venerdì 22 luglio 2022

Qual è l'incidente diplomatico più antico di cui si ha traccia?

Nel XIV secolo a.C., vi fu un’occasione in cui una serie di fraintendimenti e di incidenti degenerarono in una guerra tra impero Ittita e regno Egizio. L’incidente in questione, è passato alla storia col nome di “Affaire Zannanza” ed è estremamente affascinante, se non altro perché sono pervenute sino a noi le corrispondenze tra i due popoli.


(Ittiti ed Egizi erano soliti scambiarsi occasionalmente tenere carezze a fil di spada)


Intorno al 1350 a.C., le redini dell’impero Ittita furono assunte dal re Šuppiluliuma, le cui numerose gesta sono raccontate in una lunga cronaca, redatta da suo figlio e chiamata le “Gesta di Šuppiluliuma”. Grazie a questo prezioso documento dell’epoca, molto sappiamo delle gesta del sovrano. Sappiamo innanzitutto che fu un buon condottiero, poiché condusse varie campagne militari, in particolare nell’odierna Siria, ieri come oggi terra di guerre ed interessi.

Proprio questa propensione alla guerra richiedeva anche una certa padronanza dell’arte diplomatica, per tessere alleanze o comunque scendere a patti con popoli vicini, tra i quali spiccavano tra tutti i vicini Egizi.

Fu così che un giorno alla corte di Šuppiluliuma giunse una lettera reale dall’Egitto. Di essa conosciamo il contenuto grazie alle già citate cronache del tempo:

Mio marito è morto. Non ho figli. Ma dicono che tu hai molti figli. Se mi volessi dare uno dei tuoi figli, diventerebbe mio marito. Non vorrei mai prendere uno dei miei servitori e farne un marito”.

Per quanto riguarda l’autore della lettera, le cronache di riferimento parlano di “Dahamunzu”, che in Ittita significava semplicemente “la moglie del re”. Ora, dobbiamo immaginarci un Šuppiluliuma quanto meno perplesso, poiché i reali egizi non sposavano stranieri! Egli decise dunque di inviare un suo uomo fidato in Egitto, affinché questo scoprisse la verità sulla questione.

Quando il fedele messaggero tornò in patria, dopo la sua missione diplomatica, consegnò al re una nuova lettera della regina egizia, il cui contenuto, seppur frammentario, è stato ritrovato negli archivi della capitale Ittita di Hattusa. Il contenuto così recita:

Perché dici ‘Stanno cercando di ingannare me?’ . Se avessi avuto un figlio avrei forse parlato della vergogna mia e del mio paese a un paese straniero? Voi non mi credete e parlate a me in questo tono! Colui che era mio marito è morto. Non ho figli. Mai prenderò un mio servitore per farne un marito! Non ho scritto ad altri paesi stranieri. Ho scritto soltanto a voi. Dici che hai molti figli; dammene uno dei tuoi. Diventerà mio marito. In Egitto sarà re!”

Le cronache riportano inoltre che un ambasciatore egizio, venuto al seguito del messaggero ittita, intervenne dicendo:

Oh mio Signore! Questa è la vergogna del nostro paese! Se avessi un figlio del re, dovrei forse andare in un paese straniero e chiedere un signore per la nostra terra? Niphururiya (il re egizio) è morto. Non ha figli! La moglie del nostro signore è sola! Cerchiamo un figlio di nostro Signore (Šuppiluliuma) per il regno d’Egitto. E per la donna, nostra Signora, lo cerchiamo come marito! Inoltre non andiamo in altri paesi, veniamo solo qui! Ora, oh nostro Signore, dacci un figlio dei tuoi!”

Pare che a quel punto il sovrano Ittita si convinse, scegliendo di mandare in Egitto il quarto dei suoi figli, Zannanza. Qui iniziarono i guai, poiché nel suo viaggio verso l’Egitto, Zannanza e la sua scorta caddero vittime di un’imboscata ad opera di sconosciuti, finendo tutti uccisi. La notizia giunte in poco tempo alla corte del sovrano, il quale si disperò, addossando le colpe agli Egizi. Egli, secondo le cronache proferì le seguenti parole:

Oh dei! Non ho compiuto alcun male, ma il popolo di Egitto mi ha fatto questo! Hanno anche aggredito i confini del mio paese!”

