Nel 36 a.C. il triumviro romano Lepido reclamò per sé il dominio sulla Sicilia, rompendo gli accordi con i due potenti colleghi Ottaviano e Antonio. Per tutta risposta Ottaviano si recò personalmente dal rivale, nei pressi di Messana, deciso a far valere la propria autorità.
L’incontro tra i due triumviri fu particolarmente epico, almeno secondo la narrazione propagandistica dello storico Velleio Patercolo: «Nessun condottiero romano aveva mai compiuto niente di più coraggioso: senza armi, portando con sé nient’altro che il proprio prestigio, Ottaviano entrò nel campo di Lepido, evitò i dardi che gli venivano scagliati contro per ordine di quel farabutto e, sebbene il mantello gli fosse stato trapassato da un colpo di lancia, osò portar via l’aquila di una legione. Emerse così la differenza tra i due comandanti: i soldati seguirono Ottaviano disarmato, mentre Lepido, dieci anni dopo che era giunto a un potere del tutto immeritato, abbandonato dai suoi uomini e dalla fortuna, si prostrò alle ginocchia del vincitore».
Altri autori meno ruffiani descrissero un breve assedio culminato in una diserzione di massa in favore di Ottaviano. In ogni caso Lepido ebbe salva la vita, ma venne privato del potere politico e mandato in esilio.
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