mercoledì 7 settembre 2022

L’unica poetessa dell’antica Roma di cui conosciamo l’opera?

È giunto finalmente amore; vergognoso nasconderlo, più di quanto sarebbe per me infamante rivelarlo ad alcuno. Mi piace peccare: disturba conformare il volto alla reputazione. Si dirà che siamo stati insieme, l’uno degno dell’altra”.



Le fonti che riguardano Sulpicia sono molto risicate. Era figlia di Sergio Sulpicio Rufo e nipote del console Sulpicio, grande amico di Cicerone.

Il fatto di essere la nipote di un uomo tanto influente consentì alla ragazza di esprimere la propria indole poetica e anche di proteggerla dal contenuto dei suoi versi erotici, consentiti unicamente a uomini e alle etere.

La protagonista dei suoi componimenti (undici) è una ragazza che aspira ad essere la “passione ardente” del proprio uomo, senza alcun pudore.



Il suo è un amore prima felice e poi contrastato, quando l’adorato Cerinto inizia a frequentare un’altra fanciulla.

Ma poco importa: i tradimenti non sono altro che contrattempi di scarsa importanza, perché è certa che quell’uomo alla fine tornerà da lei.

Conosciamo il suo lavoro per puro caso: i suoi versi furono attributi a Tibullo e inseriti nel Corpus Tibullianum.


martedì 6 settembre 2022

Quanti romani uccisero Spartaco e i suoi seguaci durante la terza guerra servile?

Non si sa perché l’esercito era composto da 40 000/ 50 000 soldati e molti soldati morirono, ma non si sa quanti. I soldati di Spartaco invece morirono quasi tutti e furono crocifissi.



Purtroppo perse la guerra, ma grazie alla sua rivolta i Romani iniziarono a fare varie leggi in cui si dice e che gli schiavi andavano trattati come persone e non come oggetti, il che contestualizzato a quel periodo fu un grande balzo in campo sociale.



lunedì 5 settembre 2022

L'Impero Romano al suo apice, sarebbe stato capace di respingere un'invasione Mongola come quella del 1240?


In un conflitto puramente militare la velocità e il coordinamento dei Mongoli avrebbero sconfitto l'impero romano fino a circa 400 miglia da Roma.
Quindi tutto cambierebbe se tentassero di conquistare i territori vicini a Roma.
I mongoli sconfissero città e stati cittadini.
Si presentavano al momento del raccolto, bruciavano il raccolto costringendo così la gente di campagna nella città fortificata.
Quindi sarebbero LASCIATI.
E presentarsi in primavera per incontrare una città con meno cibo del necessario per sfamare più persone di quante ne sapessero fare.
Spesso la città avrebbe contratto una specie di peste.
I mongoli viaggiavano leggeri.
Avrebbero trovato la foresta più vicina al loro obiettivo e vi avrebbero costruito i loro motori d'assedio.
Perfino la Cina settentrionale si innamorò di queste tattiche.
La maggior parte delle volte la comunicazione tra queste varie città non era eccezionale.
Nessuno ha messo insieme l'intera strategia mongola.
I mongoli hanno sempre avuto qualcosa di sorprendente da portare alla festa.
Inoltre, un numero molto elevato di persone conquistate dai mongoli aveva l'obiettivo di farli andare via piuttosto che l'obiettivo di sconfiggerli.
I mongoli avevano una rete di comunicazioni molto forte.
La via della seta è un artefatto dell'enorme capacità del mongolo di coordinare le lunghe distanze.
In Asia, Medio Oriente e gran parte dell'Europa ci sarebbero arrivati ​​prima che i romani potessero rispondere in vigore.
E potevano arrivarci prima che fosse divulgata abbastanza intelligenza romana.
Il segreto di Mongols HOLDING land era l'apparato di comunicazione, sicurezza e fiscalità che avevano lasciato sul posto delle tracce delle loro conquiste.
Quell'infrastruttura ha AGGIUNTO VALORE a molte delle loro terre conquistate.
MA, i romani avevano strade romane e una rete di comunicazione molto veloce che era una solida rivale con i mongoli.
Gran parte di quel valore aggiunto che consentiva ai mongoli di detenere il territorio era già in atto ed era romano.


