origine alla stirpe dei molossoidi. La coda è lunga, il colore grigio ferro o grigio scuro. La testa, le orecchie e le parti anteriori delle membra sono coperte di pelo corto. Il resto del corpo è ricoperto di pelo lungo e folto, pressoché piatto e un po' grosso. Gli occhi sono a mandorla, né sporgenti né infossati, di color castano scuro o chiaro, di espressione calma ma penetrante, mai spaurita. I denti hanno forma di una “V” e sono di lunghezza media. La razza ha un'altezza media di circa 70 cm per i maschi e di 64 cm per le femmine, e un peso che si aggira sui 70 kg per i maschi e 55 per le femmine. Ha un carattere forte e coraggioso che gli permette da sempre di affrontare le prove più dure. Il suo impiego più tipico in tempo di pace era, infatti, difendere le greggi dagli assalti di lupi, orsi e altri predatori.


Un corpo massiccio e robusto, dunque, associato ad una canna nasale piuttosto lunga per una migliore ventilazione, un cranio grosso e piuttosto piatto; denti duri e sviluppati, impiantati profondamente nell'osso per sostenere una forte presa, con una forza muscolare notevole. Altro brutto cliente, se lanciato contro di te in battaglia, o al tuo inseguimento.

Facciamo uno, o due passi indietro … la leggenda della fondazione di Roma assunse la forma che conosciamo solo in tarda epoca, quando ormai i Romani avevano esteso la loro egemonia su tutta la penisola; non abbandonando l’originaria similitudine comportamentale con altri popoli viciniori, essi scelsero il canide selvaggio, “la lupa”, come animale totemico, mitologico.

Lupa Capitolina, Palazzo del Campidoglio - Roma


I primi centri di allevamento ed addestramento di cani da battaglia sorsero in particolare a Capua, vera e propria “fabbrica” di mezzi, animali e uomini (“da guerra e arena”) a seguito di attività commerciali e conquiste da territori stranieri, piuttosto che da individuazione e recupero nei territori locali; in particolare in Campania Felix, dove alcuni esemplari di questo tipo vivevano già probabilmente importati dai Fenici e quindi allevati dagli Etruschi. Il coraggio, la forza e il temperamento di questi cani “Bellator” o “Pugnator” o “Pugnaces” (come lo storico greco Stradone chiama i cani che combattono) era tale che combattevano al fianco dei soldati, ne vegliavano il sonno e, se debitamente addestrati, potevano essere impiegati anche nelle comunicazioni. Non a caso, Plinio il Vecchio riporta che i cani “erano gli ausiliari più fedeli e più economici”. Nel 231 a.C., con il loro aiuto i legionari di M. Pomponio Matone risolsero il problema dei Peliti in Sardegna ( i “mastini Fonnesi” sono i discendenti di questi cani). Tre secoli prima di Cristo, Alessandro Magno utilizzava i Molossi nelle battaglie campali per seminare il panico tra i ranghi nemici. Fu così che anche “Peritas”, il suo cane favorito, simile ad un muscoloso levriero, morì combattendo.

Per l'uomo, Alessandro il Macedone, che i Romani antichi apprezzarono più di ogni altro, incarnazione della gioventù, del vigore, dell'intelligenza e del coraggio.

Ah, dimenticavo: avete presente una delle scene iniziali del film "Il Gladiatore", di Ridley Scott, in cui si vede un cane da guerra osservare attento per un istante Massimo Decimo Meridio, prima di affiancarlo e poi seguirlo mentre cavalca per raggiungere il suo reparto di equites sulla collina?


Non è un caso, i collaboratori del regista han voluto affiancare all'eroe cinematografico l'amico più fedele dell'uomo. Solo che il cane utilizzato è un pastore tedesco, razza non ancora nata all'epoca in cui il film è ambientato. Va beh, comunque fa la sua brava figura e tutti lo ricordiamo, anche se non ha pronunciato una sola battuta.


domenica 6 febbraio 2022

Come fu possibile per Ardashir, il figlio di un insignificante capo tribale del distretto di Khir, riuscire in poco più di una decade a conquistare l'impero dei Parti, impresa mai riuscita nemmeno ai potenti Romani ?

Nel 224 i Romani vengono a sapere che Artabano IV sovrano della Partia è stato ucciso e che il suo posto è stato preso dallo sconosciuto Ardashir della casa di Sasan.


I Parti.