Dopo la morte del figlio, pare che il sovrano si vendicò dichiarando guerra all’Egitto e devastandone i possedimenti nel sud della Siria, nonostante gli avvertimenti del nuovo re egizio Ay di non attaccare, poiché il suo popolo era estraneo alla morte di Zannanza. Tragedia nella tragedia, furono probabilmente i prigionieri egizi portati nei confini ittiti a seguito della guerra, a veicolare una terribile epidemia di peste che devastò il regno anatolico e per la quale perì Šuppiluliuma stesso.

Riguardo l’identità della regina egizia rimasta vedova, forse potremmo identificarla con Ankhesenamon, poiché fu essa successivamente a sposare Ay, il quale divenne nuovo sovrano d’Egitto. Azzardando un’ipotesi, potrebbe esserci proprio Ay dietro la morte di Zannanza, poiché fu quello che ne guadagnò di più. Difficile però dirlo con certezza.


In basso, volto raffigurante Ay, Berlino





giovedì 21 luglio 2022

Alessandro Magno perse davvero qualche battaglia in India o si ritirò?

L'ultima battaglia in India fu la più dura di tutte, fu una carneficina da entrambe le parti, in questa battaglia Alessandro perdette anche il suo amato cavallo Bucefalo, che da più di dieci anni lo accompagnava nel suo viaggio, da quando gli fu regalato da suo padre Filippo.

Dopo questa battaglia l'esercito demoralizzato e stanco di marciare da mesi in mezzo a giungle e paludi infestate da serpenti velenosi e coccodrilli si ammutinò e Alessandro alla fine dovette cedere e dare ordine di tornare indietro verso Babilonia.

Lungo la strada del ritorno commise un errore strategico, decise di raggiungere Babilonia viaggiando lungo la sponda nord del mare Arabico, l'unica regione del suo nuovo impero dove ancora non era stato, il terribile deserto della Gedrosia, che separa l'India dalla Persia, che causò all'esercito di Alessandro un numero di perdite quasi superiore a quelle della campagna militare in India. In 60 giorni di marcia morirono 12.000 uomini, e andò perduto quasi tutto il bestiame che accompagnava l'esercito e quasi tutto il convoglio con rifornimenti e bagagli. All'arrivo a Babilonia l'esercito di Alessandro distrutto dopo anni di guerra e di terribili marce nei deserti assomigliava più a un'armata di morti viventi che al temibile esercito partito da Pella oltre 10 anni prima.




mercoledì 20 luglio 2022

Le legioni romane erano le migliori forze di combattimento del mondo antico. Come mai subirono sconfitte schiaccianti dai popoli germanici e persiani?

Le famose sconfitte schiaccianti subite contro i germani (Teutoburgo) e i persiani (Carre), in pratica si spiegano con ragioni che non avevano a che fare con la forza della legione, bensì con la inettitudine dei comandanti, due politici: il primo con scarsa dimestichezza della materia militare (Varo) e l’altro completamente privo (Crasso).

Di fatto non ci fu nessun popolo all’epoca che non finì, alla fine vinto dai Romani. I famosi Caledoni delle Highlands scozzese, riuniti sotto Il Duce Calgano, vennero infine vinti dal generale romano Agricola, nella battaglia del Monte Graupio; sennonché erano così povere le Highlands che si decise abbandonarle una volta vinta l’ultima resistenza dei Caledoni.



Per la medesima ragione non fu occupata l’Ibernia, dove ci si limito a creare un sistema di forti (di sorveglianza) nell’area dove oggi sorge Dublino.

Stessa cosa avvenne in Germania: poiché la civiltà romana aveva un costo e per tanto non era economicamente sostenibile estenderla a terre completamente sterili. Infatti, sebbene i non addetti ai lavori non ne siano a conoscenza, non è vero che i romani dopo il massacro di Teutoburgo si ritirarono bastonati dalla Germania: sarebbe stato impossibile lasciare il vincitore di un match vittorioso. Ciò avrebbe avuto serie ripercussioni sui rapporti tra “Roma Invicta” e i barbari. Quindi si organizzò subito dopo una rivincita, durante la quale i Romani distrussero tutte le popolazioni germaniche che avevano preso parte all’imboscata di Teutoburgo. In una serie di scontri — culminati nelle grandi battaglie di Idistaviso e del Vallo degli Angrivari — i Romani annichilirono tutti i germani a Est del Reno. Rinunciarono tuttavia a trasformare la Germania Magna in provincia, delegando il governo a principi clienti, poiché economicamente non vantaggiosa.

