Questa invocazione si suole attribuire ai gladiatori come saluto all’ingresso nel circo, prima di iniziare le gare, spesso mortali. Secondo Svetonio (Claudio, 21), l’invocazione, nella forma Ave, imperator, morituri te salutant, sarebbe stata pronunciata prima di iniziare il combattimento dai partecipanti a una naumachia, indetta dall’imperatore Claudio nel lago Fùcino. Non esistono altre testimonianze scritte sul suo utilizzo, se non quella. In quell’anno, infatti, Claudio organizzò il più grande spettacolo gladiatorio della storia. Una naumachia cui parteciparono circa 19.000 persone tra ladri, briganti e assassini rastrellati da tutte le prigioni dell’impero romano. L’imperatore li fece combattere su una cinquantina di vascelli fatti costruire appositamente e disposti in due flotte: Rodiani contro Siciliani, armati di tutto punto, sotto l’occhio vigile di altrettanti soldati romani che ne impedivano la fuga e vigilavano sulla sicurezza dell’intero evento. I vincitori, come da usanza, avrebbero avuto salva la vita. Uno squillo di tromba, proveniente da un enorme tritone d’argento fatto uscire dal centro del lago con un ingegnoso meccanismo, diede inizio alla storica battaglia. Secondo le cronache dell’epoca tutta Roma si recò sulle rive del lago per assistere a quello spettacolo così cruento, che alla fine della rappresentazione le acque del lago si colorarono completamente di rosso a causa della quantità di sangue versato.

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