domenica 31 luglio 2022
Come Giulio Cesare si vendicò del suo assassinio nel 44 a.C.
sabato 30 luglio 2022
Chi denigrò nella maniera più spiritosa un esercito?
Nel 192 a.C. il re della Siria Antioco III, sognando di sconfiggere i romani, accolse alla propria corte Annibale e lo nominò consigliere.
Il celebre condottiero cartaginese, infatti, pur avendo perso la seconda guerra punica, era ancora considerato una delle menti belliche più geniali del suo tempo.
Antioco gli mostrò quindi tutta la sfarzosità del proprio esercito, che comprendeva fanti con insegne d’oro e d’argento, carri falcati, elefanti con le torri, cavalleria bardata con un luccicante corredato di morsi, selle, collari, falere.
Si volse verso Annibale e gli chiese: “Cosa ne pensi? Si può, nel complesso, paragonare questo esercito a quello dei romani? Basterà per loro?”
E il cartaginese, facendosi gioco della mollezza e dell’inettitudine bellica di quei soldati dal lussuoso equipaggiamento, rispose: “Basterà, credo davvero che possa bastare, anche se i romani sono molto avidi”.
La battuta fu spiritosa: il re aveva chiesto un parere sull’entità del suo esercito, una stima adeguata; Annibale invece, con la sua risposta, ci vedeva già una preda di guerra.
venerdì 29 luglio 2022
Perché i Romani avevano scudi rettangolari e i Vichinghi scudi rotondi?
I Romani avevano scudi quadrati per una ragione non ovvia (tra le altre) e per il fatto che erano un esercito di professionisti.
I vichinghi erano combattenti individuali, i romani si comportavano come un gruppo. L'uso di scudi quadrati consente di coprire completamente un'area specifica per creare uno scudo più grande se usato in modo coordinato.
giovedì 28 luglio 2022
Le 7 meraviglie del mondo antico se fossero durate nel tempo come si presenterebbero oggi ?
LE PIRAMIDI DI GIZA
I GIARDINI DI BABILONIA
ALESSANDRIA E IL SUO FARO
COLOSSEO DI RODI
IL MAUSOLEO DI ALICARNASSO
ZEUS AD OLIMPIA
IL TEMPIO DI ARTEMIDE A EFESO
mercoledì 27 luglio 2022
Perché nelle arene il combattimento tra uomo e animale era considerato più pericoloso di quello tra due gladiatori?
Perché l'animale non è prevedibile, un uomo invece lo puoi controllare.
A differenza di ciò che Hollywood vuole far credere da decenni, i combattimenti gladiatorii non erano ecatombi umane così immani.
Vero che a seguito di campagne militari particolarmente importanti una percentuale di schiavi finiva a combattere nelle arene o che per alcuni di loro quella era una condanna morte.
Ma nel caso dei gladiatori rinomati e che si erano conquistati un nome e una certa fama, costituivano un vero e proprio investimento al quale il lanista (l'impresario dei giochi) raramente rinunciava.
Quindi gli spettacoli tra gladiatori umani spesso si concludevano con la grazia per lo sconfitto: lo scopo era dar vita a un bello spettacolo e basta.
Invece le venationes (combattimenti contro animali) non erano spettacoli così apprezzati. In molti casi essi poi nascondevano delle condanne a morte più spettacolari, visto che si mandavano uomini senza armatura o con armi di legno contro leoni o orsi.
martedì 26 luglio 2022
Perché la formazione a quadrato aveva così tanto successo contro le cariche di cavalleria?
Perché la cavalleria non poteva caricare direttamente attraverso una parete di punte d'acciaio, né superare la formazione.
Come molti hanno già detto, i cavalli sono molto simili agli umani in quanto non amano essere impalati da oggetti appuntiti. Così la cavalleria, quando era impiegata contro la fanteria equipaggiata di tali armi, normalmente provava a superarla o a sfruttare eventuali lacune nella formazione.
Una formazione di linea profonda è normalmente impenetrabile dalla parte anteriore.

Una formazione di linea sottile può essere meno minacciosa per la cavalleria, a meno che non abbia abbastanza potenza di fuoco.

Una formazione densa di picche non può essere penetrata dalla cavalleria.
Un quadrato vuoto può proteggere le unità vulnerabili. I quadrati sovrapposti possono sostenersi a vicenda con archi o armi da fuoco.
lunedì 25 luglio 2022
Perché tanti considerano Annibale uno dei più grandi generali della storia del mondo quando perse la guerra più significativa in cui fu coinvolto?
Perché Annibale fu davvero uno dei più grandi generali della storia. Tuttavia, il suo stesso impero sostanzialmente fece fallire la campagna di Annibale e lo fece perdere.
Annibale che si erge sui romani morti con i suoi compagni da qualche parte nelle Alpi
Nel corso della storia c'erano stati molti geni militari (come Manstein e Brusliov) che avevano combattuto valorosamente dal lato perdente, eppure continuavano ad infliggere colpi micidiali ai nemici.
Annibale era uno di quei generali.
Era, senza dubbio, un comandante che era molto in anticipo sui tempi, anche se stava lottando per una causa persa.
Ha radunato con successo un esercito di oltre un migliaio di uomini, insieme ad alcuni elefanti, e li ha portati in un viaggio molto difficile attraverso la Spagna e le Alpi.
Rimase quindi in Italia per quasi 16 anni.