Come è stato possibile in così poco tempo che un impero che per secoli ( dal 53 aC. ) aveva dato filo da torcere, nello scacchiere mediorientale, ai Romani fosse dissolto in un lasso di tempo così breve?

Il c.d. impero partico, contrariamente al coevo impero romano, era uno stato feudale, con un’organizzazione centrale, ridotta ai minimi termini. Il sovrano partico aveva a sua disposizione solo un piccolo esercito, che costituiva la sua guardia pretoriana, nonche disponeva delle truppe localizzate nelle fortificazioni che presidiavano le frontiere. Mancava sia una vera amministrazione locale, alle dipendenze dirette del sovrano, sia un esercito permanente. L’amministrazione locale era affidata ai grandi aristocratici del regno, quando non addirittura ai sotto-re locali, dotati di piena autonomia interna, In caso di guerra, il sovrano doveva ricorrere alle milizie delle grandi casate nobiliari ( le sette grandi casate dei Parti ) e dei sotto-re locali, che a onor del vero, rapidamente, fornivano le truppe richieste al sovrano. Questo sistema, però, funzionava perfettamente, finche i suoi sottoposti temessero, o quanto meno rispettassero l’autorità del monarca partico, il cui prestigio all’epoca era in forte declino.

La Parthia e i suoi sotto-regno vassalli.


I sudditi erano stufi delle guerre con i Romani. Oltre due secoli, senza nessun risultato tangibile, e nell’ultimo secolo ben 3 volte la capitale dell’impero era stata conquistata e saccheggiata dai Romani ( Trajano, Avidio Cassio e Settimo Severo ) .L’ultima volta proprio, pochi anni prima, nel 197 a opera di Settimo Severo, che si era addirittura portato via in catene, la popolazione della città, per venderla come schiavi. La dinastia arsacide, per tanto stava perdendo il proprio prestigio, non essendo più vista come forte e capace di garantire la sicurezza e prestigio dell’Ira. Per tanto i signori locali si rendono sempre piu indipendenti e si hanno pure sollevazioni interne , e addirittura una guerra civile tra lo scià designato Vologasi VI e il fratello Artabano per la successione al trono. Lotta fraticida che si era conclusa con la vittoria dell’usurpatore Artabano IV.Mentre il legittimo sovrano, sconfitto, ma non ucciso, si era ritirato con le sue forze in Mesopotamia, facendo di Seleucia il suo quartier generale. Approfittando di questa lotta fratricida, pure i Romani avevano di nuovo attaccato l’impero Partico, sebbene l’assassinio dell’imperatore Caracalla, pone fine all’avanzata Romana in territorio Partico.

Approfittando di questa situazione di caos ed anarchia, Pabag nel 205-206 si ribellò e rovesciò Gochihr, sovrano del regno vassalo ( dei Parti ) di Persis , prendendo la città di Istakhr.


La Persis, antico, cuore dell’impero Achmenide, ma allora costituente un regno marginale dell’impero Partico. Inizialmente i Parti, presi dalla loro guerra interna e con i Romani, nemmeno fanno caso a questo cambio di potere in un area margianale del loro grande regno. Cosicchè Pabag e i suoi due figli possono dedicarsi alla conquista delle terre confinanti con la Perside, Sarà solo nel 224, terminata la guerra per la successione al trono, che Artabano IV, prende l’iniziativa per schiacciare questo insolente principe provinciale. Ma inaspettatamente è vinto dal piu piccolo, ma meglio equipaggiato e piu motivato ( venendo da una serie di vittorie sotto il loro principe Ardashir, nel frattempo succeduto al padre Pabag ) che riescono a sconfiggere e uccidere Arbatano IV. Subito dopo la vittoria, le 7 grandi case dei Parti, invece di lanciargli contro un esercito e schiacciare Arbatano, decidono di fargli atto di sottomissione, continuarono a detenere il potere in Iran, ora con i Sasanidi come loro nuovi signori.Il primo esercito sasanide (spah) era identico a quello partico. [Infatti, la maggior parte della cavalleria sasanide era composta dagli stessi nobili partici che un tempo avevano servito gli Arsacidi. I ricordi dell'impero arsacide non svanirono mai del tutto, con che vi furono tentativi di ristabilire l’impero partico fin nel tardo VI secolo, ad opera dei nobili partici Bahram Chobin e Vistahm,

. Per alcuni anni, continuerà a governare la Mesopotamia Vologasi, ma attorno al 228, i Sassanidi conquistano anche il suo regno.Poco dopo anche i vari dinasti arsacidi locali vengono deposti da Ardashir , resisterà solo l’Armenia dove governa il figlio di Arbatano IV, l’ultimo regnante Arsacide, ma li sono sconfitti. Cosi la casa Arsacide continuerà a governare, con l’aiuto di Roma, e della religione cristiana, fatta di lì a poco, religione ufficiale, quella terra montuosa, da cui più volte verranno respinti, gli esercidi sassanidi.