In quanto ai persiani, dopo Carre i Romani ebbero modo di rifarsi con numerose vittorie (tra gli altri Trajano, Lucio Vero e Settimo Severo che espugnarono la capitale dei persiani) di cui due vittorie totali, nelle quali fu distrutto l’intero esercito persiano, e la Persia si affidò alla misericordia del vincitore. La prima volta se l’impero persiano non fu trasformato in provincia Romana — come proposto dal Cesare Galerio — si deve alla mitezza di Diocleziano, che vedeva come non gestibile un estensione dei confini Romani sino all’India; la seconda volta, a seguito della battaglia di Ninive, la Persia divenne un protettorato romano (lo scia Siroe, noto come Kavadh II, morente fa dell’imperatore Eraclio I il tutore del giovane scià). Ma il beneficio durò poco, dato che arrivarono i maomettani, che conquistarono la Persia e molte province romane.

L’unico condottiero che sia mai riuscito a sconfiggere le vere legioni romane (non gli eserciti barbarici al servizio di Roma del tardo Impero) fu Annibale. La sua abilità di stratega gli permetteva sconfiggere quel rullo compressore che era la fanteria pesante legionaria; anzi riusciva a utilizzarne la forza per poi accerchiarli (dato che frontalmente nessuno riusciva a contrastarli).

Sui persiani poche volte i Romani ottenevano vittorie decisive, in quanto i Persiani raramente accettavano lo scontro campale, preferendo la tecnica della guerriglia o gli attacchi seguiti da ritirate ad opera degli arceri a cavalli.

I Romani, invece in quanto a cavalleria erano scarsi e non la usavano quasi mai in battaglia. Per combattere coi Persiani istituirono squadroni di cavalleria, spesso presi tra i barbari della steppa.




martedì 19 luglio 2022

Perché i combattimenti dei gladiatori romani scomparvero

William Blake e Shitou Xiqian: Poesia visionaria, Buddismo e Luce


Vennero vietati agli inizi del V secolo dall'affermazione del cristianesimo, che era fermamente contrario a questi spettacoli.
Ma in verità era già da tempo che i giochi stavano via via sparendo per motivazioni pratiche: organizzazione dei giochi nelle arene era costosissimo e curiosamente spesso l'ingresso per il pubblico era gratuito o costituito solo da cifre simboliche, questo perché erano offerti dall'imperatore o da qualche ricco personaggio che li finanziava per ottenere consenso elettorale. Con la crisi economica degli ultimi decenni dell'Impero e la crisi delle istituzioni romane divenne praticamente impossibile organizzare dei giochi paragonabili a quelli dell'epoca d'oro dell'Impero.

Quello che rimasero furono le corse delle bighe, che divennero il passatempo preferito dei Romani e continuarono anche nell'Impero Bizantino.

lunedì 18 luglio 2022

Le atrocità commesse dalla Repubblica Romana


Da dove cominciare?
La realtà è che, per quanto impressionante fosse la civiltà romana, essa esisteva circa 2 millenni prima della Convenzione di Ginevra.
Il mondo antico non era un luogo amichevole; immaginare tutti gli esseri umani prima dell'età moderna come dei selvaggi è ovviamente assurdo ma il diritto internazionale e il concetto stesso di atrocità esistevano a mala pena ai tempi della Repubblica Romana.
Di conseguenza, ce n'erano moltissime.
Ecco alcune punizioni assolutamente brutali. Quando si trattava di punire i criminali ed i nemici, i romani erano brutali e crudeli.

  • Crocifissioni di massa
In situazioni quali le rivolte degli schiavi, i romani spesso ne crocifiggevano migliaia in massa.


  • Decimazione
La decimazione era una punizione data ai legionari per gravi violazioni disciplinari; la causa più comune era la diserzione dal campo di battaglia.
Ogni coorte che doveva essere punita sarebbe stata divisa in gruppi di 10 legionari. Ogni gruppo avrebbe tagliato delle cannucce e chi pescava la pagliuzza più corta veniva picchiato a morte dagli altri 9. Immaginate la brutalità di essere costretti a picchiare a morte i vostri amici e colleghi più intimi, senza nemmeno considerare di essere colui che ha estratto la cannuccia corta (la decimazione è stata usata dal Regio Esercito Italiano durante la prima guerra mondiale)

  • Sepolti vivi
Le vestali erano un gruppo di vergini che avevano fatto giuramento di castità alla dea Vesta. Questi giuramenti erano presi sul serio tanto che, se fossero state così sciocche da infrangerli, sarebbero state sepolte vive. Per entrare un po' più nel dettaglio: erano rinchiuse in fosse sotterranee e lasciate morire di fame.