E, con poco o nessun aiuto da parte di Cartagine, sconfisse ogni esercito romano che affrontò in Battaglia, il tutto finanziandosi la guerra da solo.
Una delle sue più grandi vittorie a Canne uccise 48.000 truppe nemiche, ed è ancora studiata nelle accademie militari occidentali.
E Canne fu solo una delle sue vittorie: sconfisse anche i romani al Lago Trasimeno e a Trebia, perdendo pochi uomini nel processo ma infliggendo gravi perdite ai suoi nemici ogni volta.
In effetti fu così bravo che i romani sapevano di non poterlo battere e avviarono una politica di contenimento, usando ciò che restava dell'esercito romano per costringere Annibale a inseguire un'oca selvatica attraverso le Alpi per assottigliare le sue linee di fornitura.
Ciò ha funzionato abbastanza a lungo da distrarre Annibale dal vero combattimento, e negli anni successivi ha permesso a Roma di lanciare un'invasione su Cartagine, costringendo con successo Annibale a ritirarsi nella sua madrepatria per proteggerla da un destino certo per mano dei romani.
Ma quando lasciò l'Italia per combattere gli altri romani, Annibale, sebbene non avesse sconfitto Roma, l'aveva praticamente schiacciata.
L'economia delle Repubbliche era in rovina dopo 16 anni di combattimenti, il 20% della popolazione maschile era stata massacrata e la guerra aveva lasciato l'esercito in frantumi e disperato.
Anche se alla fine Roma aveva costretto Annibale a lasciare l'Italia, lo fece a caro prezzo.Al diavolo, se ciò che ha fatto ai romani lo ha reso un "cattivo generale" - allora non credo che ci sia mai stato un "buon" generale.
"Ma Alex!" Ti sento dire “Indipendentemente da quanto fosse bravo in combattimento Annibale, perse comunque la guerra. Sicuramente se fosse stato un così grande comandante, avrebbe preso Roma e fatto crollare la Repubblica”
Oh, ma Annibale era molto vicino al collasso di Roma. Infatti dopo la battaglia di Canne, Annibale stava conducendo un'offensiva verso Roma.
Tuttavia, il problema è che stavano iniziando a mancare le scorte e il sostegno da parte della popolazione locale dopo 16 anni di guerra in tutta Italia.
Vedendo Roma nel mirino, Annibale mandò immediatamente un messaggero per avvertire Cartagine che era alla periferia di Roma e aveva immediatamente bisogno di nuovi rifornimenti, uomini ed elefanti per prendere la capitale.
Tuttavia Cartagine ha rifiutato di inviargli aiuto.
Una ragione piuttosto "sgradevole" di questo rifiuto fu perché l'ultima volta che il senato cartaginese inviò aiuti ad Annibale - i soldati, i rifornimenti e gli elefanti furono intercettati e massacrati dalle truppe romane nella battaglia del Metauro, che causò anche la morte del fratello di Annibale, Asdrubale.
Dopo quell'incidente, il senato cartaginese (che era sempre leggermente sospettoso di Annibale) decise che non avrebbe inviato più truppe, a prescindere dal fatto che Annibale avesse avuto informazioni su Roma.
Invece, Cartagine chiese ad Annibale di attaccare Roma per porre rapidamente fine alla guerra senza rifornimenti o equipaggiamento adeguato.
Tuttavia, Annibale rifiutò.
A differenza del senato cartaginese, Annibale sapeva che senza un vero esercito, prendere Roma sarebbe stata meno una battaglia e più un massacro considerando quanto fosse grande e ben difesa la capitale rispetto ad altre città di quel tempo.
Con Annibale incapace di prendere Roma, i romani guidati dal geniale comandante Scipione lanciarono la propria invasione di Cartagine per allontanare Annibale da Roma.
Ha funzionato.
Annibale fu costretto a lasciare l'Italia dopo 16 anni di combattimenti, anche se era sul punto di distruggere la Repubblica.
Annibale fu infine sconfitto da Scipione nella battaglia di Zama che pose fine alla guerra, tuttavia questa sconfitta non fu colpa sua.
Cartagine diede ad Annibale le forze più inesperte che avrebbero dovuto vincere contro Scipione e le sue ben addestrate forze romane, alcune delle quali erano veterani della battaglia di Canne che desideravano la testa di Annibale su un piatto d'argento.
Dopo aver perso la guerra, Annibale fuggì da Cartagine in Anatolia dove trascorse il resto della sua vita prima di suicidarsi.
Nel complesso, Annibale, sebbene abbia perso la sua "più grande guerra", è stato uno dei migliori comandanti di tutta la storia.
Ha vinto praticamente ogni battaglia in cui si trovava, ha quasi fatto crollare la repubblica romana, e ha inventato molte tattiche (come la guerriglia) che usiamo ancora oggi.
Era , senza dubbio, in cima alla lista dei grandi comandanti militari per un'ottima ragione.
domenica 24 luglio 2022
I soldati romani non erano esposti dalla vita in giù senza adeguate protezioni? Alcuni colpi ben mirati avrebbero potuto rendere inoffensivi soldati romani.
Il centuriano in alto indossa un gambale (un'armatura che proteggeva solo la gamba sinistra). Ha la mano destra che tiene il proprio scudo in avanti.
Quel bassorilievo mostra la posizione di combattimento di un singolo soldato romano che in realtà sarebbe stato parte di una fila che componeva un "muro di scudi".
