I soldati dell’antica Roma erano essere umani esattamente come noi, animati dalle sensazioni proprie di un condottiero, paura e rabbia ovviamente spiccavano fra tutte.
Fondamentale figura predisposta a non far perdere il controllo delle truppe era il generale; maggiore era la sua lucidità, più i soldati ne traevano benefici.
La psichiatria ha analizzato dei parametri che possono portare a sviluppare un disturbo post-traumatico da stress.
Essi sono:
L’evento traumatico, ed una guerra certamente lo è.
La cultura del popolo di appartenenza, e quella romana era una cultura meno moralista della nostra (schiavi trattati come bestie ad esempio).
La “filosofia” personale, l’addestramento dei guerrieri era volto a rendere gli animi privi di remore.
I danni fisici (soprattutto alla testa) aumentano molto l’insorgenza di questo problema. Ma i legionari grazie alle protezioni di elmi e scudi difficilmente venivano colpiti al capo. Le braccia e le gambe erano le zone più soggette a lesioni.
Inoltre sono scarse le fonti che attestano di pazienti affetti di disturbo post traumatico da stress (le più famose trattano le vicende post belliche di Caio Mario e Ulpio Optato).
In undici secoli di storia romana le così scarse testimonianze e i parametri elencati precedentemente, mi inducono perciò a pensare che effettivamente i soldati di Roma non fossero soggetti predisposti a questo tipo di problema.
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