  • Poena Cullei
La Poena Cullei (dizione latina per "Pena del sacco") era la punizione inflitta per il parricidio (uccisione del padre) e consisteva nell'essere frustati a sangue e poi cuciti in un sacco di pelle insieme ad un cane, un gallo, una vipera o una scimmia (tutti e tre vivi) e poi trasportato su un carro attraverso la città. Alla fine il reo veniva gettato in mare o nel Tevere. Che gli animali fossero tre e proprio quelli indicati (di natura simbolica) poco conta. Lo scopo era che dilaniassero il corpo del colpevole.


  • Schiavitù
Probabilmente questa brutalità è ovvia ma va menzionata. L'economia romana dipendeva completamente dalla schiavitù e quindi gli schiavi erano … milioni.
Un uomo ricco poteva avere migliaia di schiavi e la maggior parte delle famiglie ne aveva almeno uno.
Erano considerati di proprietà e spesso trattati in modo incredibilmente duro dai loro padroni anche se generalmente sembra fossero trattati meglio degli schiavi del 18° / 19° secolo.

  • Conquiste brutali
Le conquiste romane erano brutali. Assolutamente brutali. L'economia romana fu, per gran parte della sua storia, alimentata dalle conquiste. Da dove provenivano questi soldi? Saccheggiando tutte le regioni che resistevano all'occupazione.
Intere città sono state rase al suolo. Cartagine è solo l'esempio più famoso. Non contenti della vittoria i romani distrussero totalmente l'intera città e circolava il famoso aneddoto secondo cui fu sparso sale nei campi per impedire a qualsiasi cosa di crescere nuovamente.


Avrete probabilmente sentito parlare delle guerre legate alla conquista della Gallia da parte di Giulio Cesare; ciò che forse non sapete è che furono uccise un milione di persone ed altrettante ne asservì. In totale circa 2 persone su 5 furono uccise o ridotte in schiavitù.
La Repubblica Romana raggiunse grandi traguardi ma non fu priva di atrocità.


domenica 17 luglio 2022

È vero che Giulio Cesare nacque di parto cesareo?

È Giulio Cesare che ha dato il nome al parto?

O il parto che ha dato il nome a Giulio Cesare?



La leggenda vuole che si tratti della prima opzione. Giulio Cesare non sarebbe nato di parto naturale ma appunto di parto “cesareo”, che sarebbe stato così chiamato in suo onore.

In realtà, chi mastica un po’ di latino avrà già collegato “cesareo” al verbo “caedo”, tagliare.

Fin dall’antica Roma esisteva una legge chiamata “Lex Cesarea” che permetteva di estrarre il feto dalle donne morte in travaglio di parto.

E a quanto pare uno degli antenati del nostro Giulio nacque di parto cesareo, acquistando il soprannome di “Cesar”, poi trasmesso ai discendenti.

A conferma del fatto che Giulio Cesare sia nato di parto naturale, c’è da dire che, per molti secoli (fino al 1500) il parto cesareo venne praticato soltanto sulle donne già morte, ma la madre di Cesare morì nel 54 a.C, quasi mezzo secolo dopo aver dato alla luce il figlio.


sabato 16 luglio 2022

I gladiatori erano veramente così muscolosi come Hollywood li ritrae?

No, tutt'altro. Dai dipinti rinvenuti dagli archeologi, dai testi antichi e dalle analisi sui loro resti, è stato scoperto che i gladiatori erano in genere piuttosto in sovrappeso e perfino grassi.



La regione stava nella loro dieta, composta quasi esclusivamente da legumi e orzo, e quasi niente carne. Questa alimentazione ricchissima di carboidrati, ma povera di proteine, aveva l'effetto di farli ingrassare. Se a prima vista può sembrare uno svantaggio, in realtà uno strato di grasso aveva l'effetto di proteggere meglio i muscoli dalle ferite superficiali. Molto utile se consideri che combattevano in pratica senza vere armature.