Il motivo per cui si trova così è perché è protetto da qualsiasi attacco e può fare un passo avanti e colpire con la spada quando ne ha l'opportunità.
Erano i soldati meglio addestrati e disciplinati in Europa. Come hai intenzione di avvicinarti abbastanza a quel ragazzo per attaccare i suoi piedi? Se ci provassi, probabilmente ti farebbe cadere a terra con il suo scudo e ti taglierebbe un piede o una gamba per poi fare un passo indietro.
Il bassorilievo mostra un'immagine simile ma il gambale è omesso. Lo scopo di questa immagine era molto probabilmente quello di enfatizzare il fatto che il soldato facente parte del "muro di scudi" era sotto il comando del "sergente" dietro di lui con un bastone.
La barriera di scudi umani dominò i campi di battaglia europei fino all'introduzione di arcieri più potenti e della cavalleria montata.
Molto probabilmente, le asce da lancio dei Franchi potrebbero essere state progettate per "rimbalzare" sotto la superficie degli scudi e causare lesioni alle gambe.
sabato 23 luglio 2022
I Romani costruivano gli accampamenti tutte le notti durante le campagne militari? Li smantellavano successivamente? Gli avversari hanno mai utilizzato il loro campi abbandonati contro di loro?
Si, si, no. Almeno che io ricordi.
Da quanto venne attuata la Riforma Mariana gran parte del peso da trasportare si spostò dai carri alle schiene dei legionari, i soldati stessi trasportavano tutti i materiali necessari per fortificare l'accampamento. Trasportavano i tronchi per le palizzate, tutti insieme, e successivamente li assemblavano sotto la direzione degli ingegneri legionari in 2 o 4 ore a seconda delle condizioni. Una volta costruito, l'accampamento era una cittadina da 5.000 persone, e veniva disposta, tutte le volte, esattamente allo stesso modo con le stesse esatte dimensioni; gli ingegneri andavano in avanscoperta, alla ricerca di terreni e li sorvegliavano fino all'arrivo della legione.
Va specificato che in 2–4 ore era incluso anche il tempo di costruzione del fossato intorno all'accampamento così come ogni altro lavoro necessario per appianare il terreno. I progetti cambiarono lungo il tempo, ma quello in vigore in un dato momento era l'unico utilizzato.
E lo stesso tempo veniva impiegato per abbattere l'intera costruzione, per poi ripartire in marcia per altri 30 km o più.
venerdì 22 luglio 2022
Qual è l'incidente diplomatico più antico di cui si ha traccia?
Nel XIV secolo a.C., vi fu un’occasione in cui una serie di fraintendimenti e di incidenti degenerarono in una guerra tra impero Ittita e regno Egizio. L’incidente in questione, è passato alla storia col nome di “Affaire Zannanza” ed è estremamente affascinante, se non altro perché sono pervenute sino a noi le corrispondenze tra i due popoli.
(Ittiti ed Egizi erano soliti scambiarsi occasionalmente tenere carezze a fil di spada)
Intorno al 1350 a.C., le redini dell’impero Ittita furono assunte dal re Šuppiluliuma, le cui numerose gesta sono raccontate in una lunga cronaca, redatta da suo figlio e chiamata le “Gesta di Šuppiluliuma”. Grazie a questo prezioso documento dell’epoca, molto sappiamo delle gesta del sovrano. Sappiamo innanzitutto che fu un buon condottiero, poiché condusse varie campagne militari, in particolare nell’odierna Siria, ieri come oggi terra di guerre ed interessi.
Proprio questa propensione alla guerra richiedeva anche una certa padronanza dell’arte diplomatica, per tessere alleanze o comunque scendere a patti con popoli vicini, tra i quali spiccavano tra tutti i vicini Egizi.
Fu così che un giorno alla corte di Šuppiluliuma giunse una lettera reale dall’Egitto. Di essa conosciamo il contenuto grazie alle già citate cronache del tempo:
“Mio marito è morto. Non ho figli. Ma dicono che tu hai molti figli. Se mi volessi dare uno dei tuoi figli, diventerebbe mio marito. Non vorrei mai prendere uno dei miei servitori e farne un marito”.
Per quanto riguarda l’autore della lettera, le cronache di riferimento parlano di “Dahamunzu”, che in Ittita significava semplicemente “la moglie del re”. Ora, dobbiamo immaginarci un Šuppiluliuma quanto meno perplesso, poiché i reali egizi non sposavano stranieri! Egli decise dunque di inviare un suo uomo fidato in Egitto, affinché questo scoprisse la verità sulla questione.
Quando il fedele messaggero tornò in patria, dopo la sua missione diplomatica, consegnò al re una nuova lettera della regina egizia, il cui contenuto, seppur frammentario, è stato ritrovato negli archivi della capitale Ittita di Hattusa. Il contenuto così recita:
“Perché dici ‘Stanno cercando di ingannare me?’ . Se avessi avuto un figlio avrei forse parlato della vergogna mia e del mio paese a un paese straniero? Voi non mi credete e parlate a me in questo tono! Colui che era mio marito è morto. Non ho figli. Mai prenderò un mio servitore per farne un marito! Non ho scritto ad altri paesi stranieri. Ho scritto soltanto a voi. Dici che hai molti figli; dammene uno dei tuoi. Diventerà mio marito. In Egitto sarà re!”