Roma aveva anche un enorme apparato di raccolta di informazioni.
Prima che i mongoli arrivassero nell'Italia centrale, TUTTO su di loro si sarebbe saputo, incluso il numero di mongoli che effettivamente esistevano.
La posizione sarebbe nota entro poche miglia di precisione dal momento in cui raggiunsero la Pannonia Inferiore.
Fino a quando non se ne sono andati o morti.
I romani erano anche abbastanza spietati da dire a un gruppo di agricoltori disperati di piantare una tenda invece di entrare nelle loro città e avevano strutture economiche sufficienti per superare la privazione che avrebbe ucciso qualsiasi altra società nel mondo antico.
Una volta che i mongoli si fossero avvicinati a Roma, avrebbero affrontato la potenza concentrata dell'Impero romano su un territorio romano senza segreti.
E il territorio che avevano conquistato sarebbe vasto, sconosciuto e profondamente costoso da detenere.
Se avessero tentato di completare la sconfitta dell'Impero Romano sarebbero stati inghiottiti interi.
Nessuna velocità compenserebbe i numeri che dovrebbero affrontare se fossero abbastanza sciocchi da provare.
E l'obiettivo dei romani non sarebbe quello di farli andare via.
Sarebbe uccidere o rendere schiavo ciascuno di loro.
E, non dimenticare quanto i romani fossero bravi nel tradimento e nell'assassinio.
Ci sono buone probabilità che avvelenino o uccidano Gengis Khan prima che superasse la Tracia.
E c'è anche una buona possibilità che possano seminare con successo discordia nei ranghi mongoli poco dopo.
Una città romana isolata non avrebbe alcuna possibilità contro i mongoli anche con una legione.
Ma l'impero romano ...
C'è molto di più in un impero di una collezione di città e campagne.
Richiederebbe livelli scioccanti di incompetenza per Roma al suo apice per cadere ai mongoli da un assalto diretto.
I mongoli avrebbero potuto, tuttavia, ridurre l'impero romano nel Mediterraneo occidentale e logorarlo per circa una generazione.


domenica 4 settembre 2022

Quale fu il più grande imperatore romano tenendo conto anche dell'Impero Bizantino?

Marco Ulpio Nerva Traiano (57-117 d.C.) e ti spiegherò il perché. Egli fu l’Imperatore che portò Roma al suo massimo splendore e alla sua massima estensione e fu detto «la delizia delle genti» per le sue virtù.

Un Soldato ed un Amministratore, un uomo forte e giusto. La sua opera di legislatore, amministratore e conquistatore nel segno della giustizia e della grandezza di Roma lo hanno reso leggendario. Dante stesso, sebbene Traiano fosse pagano, lo pone in Paradiso.

Con Traiano l’Impero giunse alla sua massima estensione e dopo di lui, ogni nuovo Imperatore venne salutato dal Senato con le parole “Sii più benefico di Augusto e più giusto di Traiano”.

Sotto la sua guida ispirata, Roma riacquistò fiducia non solo nella sua sicurezza interna, ma anche nel suo destino imperiale. Quella traianea è una delle epoche più felici della storia imperiale, l'inizio di quella che viene definita "Età aurea", e che proseguirà con gli Antonini.

Traiano fu esaltato già dai contemporanei e dagli storici antichi come Optimus princeps, da molti storici moderni ed esperti è considerato, in virtù del suo operato e delle sue grandi capacità come "il migliore imperatore conosciuto da Roma nell'arco di tutta la sua lunga storia" ed uno degli statisti più completi e parsimoniosi della storia dell'umanità.

PERCHÉ?

1.Traiano diventa imperatore



Traiano (Marco Ulpio Traiano), (18 settembre 53 – 8 agosto 117, e regnante dal 98 al 117), apparteneva a una famiglia originaria di Tuder (Todi), in Umbria, ma i cui avi erano trasferiti a Italica, nella Spagna Betica (cioè meridionale).

Suo padre, Marco Ulpio Traiano, il primo della famiglia, per quanto si sa, a diventare senatore, raggiunse anche la carica di console e fu governatore delle province d'Asia e di Siria. Nulla è noto della famig7lia di Marcia, madre dell'imperatore. Traiano trascorse parecchi anni (una decina, secondo Plinio il Giovane) come tribunus militum, servendo in Siria quando il padre era governatore della regione (c. 75 d.C.). Dopo aver tenuto la pretura, ebbe il comando di una legione che condusse contro Lucio Antonio Saturnino, che si era ribellato a Domiziano (c. 88 d.C.): ma l'armata di Traiano giunse quando la spedizione era stata domata.