Le principali famiglie nobili partiche (note come le Sette Grandi Case dell'Iran) continuarono a detenere il potere in Iran, ora con i Sasanidi come loro nuovi signori.[13][7] Il primo esercito sasanide (spah) era identico a quello partico. [Infatti, la maggior parte della cavalleria sasanide era composta dagli stessi nobili partici che un tempo avevano servito gli Arsacidi. I ricordi dell'impero arsacide non svanirono mai del tutto, con i tentativi di ripristinare l'impero nel tardo VI secolo fatti dai dinasti partici Bahram Chobin e Vistahm, che alla fine si rivelarono infruttuosi.

I sasanidi non solo assumeranno l'eredità della Partia come nemesi persiana di Roma, ma, come ci informa Erodiano tenteranno anche di ripristinare i confini dell'Impero achemenide conquistando brevemente il Levante, l'Anatolia e l'Egitto dall'Impero romano d'Oriente durante il regno di Khosrau II (590-628 d.C.).[ Tuttavia, perderanno questi territori a favore di Eraclio, l'ultimo imperatore romano prima delle conquiste arabe. Tuttavia, per un periodo di più di 400 anni, succedettero al regno partico come principale rivale di Roma. Loro, in quanto originari della Perside, sentono molto più dei semibarbari, Parti ( originari della tribù dei Parni, una tribù ai confini tra Iran e mondo nomadico) il loro conmpito di restauraratori dell'antica gloria Persina, tanto è che si dichiarano discendenti di Dara II, l'ultimo re della leggendaria dinastia kayaniano , le cui origini mitiche risalirebbero alla lontana epoca Achmenide. Ciò li portò a una serie interminabili di guerre con l'impero Romano, con sorti alterne, e che causeranno il definitivo tracollo dello stato sassanide, a seguito delle sconfitte subite a opera dell'imperatore romano d'oriente Eraclio, di cui seppero approfittare gli arabi.


sabato 5 febbraio 2022

Qual è l'impresa più impressionante che un singolo individuo nella storia abbia compiuto?

Sono sempre stato molto impressionato da Augusto, il primo imperatore romano. Immagina di avere diciassette anni. Praticamente un ragazzino. Il tuo prozio ti fa studiare in qualche remota città italiana e ti arriva la notizia che questo prozio, tuo padre adottivo, è stato assassinato.



Roma è un disastro. Un pasticcio completo e totale. Decenni di guerra civile hanno distrutto la società. Ci sono pirati nei mari. Signori della guerra che combattono tra loro, senatori e generali che trattano i soldati sotto il loro comando come eserciti privati. I tuoi amici ti esortano a rinunciare all'eredità del tuo prozio... a non accettare la sua eredità, che ti è stata conferita. Perché accettarla può significare la tua morte.



Ma ci vai comunque accompagnato non da eserciti, ma da quattro dei tuoi più cari amici: un soldato, un poeta, il figlio di un senatore e un altro tuo amico con cui hai studiato insieme. Vai a Roma, e anche arrivarci è pericoloso. A quel punto vinci in astuzia il senato. Sei più astuto di Marco Antonio, che si crede un erede di Cesare migliore e più adatto.


Inizialmente "perdoni" gli assassini del tuo prozio, poiché molti al senato li sostengono. Riesci a ricevere la tua eredità apparendo innocuo, solo un altro adolescente romano. Ma ora hai un nome. Un nome grande e importante. Un nome potente. E negli anni a venire guadagni le tue legioni, e dai la caccia e uccidi gli assassini di tuo zio, uno per uno. A poco a poco ti affermi a Roma. Ottieni sempre più legioni. Più o meno guidi Marco Antonio in Egitto, solo per alla fine combatterlo, sconfiggerlo e farlo suicidare insieme a Cleopatra, dopo di che anche l'Egitto appartiene una volta per tutte a Roma.