Le cronache riportano inoltre che un ambasciatore egizio, venuto al seguito del messaggero ittita, intervenne dicendo:
“Oh mio Signore! Questa è la vergogna del nostro paese! Se avessi un figlio del re, dovrei forse andare in un paese straniero e chiedere un signore per la nostra terra? Niphururiya (il re egizio) è morto. Non ha figli! La moglie del nostro signore è sola! Cerchiamo un figlio di nostro Signore (Šuppiluliuma) per il regno d’Egitto. E per la donna, nostra Signora, lo cerchiamo come marito! Inoltre non andiamo in altri paesi, veniamo solo qui! Ora, oh nostro Signore, dacci un figlio dei tuoi!”
Pare che a quel punto il sovrano Ittita si convinse, scegliendo di mandare in Egitto il quarto dei suoi figli, Zannanza. Qui iniziarono i guai, poiché nel suo viaggio verso l’Egitto, Zannanza e la sua scorta caddero vittime di un’imboscata ad opera di sconosciuti, finendo tutti uccisi. La notizia giunte in poco tempo alla corte del sovrano, il quale si disperò, addossando le colpe agli Egizi. Egli, secondo le cronache proferì le seguenti parole:
“Oh dei! Non ho compiuto alcun male, ma il popolo di Egitto mi ha fatto questo! Hanno anche aggredito i confini del mio paese!”
Dopo la morte del figlio, pare che il sovrano si vendicò dichiarando guerra all’Egitto e devastandone i possedimenti nel sud della Siria, nonostante gli avvertimenti del nuovo re egizio Ay di non attaccare, poiché il suo popolo era estraneo alla morte di Zannanza. Tragedia nella tragedia, furono probabilmente i prigionieri egizi portati nei confini ittiti a seguito della guerra, a veicolare una terribile epidemia di peste che devastò il regno anatolico e per la quale perì Šuppiluliuma stesso.
Riguardo l’identità della regina egizia rimasta vedova, forse potremmo identificarla con Ankhesenamon, poiché fu essa successivamente a sposare Ay, il quale divenne nuovo sovrano d’Egitto. Azzardando un’ipotesi, potrebbe esserci proprio Ay dietro la morte di Zannanza, poiché fu quello che ne guadagnò di più. Difficile però dirlo con certezza.
In basso, volto raffigurante Ay, Berlino
giovedì 21 luglio 2022
Alessandro Magno perse davvero qualche battaglia in India o si ritirò?
L'ultima battaglia in India fu la più dura di tutte, fu una carneficina da entrambe le parti, in questa battaglia Alessandro perdette anche il suo amato cavallo Bucefalo, che da più di dieci anni lo accompagnava nel suo viaggio, da quando gli fu regalato da suo padre Filippo.
Dopo questa battaglia l'esercito demoralizzato e stanco di marciare da mesi in mezzo a giungle e paludi infestate da serpenti velenosi e coccodrilli si ammutinò e Alessandro alla fine dovette cedere e dare ordine di tornare indietro verso Babilonia.
Lungo la strada del ritorno commise un errore strategico, decise di raggiungere Babilonia viaggiando lungo la sponda nord del mare Arabico, l'unica regione del suo nuovo impero dove ancora non era stato, il terribile deserto della Gedrosia, che separa l'India dalla Persia, che causò all'esercito di Alessandro un numero di perdite quasi superiore a quelle della campagna militare in India. In 60 giorni di marcia morirono 12.000 uomini, e andò perduto quasi tutto il bestiame che accompagnava l'esercito e quasi tutto il convoglio con rifornimenti e bagagli. All'arrivo a Babilonia l'esercito di Alessandro distrutto dopo anni di guerra e di terribili marce nei deserti assomigliava più a un'armata di morti viventi che al temibile esercito partito da Pella oltre 10 anni prima.

mercoledì 20 luglio 2022
Le legioni romane erano le migliori forze di combattimento del mondo antico. Come mai subirono sconfitte schiaccianti dai popoli germanici e persiani?
Le famose sconfitte schiaccianti subite contro i germani (Teutoburgo) e i persiani (Carre), in pratica si spiegano con ragioni che non avevano a che fare con la forza della legione, bensì con la inettitudine dei comandanti, due politici: il primo con scarsa dimestichezza della materia militare (Varo) e l’altro completamente privo (Crasso).
Di fatto non ci fu nessun popolo all’epoca che non finì, alla fine vinto dai Romani. I famosi Caledoni delle Highlands scozzese, riuniti sotto Il Duce Calgano, vennero infine vinti dal generale romano Agricola, nella battaglia del Monte Graupio; sennonché erano così povere le Highlands che si decise abbandonarle una volta vinta l’ultima resistenza dei Caledoni.
Per la medesima ragione non fu occupata l’Ibernia, dove ci si limito a creare un sistema di forti (di sorveglianza) nell’area dove oggi sorge Dublino.
Stessa cosa avvenne in Germania: poiché la civiltà romana aveva un costo e per tanto non era economicamente sostenibile estenderla a terre completamente sterili. Infatti, sebbene i non addetti ai lavori non ne siano a conoscenza, non è vero che i romani dopo il massacro di Teutoburgo si ritirarono bastonati dalla Germania: sarebbe stato impossibile lasciare il vincitore di un match vittorioso. Ciò avrebbe avuto serie ripercussioni sui rapporti tra “Roma Invicta” e i barbari. Quindi si organizzò subito dopo una rivincita, durante la quale i Romani distrussero tutte le popolazioni germaniche che avevano preso parte all’imboscata di Teutoburgo. In una serie di scontri — culminati nelle grandi battaglie di Idistaviso e del Vallo degli Angrivari — i Romani annichilirono tutti i germani a Est del Reno. Rinunciarono tuttavia a trasformare la Germania Magna in provincia, delegando il governo a principi clienti, poiché economicamente non vantaggiosa.