Console nel 91 d.C., era governatore della Germania superiore nel 97 d.C., quando apprese di essere stato adottato da Nerva. Fu, infatti, Nerva ad adottare la riforma del principato adottivo, per cui il princeps si riservava il diritto di scegliere il suo successore. Traiano, che nel frattempo era diventato molto popolare, venne adottato dall'anziano imperatore nel7la primavera del 97 d.C. L'anno seguente Marcus Cocceius Nerva (questo era il nome latino completo) morì e Traiano fu accolto ed acclamato come imperatore, facendo debitamente conferire onori divini al padre adottivo.

Fu il primo imperatore non italico, poiché nato nella provincia dell'Hispania. Subito dopo l'ascesa egli ha compiuto certi passi riguardanti il servizio segreto militare con lo scopo di proteggere il governo e la propria persona. In particolare, il corpo dei frumentari (corrieri incaricati di assicurare i rifornimenti di grano), cominciò ad avere importanti incarichi di spionaggio ed i suoi membri occuparono vari punti di controllo lungo la rete delle strade 7imperiali che si dipartivano dalla capitale.

Traiano creò anche una nuova guardia del corpo costituita da soldati a cavallo detti "equites singulares". Forte di 500 unità, in seguito portate a 1000, il corpo era costituito da uomini selezionati con cura, soprattutto fra i Germani e i Pannoni dei reggimenti della cavalleria ausiliaria. Con la nuova istituzione Traiano dimostrava di fidarsi degli ausiliari e degli stra7nieri non meno che della guardia pretoriana che era composta soprattutto da Italici.

Ma queste non furono che piccolo misure preliminari prima di mettersi all'opera per quello che doveva essere il pro7prio monumento, cioè l'inaugurazione di una politica ci conquiste che avrebbe dovuto eclissare perfino l'eroe Giulio Cesare.

2.Operazioni militari e morte



Prima di ogni altra cosa, Traiano era deciso di andare ben oltre la soluzione di compromesso messa in atto da Domiziano col re della Dacia, Decebalo. Respingendo ogni pacifica soluzione, rinnovò la 7guerra contro quest'ultimo e con 2 serie successive di operazioni (101-102 d.C., 105-106 d.C.) occupò tutta la Dacia, riducendola allo stato di provincia dell'impero. In questo modo egli condusse a termine l'ultima grande conquista dell'antica Roma e, con l'occasione, mise le mani su un immenso bottino, tra cui una gran quantità di oro.

Le operazioni militari della spedizione sono riprodotte con meticolosa precisione nei bassorilievi che si avvolgono a spirale intorno alla colonnaeretta nel foro che porta il nome dell'imperatore, a Roma (colonna Traiana). L'esercito imperiale probabilmente era forte di 400.000 uomini, fra cui 180.000legionari ripartiti in 30 legioni; e gli uomini, anziché essere in maggioranza it7alici come nel passato, erano quasi tutti coscritti di origine provinciale.

Gli ausiliari erano ancora più numerosi, superando le 200.000 unità. V'erano ancora circa 11.000 uominiappartenenti a corpi regolari o semiregolari, originari da varie nazionalità dell'impero e organizzati in compagnia di circa 300 uomini. La creazione di questi corpi, chiamati numeri (unità), osymmachiarii (alleati), rappresentava un tentativo di met7tere a frutto le particolari attitudini dei vari gruppi etnici.

In Oriente Traiano arrotondò la frontiera creando la nuova provincia d'Arabia con capitale Petra, ora in Giordania (105-106 d.C.). I veri propositi di tale invasione dovevano porre termine una volta per sempre al problema rappresentato dal popolo dei Parti e che non poteva avere soluzione se non con la distruzione o l'annessione del paese. Così nel 114 d.C., Traiano invase vittoriosamente l'Armenia e la Mesopotamia settentrionale, mentre l'anno seguente conquistò la capitale dei Parti, Ctesifonte, e marciò verso sud fino alla f7oce del Tigri nel golfo Persico.

Ma nel 116 d.C. gli Ebrei della diaspora, indispettiti per la tassa imposta alle loro comunità (il fiscus iudaicus) si sollevarono con una violenza che non aveva precedenti in numerosi centri disseminati in tutto il Levante e nel Medio Oriente. La rivolta venne selvaggiamente repressa ma nel 116 d.C. le regioni meridionali del territorio si sollevarono in una sommossa generale, ed i Parti assalirono le basi romane sia nella Mesopotamia setten7trionale, sia nell'Adiabene(Assiria) e nell'Armenia.