Spazzi i mari e annienti i pirati presenti, tra cui il figlio di Pompeo Magno, uno dei più grandi rivali del tuo prozio. Vendichi tuo zio nel modo più spettacolare, schiacci tutti i suoi nemici, proteggi i confini del tuo impero e sopravvivi a innumerevoli tentativi di ucciderti da parte di chi ti è più vicino.

Restauri e costruisci un potente impero che durerà per secoli. Inizi una potente dinastia. Riporti la tua nazione e cultura al suo antico splendore e inauguri un'era di pace e prosperità assolutamente senza precedenti. E hai deciso di fare tutto questo da adolescente, raggiungi tutti i tuoi obiettivi e lasci il tuo paese ricco e pacifico oltre misura dopo cinquant'anni di regno ... solo perché i tuoi discendenti rovinino poi tutto.


venerdì 4 febbraio 2022

Come facevano gli ingegneri romani a costruire ponti e fortificazioni così velocemente?

Prima di rispondere bisogna specificare se stiamo trattando di ingegneria civile o militare.

  • OPERE CIVILI - La loro realizzazione, differiva di poco dai metodi attuali, Il committente, che poteva essere lo Stato, per esempio un acquedotto, o un privato cittadino (facoltoso) per una villa, si rivolgevano ad un architetto/ingegnere che curava il progetto e la realizzazione, facendo da tramite con vere e proprie ditte edili in possesso di operai e artigiani specializzati, la manovalanza a basso costo era fornita da salariati e/o da schiavi. - Le opere potevano essere commissionate direttamente, o tramite gare d'appalto, il subappalto era una pratica comune. Per quanto costruire fosse, burocraticamente parlando, più facile che ai nostri giorni, esistevano anche un "Catasto" e un "Regolamento edilizio".


INSULA - grandi caseggiati costruiti in laterizio e calcestruzzo, a differenza di quelli attuali gli appartamenti più pregiati erano quelli dei primi piani.

  • OPERE MILITARI - La legione, non era solo una "macchina da guerra", ma un insieme di uomini, capace di "Erigere oltre che Distruggere".

Possiamo dividere le opere militari in due categorie, a seconda se esse erano temporanee o permanenti.

  • OPERE TEMPORANEE


CASTRUM - Campo di pernottamento, era il più comune delle opere temporanee in genere serviva per una sola notte e veniva allestito dopo la marcia di trasferimento. Ogni legionario, che trasportava, oltre alle armi e agli utensili di dotazione, anche elementi dell'accampamento, conosceva perfettamente la loro collocazione e quale era il suo compito specifico nell'allestimento del Castrum. La continua pratica permetteva tempi di realizzazione brevissimi.



FORTEZZA ROMANA I - II sec. d.C, (ricostruzione) - Opera difensiva semi-permanente la cui durata dipendeva dalle necessità operative. per quanto complessa, si poteva erigere in pochi giorni.


Opere d'assedio/difesa - Gli ingegneri militari romani erano molto pratici e in genere reperivano sul posto i materiali più adatti per queste costruzioni, ma se potevano evitavano opere in muratura e si avvalevano il più possibile di terrapieni, fossati e palizzate. Si trattava di realizzazioni efficienti, ma al contempo economiche e di facile realizzazione.


Cinta difensiva in legno con terrapieno e fossato - Il tempo di realizzazione poteva variare a seconda delle complessità e della lunghezza, da qualche giorno ad un paio di mesi. Il terreno antistante veniva disseminato di vere e proprie "Trappole antiuomo"


OPERE PERMANENTI


  • LE STRADE - Avevano una grande rilevanza strategica, esse permettendo un rapido e agevole spostamento sia delle truppe che delle merci. Tracciarle e costruirle era uno dei compiti più importanti delle legioni, ognuna delle quali aveva fra i suoi Tribuni ingegneri e agrimensori capaci dei progetti più arditi, le strade romane non sono solo quello che vediamo, ma il loro fondo, varia a seconda del terreno che attraversano, se necessario per procedere per quanto possibile in linea retta, sono sbancate colline, costruiti ponti e gallerie. Tutte le strade portano a Roma, ma nella realtà partivano da Roma e raggiungevano tutti gli angoli dell'impero.