In quanto ai persiani, dopo Carre i Romani ebbero modo di rifarsi con numerose vittorie (tra gli altri Trajano, Lucio Vero e Settimo Severo che espugnarono la capitale dei persiani) di cui due vittorie totali, nelle quali fu distrutto l’intero esercito persiano, e la Persia si affidò alla misericordia del vincitore. La prima volta se l’impero persiano non fu trasformato in provincia Romana — come proposto dal Cesare Galerio — si deve alla mitezza di Diocleziano, che vedeva come non gestibile un estensione dei confini Romani sino all’India; la seconda volta, a seguito della battaglia di Ninive, la Persia divenne un protettorato romano (lo scia Siroe, noto come Kavadh II, morente fa dell’imperatore Eraclio I il tutore del giovane scià). Ma il beneficio durò poco, dato che arrivarono i maomettani, che conquistarono la Persia e molte province romane.
L’unico condottiero che sia mai riuscito a sconfiggere le vere legioni romane (non gli eserciti barbarici al servizio di Roma del tardo Impero) fu Annibale. La sua abilità di stratega gli permetteva sconfiggere quel rullo compressore che era la fanteria pesante legionaria; anzi riusciva a utilizzarne la forza per poi accerchiarli (dato che frontalmente nessuno riusciva a contrastarli).
Sui persiani poche volte i Romani ottenevano vittorie decisive, in quanto i Persiani raramente accettavano lo scontro campale, preferendo la tecnica della guerriglia o gli attacchi seguiti da ritirate ad opera degli arceri a cavalli.
I Romani, invece in quanto a cavalleria erano scarsi e non la usavano quasi mai in battaglia. Per combattere coi Persiani istituirono squadroni di cavalleria, spesso presi tra i barbari della steppa.
martedì 19 luglio 2022
Perché i combattimenti dei gladiatori romani scomparvero
lunedì 18 luglio 2022
Le atrocità commesse dalla Repubblica Romana
- Crocifissioni di massa
- Decimazione
- Sepolti vivi
- Poena Cullei
- Schiavitù
- Conquiste brutali
domenica 17 luglio 2022
È vero che Giulio Cesare nacque di parto cesareo?
È Giulio Cesare che ha dato il nome al parto?
O il parto che ha dato il nome a Giulio Cesare?
La leggenda vuole che si tratti della prima opzione. Giulio Cesare non sarebbe nato di parto naturale ma appunto di parto “cesareo”, che sarebbe stato così chiamato in suo onore.
In realtà, chi mastica un po’ di latino avrà già collegato “cesareo” al verbo “caedo”, tagliare.
Fin dall’antica Roma esisteva una legge chiamata “Lex Cesarea” che permetteva di estrarre il feto dalle donne morte in travaglio di parto.
E a quanto pare uno degli antenati del nostro Giulio nacque di parto cesareo, acquistando il soprannome di “Cesar”, poi trasmesso ai discendenti.
A conferma del fatto che Giulio Cesare sia nato di parto naturale, c’è da dire che, per molti secoli (fino al 1500) il parto cesareo venne praticato soltanto sulle donne già morte, ma la madre di Cesare morì nel 54 a.C, quasi mezzo secolo dopo aver dato alla luce il figlio.
sabato 16 luglio 2022
I gladiatori erano veramente così muscolosi come Hollywood li ritrae?
No, tutt'altro. Dai dipinti rinvenuti dagli archeologi, dai testi antichi e dalle analisi sui loro resti, è stato scoperto che i gladiatori erano in genere piuttosto in sovrappeso e perfino grassi.
La regione stava nella loro dieta, composta quasi esclusivamente da legumi e orzo, e quasi niente carne. Questa alimentazione ricchissima di carboidrati, ma povera di proteine, aveva l'effetto di farli ingrassare. Se a prima vista può sembrare uno svantaggio, in realtà uno strato di grasso aveva l'effetto di proteggere meglio i muscoli dalle ferite superficiali. Molto utile se consideri che combattevano in pratica senza vere armature.
venerdì 15 luglio 2022
Quale fu una delle proposte più indecenti dell’antichità?
Racconta Curzio Rufo che nel 330 a.C., durante la campagna orientale ai confini dell’Icarnia (attuale Iran), il condottiero macedone Alessandro Magno venne disturbato da un contingente di Amazzoni.
La loro regina, Talestri, richiedeva prepotentemente un’incontro. Aveva fatto tutta quella strada per fare ad Alessandro una proposta indecente:
“Tu che sei il più valoroso degli uomini, genera dei figli con me, che sono la più valorosa delle donne”.
Per 13 giorni il macedone prestò la sua opera. Poi ciascuno tornò alle sue occupazioni.
giovedì 14 luglio 2022
E se anziché instaurare il vallo di Adriano l’imperatore Romano Adriano avesse attaccato i Pitti ?