Le linee di comunicazione di Traiano furono minacciate e attaccate in più punti. Tuttavia, i Romani riuscirono a riprendere un certo controllo della situazione, e perfino a mettere una marionetta di re su trono di Ctesifonte, anche se poi questo personaggio non seppe affermarsi saldamente. Prima che il fallimento dell'impresa divenisse evidente, tuttavia, Traiano si era posto in viaggio alla volta di Roma. Ma era giunto appena a Selinus, in Cilicia (Asia Minore sud-orientale), quando fu immobilizzato da un attacco di idropisia, presto complicato da un colpo apoplettico, e improvvisamente morì.


3.Traiano statista e filantropo



Nelle pause tra una guerra e l'altra, Traiano aveva trovato il tempo di rivelarsi efficace organizzatore dell'amministrazione77 civile. Fu anche un oculato statista e filantropo, interessato alle condizioni dei suoi cittadini e pertanto attento nelle riforme sociali e politiche.

Aderì sempre alle forme costituzionali della tradizione confermando fedelmente i privilegi del senato. Anche le necessità materiali della popolazione attrassero la sua attenzione, ed i rifornimenti di grano f7urono assicurati, mentre continuarono le distribuzioni gratuite a un numero di persone maggiore di prima. Liberò molta gente che era stata ingiustamente imprigionata da Domiziano e restituì una gran quantità di proprietà private che Domiziano aveva confiscato.

Un'altra istituzione di Traiano fu l'introduzione degli "alimenta", cioè di un sistema di sussidi economici per 7i fanciulli poveri. Non vennero più richiesti i donativi fatti in occasione dell'elevazione al trono, che invece i sudditi di Roma erano stati costretti a offrire agli imperatori precedenti, e fu alleggerito il balzello delle tasse provinciali.

E' giunta fino a noi una serie di lettere dirette da Plinio all'imperatore con le relative riposte che rivelano l'umana preoccupazione di Traiano per il benessere dei provinciali - insieme con una sospettosa preoccupazione per la sicurezza interna e una tendenza paternalistica a interferire negli affari delle città autonome se la loro conduzione destava dubbi. In una lettera Plinio chiede come doveva comportarsi con la setta dei cristiani.

"Essi non sono da perseguitare," rispondeva Traiano, "sono da punire solo quelli che vengono denunciati e convinti di colpa, con la riserva che se uno nega di essere cristiano e lo dimostra co77n gli atti - cioè onorando i nostri dei - allora, anche se di lui si è sospettato nel passato, può ottenere il perdono per la sua penitenza". La replica, in cui la fermezza è temperata dal disgusto per l'eccessiva severità, dimostra che l'imperatore cercava di abbassare la temperatura, piuttosto che gettare olio sul fuoco.

Nel corso del suo regno l'impero finalmente impegnò le sue risorse per il miglioramento delle condizioni di vita piuttosto che sulle nuove conquiste. Furono anche fatti programmi sempre più ampi di lavori pubblici, tra cuila realizzazione di una grande rete di strade con relativi ponti in tutto il vasto impero. Traiano rafforzò la viabilità restaurando le principali strade che si diramavano dall'Urbe collegandola al resto dell'Impero.

La colonia fondata per l'insediamento dei soldati congedati a Thamugadi, nella Numidia, nell'anno 100 d.C., con la tipica planimetria dell'accampamento militare, con l'edificio del senato, la basilica ed il foro all'intersezione delle due strade principali, ci ha lasciato dei ruderi che sono i più completi fra quelli che possono vedersi in Africa.

In Italia l'ultimo degli acquedotti per l'alimentazione della capitale, quello dell'Aqua Traiana, consentì un sostanziale aumento della dotazione quotidiana degli abitanti. Alimentato da sorgenti nella region77e del lago Sabatinus (Bracciano), l'acquedotto arrivava fino al colle del Gianicolo - azionando i mulini esistenti nella zona - quindi attraversava il fiume e finiva, come hanno rivelato recenti scoperte, sul colle Esquilino (Oppio).


4.Famose opere pubbliche



Le famose terme di Traiano sorgevano sul colle Esquilino , fatte costruire sopra l'ala principale della neroniana Domus Aurea e inaugurate nel 109 d.C.Sebbene al giorno d'oggi non rimanga molto delle terme, la loro planimetria può essere ricostruita alm7eno approssimativamente. E da qu7el che è rimasto si comprende che la costruzione per grandiosità doveva superare qualunque cosa mai veduta in precedenza; in altre parole, si trattò delle prima terme cittadine di grandi dimensioni e che in tempi successivifurono imitate 11 volte.