STRADA ROMANA IN COSTRUZIONE, si notino i vari strati, la pavimentazione finale con grosse pietre piatte accostate alla perfezione, era nella realtà, posta solo nei centri urbani e nelle loro adiacenze. Era all'epoca, mal comune, lamentarsi di quanto fossero polverose le strade extraurbane dei romani


Insediamenti permanenti, quando si voleva/doveva restare in un territorio, i Castrum diventavano permanenti e venivano realizzati in muratura e laterizio ma al loro interno rispettavano sempre la disposizione caratteristica del campo temporaneo, molti di questi forti sono stati il "seme" di insediamenti urbani successivi.


CASTRUM PERMANENTE - Porta pretoria, l'ingresso principale, con il suo corpo di guardia. Si tratta di un vera e propria fortezza, i tempi di realizzazione, se pur brevi, dipendevano da quanti soldati vi erano stanziati.


LE TECNICHE DI COSTRUZIONE

Per le loro opere gli Architetti/ingegneri romani utilizzavano tutta una serie di materiali e tecniche lavorative modernissime per l'epoca. Dalle prime realizzazioni in pietra, e marmo, estremamente costose e di non veloce realizzazione, si passò presto all'uso di materiali più leggeri ed economici, come il Tufo, il laterizio e il calcestruzzo, riservando i marmi ed in particolare il travertino al solo rivestimento delle facciate per le realizzazioni più prestigiose, Templi, Anfiteatri, Basiliche.


  • MURO ROMANO - solitamente si trattava di due pareti equidistanti in pietra o mattoni, lo spazio che le divideva veniva riempito di "Calcestruzzo" una miscela di composta di pietrisco, e/o frammenti di laterizio sabbia, calce e "Pozzolana", (Cenere vulcanica), che una volta asciutta diventava dura come la pietra e resistente nel tempo.


TIPOLOGIE DI MURATURA.



OPUS RETICULATUM - Se ne trovano esempi in tutti i territori dell'Impero.

le pareti erano composte da blocchetti standardizzati e potevano essere assemblati anche da manodopera non particolarmente specializzata.


  • ARCO - merita un discorso tutto suo i Romani lo copiarono dagli Etruschi ed essendo gente pratica ne fecero un uso veramente estensivo , lo troviamo in quasi tutte le loro realizzazioni, ponti, acquedotti, arene ed edifici in genere.


Ponte Emilio - Conosciuto come Ponte Rotto, fu uno dei primi ponti in muratura dell’antica Roma, probabilmente il più lungo. Per la sua importanza, fu restaurato più volte nei secoli fino al crollo definitivo avvenuto nel1557 a causa di un'alluvione. Oggi una sola arcata superstite si erge ancora nei pressi dall’Isola Tiberina.



ACQUEDOTTO - Ipotesi di realizzazione di un acquedotto



COLOSSEO - L'intera sua struttura fu edificata in circa cinque anni.


N.B. - Per quanto abbia cercato di essere stato esauriente, (Spero almeno di esserlo stato), la realtà è molto più complessa di quanto ho esposto, dato che l'argomento abbraccia un arco temporale di oltre sette secoli. (senza contare i Bizantini)



giovedì 3 febbraio 2022

Quali erano i popoli della penisola iberica, prima della conquista Romana e sua romanizzazione ?

Al momento della conquista Romana, nella penisola iberica vivevano i seguenti popoli:

IBERI: Questa popolazione autoctona, della penisola, ma che secondo alcuni era giunta in epoca remota dal Nord Africa. Vivevano lungo tutta la fascia mediterraneo spagnola, e giungeva sino al sud della Francia (Linguadoca), dove conviveva con i Liguri e I Galli, giunti da Nord.


Guerrieri Iber e delle altre nazioni dell'Hispania pre-romana.


TURDETANI: Questa popolazione viveva nell'attuale Andalusia centrale ed orientale, includendo l'area della mitica Tartasso. Anche questo popolo pare fosse di lingua non indo-europea, e perse parte del suo territorio, durante l'avanzata dei celti nell'Algarve.