Noi ci immaginiamo l'Inghilterra di allora come un luogo pieno di boschetti o di grandi spazi aperti ma non era cosi. L'Inghilterra era un luogo di foreste impenetrabili coperte di nebbia, luoghi perfetti per le imboscate ed é proprio cosí che i Pitti attaccavano le legioni romane. Inoltre la Scozia anzi la Caledonia non aveva nulla da offrire in termini di risorse come miniere o altro, quindi perché sprecare uomini e denaro per prendersi territori che non valevano nulla? Molto meglio erigere un muro per difendere le città dagli assalti dei barbari.
mercoledì 13 luglio 2022
Qualche interessante curiosità a proposito dei Longobardi?
Il monaco longobardo Paolo Diacono, vissuto nel VIII secolo (cioè ai tempi della caduta del regno longobardo), racconta che anticamente con il suo popolo combattevano dei cinocefali, ovvero i leggendari uomini dalla testa di cane descritti da Erodoto e altri autori antichi.
Sembra infatti che i guerrieri longobardi indossassero maschere dal muso di cane o di lupo per intimorire i nemici. Sembra però che dopo la conversione al cristianesimo persero in parte questa usanza.
Questa bizzarra pratica non è così strana se la considera nel contesto dei popoli germanici, dove esistevano gruppi di guerrieri che combattevano coperti di pelli di animali, in preda a uno stato di furia e di trance, dovuta a rituali religiosi e all'assunzione di sostanze stupefacenti estratte da funghi e erbe.
I più famosi esempi di questi guerrieri sono i Berserkr vichinghi, che indossavano pellicce di orsi, ma esistevano anche gli Úlfheðnar (al singolare Ulfheðinn, cioè "vestiti da lupi") che invece avevano pelli di lupo. Secondo alcuni, il mito dei lupi mannari potrebbe aver avuto origine dal ricordo di questi guerrieri.
Anche i Longobardi erano un popolo di origine scandinava, quindi non è da escludere che anche loro condividessero questa pratica.
martedì 12 luglio 2022
Come poteva un reggimento di soldati di epoca romana o medievale resistere a una carica frontale di cavalleria senza picchieri a disposizione?
Fortunatamente per noi, ci fu uno scrittore romano che si prese la briga di scrivere un trattato tattico su come organizzarsi militarmente contro gli Alani. Si trattava di un esercito prevalentemente di cavalleria.
11
Essi procedono così disposti. All'arrivo sul posto designato, Egli dispone la cavalleria a circondare il quadrato vuoto della linea di battaglia e invia gli esploratori sul terreno elevato allo scopo di tenere sotto osservazione il nemico. Al segnale convenuto essi si armano in silenzio e una volta armati prendono posizione in linea di battaglia.
12
L'ordine di battaglia è il seguente. Ogni ala di fanteria occupa il terreno elevato dell'area, perché la spedizione avrà luogo in questo tipo di terreno. Prossimi all'ala destra vi sono gli armeni di Vasace e Arbelo, che difenderanno il terreno elevato su quell'ala, perché sono tutti arcieri.
13
Schierati di fronte a loro c'è la fanteria della coorte italiana. Pulcro, al comando della coorte italiana, li guida tutti. Qui egli è al comando, con Vasace e Arbelo e tanto le loro fanterie che cavallerie.
14
Sulla sinistra, tenendo la parte più alta dell'ala, sono disposti questi uomini: gli alleati dell'Armenia Minore, la fanteria leggera del Trapezo e i lancieri della Rizia. Posizionati di fronte a questi ci sono duecento Aplani e i cento Cirenaici, in modo che la fanteria pesante costituisca un baluardo davanti ai giavellottieri, i quali scagliano proiettili sopra di loro dal terreno più elevato.
15
Al centro la fanteria della XV Legione tiene l'intero fianco destro estendendosi ben oltre mezza via dato che i suoi uomini sono molto più numerosi. La parte rimanente del lato sinistro è occupata completamente dalla fanteria della XII Legione, fin sotto il margine dell'ala sinistra. Essi sono schierati con la profondità di otto uomini e in ordine chiuso.
16
I primi quattro ranghi sono legionari, armati di pilum, che ha una punta di ferro lunga e affusolata, Il primo rango li tiene davanti a sé come difesa, così che se il nemico viene vicino a loro, essi conficchino la punta di ferro nei petti dei loro cavalli.
17
Gli [...] uomini dietro a questi del terzo e quarto rango scagliano una salva di pila ovunque trovino un bersaglio, ferendo i cavalli e trafiggendo i cavalieri, e quando un pilum è conficcato in uno scudo o in un corsetto corazzato e si piega, a causa della morbidezza del ferro, rendono il cavaliere impacciato. I ranghi successivi sono giavellottieri.
18
Un nono rango dietro di essi è costituito da arcieri appiedati, quelli dei Numidi, dei Cirenaici, dei Bosforici e degli Itirei.
19
Le macchine da guerra sono schierate dietro ciascuna ala in modo da tirare al nemico che carica dal più lontano possibile, così pure da dietro l'intera linea di battaglia.
20
L'intera cavalleria è schierata assieme dietro la fanteria, divisa tra ausiliari e otto coorti di cavalleria. Le coorti di cavalleria hanno di fronte a sé la fanteria e gli arcieri come protezione. Le rimanenti sei coorti di cavalleria sono al centro [...].
21
Di queste, gli arcieri a cavallo prendono posizione subito dietro la linea di battaglia per tirare sopra di essa e quanti sono giavellottieri o lancieri o armati di spada o di ascia controllano ciascuna ala e attendono un segnale convenuto.
