venerdì 30 settembre 2022

Cleopatra: Una Regina di Conoscenza e Innovazione

 

Cleopatra VII, ultima regina d'Egitto, fu molto più di una semplice bellezza leggendaria. La sua influenza trascendeva la sfera politica grazie a una mente acuta e una sete insaziabile di conoscenza. Salita al trono a 17 anni, governò con fermezza e astuzia, stringendo alleanze strategiche con potenti condottieri romani come Giulio Cesare e Marco Antonio.

In un'epoca in cui le donne erano relegate a ruoli marginali, Cleopatra si distinse per la sua straordinaria cultura. Padroneggiava almeno nove lingue, tra cui il greco, l'egiziano antico e il partico, e comunicava direttamente con popoli di diverse culture. Questa abilità linguistica era unica tra i Tolomei, che tradizionalmente parlavano solo greco.

La sua passione per le lingue era solo una parte del suo vasto sapere. Cleopatra si dedicò allo studio di una vasta gamma di discipline, dalla geografia all'astronomia, dalla matematica all'alchimia. Era particolarmente interessata alla medicina e all'erboristeria, campi in cui portò innovazioni significative. Nel suo laboratorio, sperimentava con piante e rimedi naturali, scrivendo trattati che, sebbene in gran parte perduti nell'incendio della Biblioteca di Alessandria, influenzarono la medicina antica.

Cleopatra era una donna avanti rispetto al suo tempo, un'esploratrice del sapere che lasciò un'impronta indelebile sulla storia. La sua figura, avvolta da un alone di mistero e fascino, continua ad affascinare e ispirare.

Cleopatra non fu solo una regina d'Egitto, ma una protagonista nei giochi di potere di Roma. La sua alleanza con Giulio Cesare le permise di mantenere il trono e, dopo la sua morte, si avvicinò a Marco Antonio. La loro alleanza, però, non fu destinata a durare. La sconfitta a Azio segnò la fine della dinastia tolemaica e l'annessione dell'Egitto a Roma.

Non solo esperta nelle lingue, ma anche nelle scienze, Cleopatra era affascinata da materie come l'astronomia e la matematica. Si racconta che fosse in grado di comprendere e applicare teorie scientifiche avanzate per l'epoca. Grazie alla sua conoscenza delle lingue, ha avuto accesso ai numerosi papiri medicinali egizi, alcuni dei quali oggi sono andati perduti. La sua passione per l'erboristeria la portò a sperimentare con piante e rimedi naturali, ideando ricette per migliorare la salute e la bellezza.

Cleopatra fu probabilmente coinvolta nella gestione della Biblioteca di Alessandria, uno dei centri più importanti di conoscenza nel mondo antico. La perdita della biblioteca, avvenuta in seguito a un incendio, rappresenta uno dei più grandi disastri culturali della storia.

Cleopatra continua ad essere una figura di grande fascino e mistero. La sua capacità di navigare nei complessi giochi di potere, unita alla sua intelligenza e alle sue passioni scientifiche, l'hanno resa una figura senza pari nella storia. La sua figura è stata oggetto di innumerevoli interpretazioni artistiche, letterarie e cinematografiche, continuando a ispirare nuove generazioni. Cleopatra non è solo un simbolo di potere, ma anche di un'epoca in cui la conoscenza e la saggezza avevano un valore che andava oltre la politica.


giovedì 29 settembre 2022

A prescindere dal significato religioso, Davide contro Golia era davvero un luogo comune?

 


Il confronto tra Davide e Golia, sebbene sia ampiamente conosciuto come una storia biblica, non era propriamente un "luogo comune" nel senso in cui oggi lo intendiamo, ma ha avuto e continua ad avere un impatto culturale molto significativo, dando vita a una metafora potente che va ben oltre il contesto religioso. Il termine "Davide contro Golia" è diventato simbolico di uno scontro tra due forze disuguali, con l'idea che un piccolo, apparentemente svantaggiato, possa prevalere su un avversario molto più grande e potente.

La storia di Davide e Golia appare nella Bibbia, nel Primo Libro di Samuele (capitolo 17), e racconta di come Davide, un giovane pastore, affrontò e sconfisse il gigante filisteo Golia con una fionda e una pietra. Golia rappresenta la forza militare e la paura, mentre Davide incarna l'ingegno, la fede e la determinazione.