AQUITANI: Il limite nord dei suoi territori secondo Giulio Cesare era la Garonna. Oltre la quale vivevano i Galli. Sebbene Cesare faccia capire che il loro limte meridionale fosse rappresentato dai Pirenei, nonostante le affinità culturali degli Aquitani, con gli Iberi, come lo stesso Cesare dichiara, in realtà i loro domini si estendevano anche a sud dei Pirenei. Probabilmente , in origine, non vivevano a sud dei Pirenei, ma si espansero in dette aree, , in risposta alla pressione Gallica sui propri territori settentrionali. Non chiari sono i loro limiti meridionali. Forse giungevano fino alla Cantabria a sud-ovest e alla Valle dell'Ebro verso Sudovest. Area nella quale i loro insediamenti erano mescolati a quelli degli Iberi. I territori Aquitanici transpierenaici in epoca Romana formarono la provincia di Novempopulania, in ricordo delle nove maggiori genti aquitaniche sottomesse dai Romani, nell'area tra la Garonna e i Pirenei. Gli Aquitani (e i protovasconi, il loro ramo meridionale ), probabilmente antenati, degli attuali Baschi, sebbene avessero abiti simili a quelli degli Iberici e ne compartissero parte del lessico, pare che non avessero la medesima origine, ma che dette affinità si debbono solo al lungo contatto tra loro e a convergenze ambientali. Per tanto i Baschi non sarebbero da considerare i gli ultimi discendenti del popolo degli Iberici, il quale dette il nome alla penisola spagnola, ma discendenti degli Aquitani.

Alla fine del secondo millennio a.C., raggiungo la Penisola Iberica, provenendo da est le avanguardie Indoeuropee. che dilagheranno verso ovest.

Le popolazioni pre-indoeuropee resistono, comunque in buona parte del paese. Soprattutto nell'est e sud del paese, nonché in alcune aree montuose del nordovest.

Tra questi popoli Indo-Europei che troveranno in Spagna i Romani, probabilmente il più antico sono i Lusitani. Dalle scarne notizie giunteci sulla loro lingua, si è potuto determinare che la loro lingua non era Celtica, come quella dei Celtiberi e Galaici, ma al più protoceltica, sebbene secondo altri rappresentano una rama degli Italici o dei Liguri celtizzati.



CELTIBERI Il termine "Celtiberi" compare in Diodoro Siculo , Appiano e Marziale , secondo i quali indicava un misto di Celti ed Iberici Anche per Strabone l termine designava una mescolanza tra i due popoli, ma specificava che i Celti ne costituivano il gruppo dominante. La storiografia moderna, a parte alcune opinioni isolate come quella di Johann Kaspar Zeuss , ritiene invece che i Celtiberi fossero in massima parte di origine celtica, e non il frutto di un meticciaggio fra le due etnie (pur ammettendo la possibilità di incroci). Oggi il termine è impiegato per designare, semplicemente, i Celti stanziati nella Penisola iberica.

Celtiberi.

Il nucleo centrale dell'insediamento celtiberico corrisponde a un'area dell'odierna Spagna centrale, a cavallo tra le regioni di Castiglia, Aragona e La Rioja, e compresa tra il medio bacino dell' Ebro e l'alto corso del Tago. . La penetrazione in quest'area risale all'VIII-VI sec a-C. , anche se è molto probabile che alcune infiltrazioni proto-celtiche e di gruppi isolati di Celti fossero avvenute anche in epoche precedenti, ( cultura dei campi d'urne . È possibile che, quando si insediarono nella Penisola iberica, i popoli provenienti dalla culla originaria dei Celti (l'area della Cultura di Hallstatt ), includessero anche alcuni gruppi minoritari di altri popoli indoeuropei, che una volta superati i Pirenei, inoltre, si mescolarono talvolta con le popolazioni autoctone preesistenti .

In un secondo momento, i Celtiberi si espansero verso sud (nell'attuale Andalusia ) e verso nord-ovest, fino a toccare le coste atlantiche della penisola (Galizia ). A indicare i confini esatti della penetrazione celtica nella Penisola iberica sono la toponomastica (caratteristici sono i prefissi seg- e i suffissi -samo e, soprattutto, -briga) e la diffusione del corpus delle iscrizioni in celtiberico all'interno del quale spiccano i Bronzi di Botorrita.


Mappa che mostra il nucleo originario delle popolazioni dell'Hispania pre-romana.


I principali nuclei urbani dei Celtiberi, strutturati secondo il tipico schema indoeuropeo della fortezza collinare ", furono Numanzia, Kalakoricos (l'odierna Calahorra) . La loro economia, come quella della Spagna fino a epoca recente, era basata sulla pastorizia transumante, attuata sotto la protezione di un'elite guerriera.

I Celtiberici non hanno un'organizzazione politica unitaria, solo, momentanee coalizioni quando attaccati dai potenti stranieri ( Cartaginesi prima e Romani poi ). I principali gruppi, che costituivano i celtiberi erano gli Arevaci,, Bellii Titti, Lusoni, e Pelendoni. Controversa e' l'attribuzione ai celtiberi propriamente detti di Vaccaei, Carpentani,, Orcadi e Lobetoni.