22
Attorno a Senofonte si pone la guardia di cavalleria e circa 200 uomini della fanteria pesante, le guardie del corpo, e in particolare i centurioni aggregati alla cavalleria della guardia o i comandanti delle guardie del corpo, così pure i decurioni della cavalleria della guardia.
23
Attorno a lui anche un centinaio di giavellottieri leggeri della guardia, in modo che osservando l'intera linea di battaglia, essi possano muoversi e porre rimedio a qualsiasi problema dovesse porsi alla sua attenzione.
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Valente, lo stesso uomo al comando della XV Legione, comanda l'intera ala destra, inclusa la cavalleria. Al comando dell'ala sinistra sono i Tribuni della XII Legione.
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Così disposti vi è silenzio finché il nemico si avvicina a distanza di tiro. Comunque, appena essi si sono avvicinati, tutti emettono il più possente e spaventoso grido al dio della guerra e proiettili e pietre sono lanciate dalle macchine, frecce dagli arcieri, giavellotti dai fanti, sia leggeri che pesanti. Pietre sono tirate al nemico dagli alleati disposti in terreno elevato e l'intera salva proviene da tutte le direzioni e concentrata in un unico spazio, in modo da causare confusione tra i cavalli e distruggere il nemico.
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Ci si può aspettare che sotto questo indescrivibile tiro di sbarramento la carica degli Sciti non riesca ad avvicinarsi alla linea di battaglia della fanteria. Se di fatto essi riuscissero ad avvicinarsi, la fanteria imbraccerà gli scudi e si appoggerà con le spalle per ricevere la carica con la maggiore solidità possibile. Nella parte più folta dello scontro, i primi tre ranghi tengono gli scudi sovrapposti l'un con l'altro, in modo da essere i più saldi possibile, mentre un quarto rango lancia i giavellotti sopra le loro teste. Il primo rango affonda o scaglia i pila senza risparmio, sia ai cavalli che ai cavalieri.
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Se il nemico è respinto e si sviluppa una rotta piena, la linea di fanteria si apre e la cavalleria insegue attraverso i varchi: non tutta, ma solo la metà delle coorti di cavalleria, essendo stato indicato in precedenza quali per prime dovessero andare all'inseguimento.
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L'altra metà segue in buon ordine gli inseguitori e non si lascia andare all'inseguimento, così che se la rotta prosegue essi possono continuare l'inseguimento con cavalli freschi e se gli sconfitti si riorganizzano essi possono attaccare quanti si volgono a combattere.
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Allo stesso tempo anche gli arcieri armeni vanno alla caccia tirando frecce mentre avanzano in modo da non dare tregua a quanti sono in fuga. I giavellottieri senza corazza seguono anch'essi a passo di corsa. Né la linea di battaglia della fanteria pesante rimane sul posto, ma avanza a passo rapido anziché lento, così che se si incontra una resistenza più forte da parte del nemico, possa fornire alla cavalleria il proprio muro di scudi.
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Questo è quanto dovrebbe accadere se la fuga prenda il nemico dalla sua prima carica. Se essi si riorganizzano e tentano di ruotare attorno e avviluppare le ali, i fianchi degli arcieri della fanteria leggera devono estendersi verso un terreno ancora più alto, perché io non ritengo che il nemico, vedendo le ali diventare più deboli per la estensione, forzi una strada attraverso di esse e rompa la fanteria.
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Ma se essi aggirassero una o entrambe le ali c'è l'assoluta necessità per la cavalleria di essere portata contro il fianco delle loro lance. Qui la cavalleria veramente cadrà su di loro, non più schermagliando, ma alcuni con le spade che portano ed altri con le asce. Essendo gli sciti non corazzati ed avendo cavalli non protetti [qui si interrompe].
Questo è un testo latino scritto in un'epoca in cui l'esercito romano era una forza armata davvero superba. La tattica descritta sopra non è scritta per un singolo reggimento (che allora non esisteva) ma piuttosto per un intero esercito che lavorava di concerto.
Con questo in mente ecco i punti chiave:
1: Schiera il tuo esercito sulle alture; Ciò ostacola l'avanzata della cavalleria e consente di sparare armi missilistiche sopra le truppe amiche.
2: schiera la fanteria pesante di fronte alle truppe più vulnerabili.
3: La fanteria dovrebbe essere schierata a otto ranghi in profondità, i primi quattro ranghi dovrebbero brandire il pilum come lance ed essere ordinati in formazione estremamente ravvicinata.
4: Dietro di loro devono essere posizionate persone con giavellotti, archi e artiglieria.
5: Un massiccio rilascio di frecce, giavellotti e artiglieria dovrebbe essere ordinato per spaventare e uccidere i cavalli che, si spera, fermino la loro carica durante l'avanzata.
6: Se questa pioggia di missili concentrati fallisce, i primi tre ranghi dovrebbero restare estremamente compatti per formare un muro vivente in modo che riescano a resistere all'impatto dei cavalli e dei cavalieri nel miglior modo possibile.
7: Dopo aver sconfitto la cavalleria, la cavalleria romana e le truppe di arcieri e giavellotti dovrebbero continuare a infierire contro i nemici in modo che non si radunino, non si riformino e non carichino di nuovo.
lunedì 11 luglio 2022
Come facevano i soldati romani a mantenersi idratati?