Gli impianti termali che formavano il nucleo del complesso di Traiano avevano dimensioni triple di quelle delle vicine terme di Tito. Al centro v'era un enorme salone sormontato da cupola, e nel recinto circostante erano ospitate tutte le molteplici attività di un centro sociale. L'opera imponente e progettata con criteri utilitaristici del tutto m7oderni, era il frutto del genio di Apollodoro di Damasco, un architetto che seppe servirsi con maestria della tecnica del calcestruzzo, affidandosi ad essa per la realizzazione di aeree volte, di archi e di absidi.

Apollodoro fu anche il progettista del foro di Traiano, l'ultimo, il più complesso e il più sontuoso dei fori che i vari imperatori fecero costruire intorno all'originario foro romano. Esso aveva forma press'a poco rettangolar7e (metri 164 x metri 108), che venne ricavata tagliando e asportando tutta la parte più bassa del colle Quirinale. V'erano biblioteche in lingua latina e greca, che però, come la maggior parte del complesso, non sono più visibili; mentre sta ancora in piedi la colonna eretta per celebrare la conquista della Dacia.

In prossimità sorgeva la sala colonnata e absidata della Basilica Ulpia. E la grande piazza delimitata da colonne, terminante a nord e a sud con ampliamenti semicircolari (exedrae), ospitava la statua equestre dell'imperatore.

La parete curva a nord formava la facciata dei Mercati Traianei, che si estendevano al di là della stessa, ma più in alto. Questo elaborato complesso sviluppava con abilità la formula familiare del mercato cittadino rispondendo alle esigenze maggiormente varie e più impegnative della metropol7i dell'impero. Realizzato con 3 livelli di terrazze sul pendio collinare reso artificialmente ripido, l'intero complesso ospitava più di 150 negozi e uffici.

Il materiale impiegato per l'intera costruzione fu il calcestruzzo rivestito di durevoli mattoni cotti al forno, che da allora in poi furono spesso utilizzati, senza il parametro esterno del marmo o pietra, anche a scopo puramente decorativo. Il punto centrale del complesso e7ra la sala del mercato, costruita da uno spazio rettangolare coperto con volta a crociera, lunga 25 metri e larga circa 9.

Traiano fece anche costruire ex novo, nell'arco di 12 anni (100-112 d.C.), sempre dall'architetto greco-nabateo Apollodoro di Damasco, il celeberrimo porto di Traiano esagonale nella zona di Fiumicino (i cui resti sono ancor oggi imponenti) che collegava Roma con le region7i occidentali dell'Impero e che fu collegato con un nuovo canale al Teverein modo da facilitare il trasferimento delle derrate a Roma.


5. "Optimus princeps"



Numerosi motti sulle monete di Traiano ed il "Panegirico" scritto da Plinio il Giovane, riecheggiano il desiderio 7del sovrano di essere considerato il servo ed il benefattore del genere umano, il rappresentante del cielo sulla terra.

Il suo intento fu quello di governa7re non come dominus (signore), ma comeprinceps (primo uomo dello stato), appellativo inventato da Augusto e che si trova unito allo speciale titolo di Optimus (migliore) - reminiscente di Jupiter Optimus Maximus - in una grande serie di monete emesse a partire da 103 d.C.

La sua politica militare, aveva corris7posto pienamente alle ambizioni personali, e i senatori del tardo impero si sentivano dalla parte della ragione quando esprimevano il desiderio che l'imperatore fosse "più fortunato di Augusto e migliore di Traiano" (felicior Augusto, melior Traiano). Ed Eutropio, che ci ha tramandato l'aneddoto, dice chiaramente che anche lui riteneva Traiano superiore ad Augusto, ammirandone soprattutto il rispetto dei privilegi del senato.

Un altro storico, Floro, detto anche Lucio Anneo Floro o anche Giulio Floro, considerava il suo regno come un miracolo di rinascita della romanità. Traiano era alto e di corporatura 7ben fatta, e aveva un'aria di dignità che veniva accentuata dal precoce incanutimento dei capelli.

