Nel XIV secolo a.C., vi fu un’occasione in cui una serie di fraintendimenti e di incidenti degenerarono in una guerra tra impero Ittita e regno Egizio. L’incidente in questione, è passato alla storia col nome di “Affaire Zannanza” ed è estremamente affascinante, se non altro perché sono pervenute sino a noi le corrispondenze tra i due popoli.
(Ittiti ed Egizi erano soliti scambiarsi occasionalmente tenere carezze a fil di spada)
Intorno al 1350 a.C., le redini dell’impero Ittita furono assunte dal re Šuppiluliuma, le cui numerose gesta sono raccontate in una lunga cronaca, redatta da suo figlio e chiamata le “Gesta di Šuppiluliuma”. Grazie a questo prezioso documento dell’epoca, molto sappiamo delle gesta del sovrano. Sappiamo innanzitutto che fu un buon condottiero, poiché condusse varie campagne militari, in particolare nell’odierna Siria, ieri come oggi terra di guerre ed interessi.
Proprio questa propensione alla guerra richiedeva anche una certa padronanza dell’arte diplomatica, per tessere alleanze o comunque scendere a patti con popoli vicini, tra i quali spiccavano tra tutti i vicini Egizi.
Fu così che un giorno alla corte di Šuppiluliuma giunse una lettera reale dall’Egitto. Di essa conosciamo il contenuto grazie alle già citate cronache del tempo:
“Mio marito è morto. Non ho figli. Ma dicono che tu hai molti figli. Se mi volessi dare uno dei tuoi figli, diventerebbe mio marito. Non vorrei mai prendere uno dei miei servitori e farne un marito”.
Per quanto riguarda l’autore della lettera, le cronache di riferimento parlano di “Dahamunzu”, che in Ittita significava semplicemente “la moglie del re”. Ora, dobbiamo immaginarci un Šuppiluliuma quanto meno perplesso, poiché i reali egizi non sposavano stranieri! Egli decise dunque di inviare un suo uomo fidato in Egitto, affinché questo scoprisse la verità sulla questione.
Quando il fedele messaggero tornò in patria, dopo la sua missione diplomatica, consegnò al re una nuova lettera della regina egizia, il cui contenuto, seppur frammentario, è stato ritrovato negli archivi della capitale Ittita di Hattusa. Il contenuto così recita:
“Perché dici ‘Stanno cercando di ingannare me?’ . Se avessi avuto un figlio avrei forse parlato della vergogna mia e del mio paese a un paese straniero? Voi non mi credete e parlate a me in questo tono! Colui che era mio marito è morto. Non ho figli. Mai prenderò un mio servitore per farne un marito! Non ho scritto ad altri paesi stranieri. Ho scritto soltanto a voi. Dici che hai molti figli; dammene uno dei tuoi. Diventerà mio marito. In Egitto sarà re!”
Le cronache riportano inoltre che un ambasciatore egizio, venuto al seguito del messaggero ittita, intervenne dicendo:
“Oh mio Signore! Questa è la vergogna del nostro paese! Se avessi un figlio del re, dovrei forse andare in un paese straniero e chiedere un signore per la nostra terra? Niphururiya (il re egizio) è morto. Non ha figli! La moglie del nostro signore è sola! Cerchiamo un figlio di nostro Signore (Šuppiluliuma) per il regno d’Egitto. E per la donna, nostra Signora, lo cerchiamo come marito! Inoltre non andiamo in altri paesi, veniamo solo qui! Ora, oh nostro Signore, dacci un figlio dei tuoi!”
Pare che a quel punto il sovrano Ittita si convinse, scegliendo di mandare in Egitto il quarto dei suoi figli, Zannanza. Qui iniziarono i guai, poiché nel suo viaggio verso l’Egitto, Zannanza e la sua scorta caddero vittime di un’imboscata ad opera di sconosciuti, finendo tutti uccisi. La notizia giunte in poco tempo alla corte del sovrano, il quale si disperò, addossando le colpe agli Egizi. Egli, secondo le cronache proferì le seguenti parole:
“Oh dei! Non ho compiuto alcun male, ma il popolo di Egitto mi ha fatto questo! Hanno anche aggredito i confini del mio paese!”
Dopo la morte del figlio, pare che il sovrano si vendicò dichiarando guerra all’Egitto e devastandone i possedimenti nel sud della Siria, nonostante gli avvertimenti del nuovo re egizio Ay di non attaccare, poiché il suo popolo era estraneo alla morte di Zannanza. Tragedia nella tragedia, furono probabilmente i prigionieri egizi portati nei confini ittiti a seguito della guerra, a veicolare una terribile epidemia di peste che devastò il regno anatolico e per la quale perì Šuppiluliuma stesso.
Riguardo l’identità della regina egizia rimasta vedova, forse potremmo identificarla con Ankhesenamon, poiché fu essa successivamente a sposare Ay, il quale divenne nuovo sovrano d’Egitto. Azzardando un’ipotesi, potrebbe esserci proprio Ay dietro la morte di Zannanza, poiché fu quello che ne guadagnò di più. Difficile però dirlo con certezza.
In basso, volto raffigurante Ay, Berlino