Prima di ogni marcia i carri venivano riempiti di pentole, provviste e contenitori d'acqua. Il rifornimento per la marcia e il campeggio consisteva fondamentalmente in questi tipi di contenitori. Durante il viaggio esploratori e membri della fanteria venivano inviati a cercare scorte d'acqua mentre il resto dell'esercito si sarebbe accampato.
Le legioni mettevano un po' di aceto (Posca) nell'acqua per sterilizzarla e aggiungere un leggero sapore. Potevano aggiungere anche altre sostanze come il miele. Anche se in quelle circostanze (di guerra) il sapore delle bevande e del cibo era un problema assai secondario. L'importante era bere (posso dire per esperienza che la Posca non è eccezionale tuttavia è ciò che ha dato "forma" alle legioni romane).
Prima di ogni battaglia veniva dato da bere alle prime file e quelle intermedie. Si usava una tazza o un cucchiaio (un grosso cucchiaio). Quando iniziava la battaglia, si riceveva un'altra bevanda non appena si veniva "ruotati fuori" e sostituiti da un'altra formazione. Il che spesso accadeva alla fine della battaglia. Si beveva acqua "in modo ordinato e non casuale". Il che significa che c'erano momenti precisi in cui si poteva bere. I legionari non avevano mense. Né borracce in pelle. Si affidavano ai servitori d'acqua (un uomo o una donna che portava con sé un vaso o una brocca di argilla o di bronzo di acqua pulita).
Questo metodo era piuttosto efficiente.
I soldati bevevano vino dopo le battaglie, se il loro Legatus lo permetteva. Forse piccole quantità di vino anche prima della battaglia. Tuttavia poteva disturbare lo stomaco e intorpidire i sensi. La birra era da escludere in quanto gassava lo stomaco (e faceva spesso fallire gli stessi barbari in battaglia).
Quindi non era permessa perché considerata barbara e disturbava lo stomaco durante i combattimenti e le marce.
domenica 10 luglio 2022
Come sarebbe cambiato l'impero romano se Giulio Cesare non fosse stata assassinato?
Bella domanda. Classico dilemma shakesperiano: e se quel giorno fosse andata diversamente? Supponiamo per esempio che i congiurati non riescano nel loro intento e che Cesare sopravviva alla fatal seduta. Probabilmente Cesare, dall'alto della sua magnanimità, perdonerebbe ancora i suoi nemici ma un tradimento é pur sempre un tradimento e qualche condanna all'esilio non gliela toglie nessuno. Esiliati i rivali più subdoli e pericolosi, Cesare ormai é onnipotente e piega il Senato al suo volere. Già dittatore a vita, si fa proclamare solennemente Re per mostrare a tutti chi é che comanda a Roma e i senatori devono giurargli fedeltà per ottenere di nuovo la sua benevolenza.
Popolare e carismatico, Cesare sa che é amato dalle sue legioni e quindi non teme alcuna reazione da parte del popolo che già più volte gli ha offerto la corona e lo acclama nuovo Re e generale. Investito di nuovi poteri straordinari e allontanato l'acerrimo nemico Cicerone, Cesare può quindi riprendere il suo progetto di campagna militare contro i Parti. Sconfitti velocemente i Parti, Cesare si assicura la loro fedeltà obbligandoli a non sconfinare più nei territori della Repubblica, ormai Impero, e a sottomettersi al potere e alla forza di Roma. Consolidati i confini orientali, Cesare torna a Roma trionfante acclamato dal popolo come un eroe e ricompensa i soldati a lui fedeli con nuove elargizioni di panem et circenses.
Diventato l'uomo più potente della città, Cesare regna ancora a lungo favorendo il popolo e i militari e stabilizzando l'Impero fino a quando, ormai stanco e malato, si ritira a vita privata nominando suo erede Marcantonio evitando così l'ennesima guerra civile con Ottaviano. Una volta morto, Antonio ne organizza i solenni funerali: Cesare é ricoperto di tutti gli onori, acclamato dalla folla e divinizzato. Muore così il Pater Patriae della Repubblica Romana e gli succede il suo luogotenente più fidato, già esperto di arti militari. Se fosse andata veramente così forse la storia sarebbe andata diversamente…
sabato 9 luglio 2022
I romani festeggiarono i 1000 anni dell’impero?
Certo che festeggiarono: organizzarono una naumachia!
Una naumachia era uno scontro tra gladiatori che avveniva in acqua. Si battevano per il divertimento del pubblico a bordo di due flotte che navigano sull’acqua.
Simulavano una battaglia navale gloriosa per la storia romana e si tenevano quasi sempre in dei bacini artificiali costruito appositamente e raramente in mare.
La prima naumachia di cui abbiamo notizie è quella del 46 a.C. creata da Giulio Cesare in cui parteciparono 6mila gladiatori che si scontrarono in un bacio artificiale costruito nel campo di Marzo.
Nel 2 a.C. Ottaviano Augusto organizzò una maestosa naumachia che coinvolse 30mila gladiatori, “naumachia Augusti” con 200milioni di litri d’acqua.
Fu costruito un acquedotto apposito e le navi potevano accedere dal Tevere fino al campo di lotta. Rimase in funzione questo campo per oltre un secolo, ed interrato nel II secolo d.C.
La tradizione della naumachia proseguì anche negli anni seguenti e per i mille anni dell’impero, nel 248 d.C., da Filippo l’Arabo per festeggiare i 1000 anni dell’impero.
