La donna più bella dell’antica Grecia è stata Mnesarete (371 a.C.-315 a.C.), a detta del commediografo Posidippo, passata alla storia come Frine.
Era talmente seducente da far pensare che reincarnasse Afrodite, dea della bellezza, e fu presa a modello per diverse celebri statue che la ritraevano. Figlia di Epicle e originaria di Tespie, in Beozia, la giovane Mnesarete era esule ad Atene con la famiglia, d’origini aristocratiche, in quanto Tebe aveva distrutto la sua città nella battaglia di Leuttra (371 a.C.).
Cercò di aiutare la famiglia lavorando come raccoglitrice di capperi fino all’adolescenza quando comprese che poteva ottenere molto di più dalla sua avvenenza. Trovò i primi amanti tra i commercianti delle campagne, conscia che mai avrebbe risollevato la sua sorte con un buon matrimonio, giacché agli ateniesi, per legge, era vietato sposare una straniera.
Non scelse di diventare una prostituta, ma un etera: donne avvenenti e di cultura, che elargivano il piacere della loro compagnia a suon di moneta. Non erano costrette a consumare rapporti sessuali con i clienti, ma potevano scegliere tra loro un amante a cui legarsi in un rapporto monogamo e duraturo.
Adottò un nome d’arte e scelse il nomignolo di Frine “rospa”, che secondo il filosofo Plutarco le era stato attribuito per il colore olivastro della pelle. Prassitele, il principe degli artisti, scelse lei come musa per realizzare l’Afrodite velata. Divenuta troppo potente, uno dei suoi amanti l’accusò di empietà, ma venne scagionata. Da quel giorno si ritirò a vita privata.
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