Dione Cassio scrisse di lui: "era particolarmente eminente per giustizia, per coraggio e per semplicità di abitudini. Non era invidioso, né fece assassinare alcuno, ma onorò ed esaltò tutti gli uomini buoni, senza eccezione, e per questo non temette, né odiò alcuno. Ai calunniatori prestò scarsissima attenzione e non era schiavo dell'ira. Rifuggiva dall'impossessarsi del de7naro altrui e dalle uccisioni ingiuste. Spese grandi somme di danaro nelle guerre e grandi somme nelle opere di pace. Amava entrare nelle case dei provati cittadini, magari senza scorta, e ivi gioire della visita..."

Traiano e la sua famiglia simboleggiarono l'ascesa dell'elemento provinciale nella classe do7minante. Sua moglie Pompea Plotina, una donna dall'aspetto austero che gli era molto legata - e che lo assistette al letto di morte - proveniva da Nemausus, città della Gallia meridionale (odierna Nîmes), romanizzata quanto l'originaria Spagna, o anche più. La donna e la sorella dell'imperatore, Ulpia Marciana, verso il 105 ricevettero ambedue il titolo di "Augusta" e, quando verso la fine dell'anno Marciana morì, venne divinizzata ed il titolo passò alla figlia Salonina Matidia. Anche al padre di Traiano, Marco Ulpio Traiano, erano stati concessi onori divini.








sabato 3 settembre 2022

L'antica Roma e la Cina erano a conoscenza della reciproca esistenza?


Sì, sapevano dell'esistenza reciproca, anche se tale conoscenza era molto sfuocata.


I cinesi della dinastia Han videro sicuramente la formazione Testudo dei Romani.
Il fatto è che, nel 1 d.C., Roma e la Cina avevano ben poche ragioni per comprendersi pienamente. Sapevano solo che esisteva la Via della Seta. I commercianti romani sapevano che andando ad est c'erano grandi mercati, e i commercianti cinesi sapevano che andando ad ovest c'erano grandi mercati. A loro importava solo che il sistema funzionasse. Come funzionava esattamente? A loro non importava così tanto.

venerdì 2 settembre 2022

Quale uomo dell'antichità fu inaspettatamente un romantico?

Ma voi riuscite ad immaginarvi uno come Pericle che manda un bacio volante alla sua bella prima di andare e mentre rincasava dall'agorà?



Pericle, il grande capo della democrazia ateniese nei decenni centrali del V secolo a.C., era un uomo molto attento alla propria immagine pubblica.

Serioso e con l’andatura compassata, possedeva modi riservati e davanti alla gente appariva solenne e decoroso. Nella vita privata era invece un uomo appassionato.

Sua moglie apparteneva alla sua stessa classe sociale; con lei ebbe due figli, ma intorno al 450 a.C., però, Pericle decise di divorziare perché si era innamorato di un’altra donna, Aspasia.

Secondo Plutarco, Pericle, che aveva superato da poco i quarant’anni, ne era talmente innamorato che:

ogni giorno, quando usciva di casa per andare all’agorà e quando ne rientrava, la salutava sempre con un bacio”.

Un’effusione inaudita per gli ateniesi, soprattutto per uno come lui. Poiché Aspasia non poteva divenire moglie di Pericle, questi ne fece la propria concubina.


giovedì 1 settembre 2022

Quale civiltà fu la prima a propugnare che la “legge è uguale per tutti”?

Nell’antico Egitto le sedute giudiziarie erano pubbliche, spesso tenute alle porte dei templi.



Non c’erano leggi scritte e fisse cui fare riferimento, ma a una serie di pronunciamenti che partivano dagli editti del faraone, passando attraverso le decisioni delle autorità locali.

La parola data e i giuramenti avevano valore legale. Il ruolo dei giudici era dirimere le controversie, proteggendo gli umili e i deboli dagli abusi dei potenti.

La figura dell’avvocato non esisteva e ciascuno esponeva il caso in prima persona. Ruoli fondamentali lo avevano i parenti e i testimoni.

Il giudice aveva piena autorità per decidere chi andasse punito e quale pena infliggere. L’antico Egitto rappresenta il primo caso nella storia in cui “la legge è uguale per tutti” (almeno in teoria).

Infatti sotto il profilo dei diritti legali, uomo e donna, ricco e benestante, nobile e contadino, erano uguali.

Esisteva inoltre la possibilità di ricorrere in appello: se insoddisfatti del verdetto emesso dal tribunale del villaggio, ci si poteva rivolgere a quello della città per poi risalire fino al giudice ultimo, il visir.