Il celtiberico era una lingua celtica continentale, caratterizzato da alcuni tratti singolarmente arcaici. Nonostante che la loro lingua fosse totalmente differente da quella delle popolazioni Iberiche della costa, a cavallo fra il IV ed il III secolo a.C. adottaronoun tipo di alfabeto sviluppato, attorno al V sec, a.C.. dalle popolazioni iberiche ( alfabeto Iberico ). ​

Nel nordest vivevano i Galaici , un popolo celta o celtizzato, con una propria lingua. Altre popolazioni celtizzate, ma di non chiara classificazione sono gli Astures ed i Cantabri del nord, nonché i Turduti oppidani della costa dell'attuale Portogallo centrale.

Molti storici antichi ipotizzano anche la presenza in epoca antica di popolazioni Liguri nella penisola Iberica, ma mancano prove contundenti al riguardo ( vedasi tra le altre la ricerca di Martin Almgro Basch" Ligures en Espana ").Al complicare tutto ciò vi è anche capire cosa s'intende con il termine liguri ( "generici barbari dell'Occidente, un popolo pre-indoeuropeo, oppure la prima ondata Indoeuropea direttasi verso Occidente?) .

https://biblioteca.org.ar/libros/140779.pdf

Nessuna certezza si ha, invece, sull'appartenenza etnica degli abitanti delle Baleari, detti Balearici, dagli autori classici.. Per taluni, hanno origini affini ai Balari della Sardegna, per altri rappresentano un popolo pre-indoeuropeo, restato tagliato fuori, dai loro affini Aquitani, dall'avanzata degli Iberi, provenienti da sud e degli e Indoeuropei provenienti da nord, mentre per altri ancora rappresentano un popolo Ligure ( nell'accezione indo-europea di questi ) ecc. .All'ethnos Ligure si ascrivono anche, almeno in parte, le popolazioni della vicina isola di Corsica. Ma ad oggi, mancano certezze in merito alla loro affiliazione.

Frombolieri delle Baleari.


Nella costa si avevano anche insediamenti commerciali greci e soprattutto fenici e cartaginesi,.

Mappa degli insediamenti greci ( in verde ) e punici ( in rosso ), nella penisola Iberica.


Mappa delle lingue nella penisola Iberica, all'epoca della conquista Romana.

Tutte queste lingue scompaiono rapidamente, dopo la conquista Romana, e l'istallazione in loco di numerosissime famiglie, provenienti dalla penisola italiana. Particolarmente intensa sarà la colonizzazione delle aree del Levante spagnolo e dell'Andalusia ( provincia Romana della Betica ).Non per nulla, una recente indagine genetica ha portato a affermare che vi è maggiore affinità genetica tra andalusi e italiani del centro ( l'area da cui veniva anche la famiglia del maggior imperatore Romano, d'origine "spagnola", Marco Ulpio Trajano,) , che tra gli andalusi e gli spagnoli del nord del paese. Aree di minor insediamento di famiglie italiche, tanto è che in dette aree è sopravvissuta l'unica lingua pre-romana dell'Occidente. Il basco, derivato dall'Aquitano ( o dalla famiglia proto-vascona come dicono i linguisti ).


Mappa delle colonie Romane nella penisola iberica.


mercoledì 2 febbraio 2022

I primi abitanti dell'Egitto erano neri


  • 10.000 anni fa gli abitanti dell'attuale Egitto erano probabilmente cacciatori/raccoglitori neri.

  • 8.000 anni fa, i contadini bianchi dell'est dominavano demograficamente la regione, mescolandosi gradualmente verso sud fino a quando la popolazione era completamente nera a nord della Nubia.



  • Da 5000 anni migrazioni permanenti e scambi con il mondo intero. La popolazione è omogenea ma le differenze tra nord e sud dell'Egitto rimangono molto marcate (almeno culturalmente) per almeno 2000 anni.


martedì 1 febbraio 2022

Quale era il premio più importante per i gladiatori?

Il vincitore riceveva la palma della vittoria o una corona, insieme al premio in denaro. Al gladiatore vittorioso dunque spettavano il benessere e il successo. Dopo molte vittorie, un gladiatore poteva addirittura ottenere il congedo.