Tuttavia, nel contesto originale della storia biblica, il termine "Davide contro Golia" non era un luogo comune, ma un evento storico che narrava una vittoria sorprendente e miracolosa, attribuendo il trionfo alla forza di volontà e alla fede in Dio di Davide.

Nel corso dei secoli, però, la storia di Davide e Golia ha acquisito una valenza simbolica che trascende il contesto religioso. È diventata una metafora universale per descrivere situazioni in cui un individuo o un gruppo apparentemente insignificante o svantaggiato riesce a prevalere su una forza molto più grande o potente. Da un punto di vista culturale e popolare, la figura di Davide che sconfigge Golia è diventata un esempio di come la determinazione, la strategia o la fede possono sopraffare le difficoltà, persino quelle più ardue.

Oggi, il termine "Davide contro Golia" viene usato come un luogo comune per descrivere una qualsiasi situazione in cui un piccolo gruppo, o un singolo individuo, sfida e potenzialmente vince contro una forza enorme, come in una competizione sportiva, in conflitti politici, in storie di successo personale e perfino nelle negoziazioni economiche. In questo contesto, sì, "Davide contro Golia" può essere considerato un luogo comune nel senso di una narrazione ricorrente e facilmente riconoscibile, ma non era così in origine.

L'uso della metafora di Davide contro Golia è diventato popolare in vari campi, dallo sport alle battaglie legali, dalle imprese alle storie di lotta contro oppressioni o ingiustizie. L'idea che un piccolo protagonista possa, grazie al suo coraggio e alla sua ingegnosità, battere un gigante, trova applicazione nelle storie di ogni giorno. Tuttavia, questa metafora rimane molto legata alle sue radici bibliche e, anche se si è diffusa nel linguaggio comune, il suo impatto simbolico è ancora forte.

Sebbene la storia di Davide contro Golia non fosse un "luogo comune" nell'epoca in cui è stata scritta, con il tempo è diventata un potente simbolo culturale, facilmente riconoscibile e utilizzato in vari contesti per rappresentare il conflitto tra l' perdente e una forza dominante. Nel linguaggio moderno, quindi, può essere considerato un luogo comune in quanto descrive un tema ricorrente e ampiamente applicato.


mercoledì 28 settembre 2022

Una sovrana che amava dilettarsi con uno strumento di piacere

Gli antichi Egizi godevano di un’ars amatoria priva di tabù.



La regina Cleopatra sarebbe stata l’inventrice del primo vibratore della Storia.

Consisteva in una zucca con coperchio riempita di api ronzanti e che accostata alle parti intime, vibrava permettendo di raggiungere il piacere sessuale.


martedì 27 settembre 2022

Perché dall'antica Roma e Grecia, in cui l'omosessualità era normalissima, si è passato al condannarla per i secoli successivi? Come ha fato la chiesa a demonizzarla tanto?

L'omosessualità, tanto nelle poleis greche che a Roma era praticata comunemente, ma in ambiti precisi e ristretti, che variarono anche molto.

Ad esempio nell'Atene classica era di norma la pederastia maschile. Era normalissimo che un adolescente, (eromenos ) fosse amato da un uomo molto più grande di lui, adulto e sposato (erasteis).
Il rapporto era attivo da parte dell'erasteis e passivo da quello dell'eromenos.
Tale legame faceva parte dell'educazione del ragazzo e cessava quando quest'ultimo diventava a sua volta adulto.

Nonostante questo il rapporto tra due ex amanti restava forte anche successivamente, evolvendosi spesso in amicizia.

A Sparta un rapporto del genere esisteva soprattutto nell'àmbito militare e, del resto, non poteva essere altrimenti, vista la costituzione stessa della polis.
A Tebe il battaglione sacro era composto da soldati che combattevano accoppiati ed erano anche amanti.
In Macedonia esisteva un'usanza simile, un legame molto forte tra ragazzi coetanei (non escludendo neppure l'aspetto sessuale) che li avrebbe resi molto più forti anche in battaglia.
Tale fu il legame di Alessandro ed Efestione.

Come si vede sopra, i rapporti omoerotici (peraltro, cosa non da poco, solo maschili) avevano un loro spazio, pur importante, ma circoscritto.

La maggior parte di persone era comunque sposata e aveva figli. In pratica le due diverse esperienze sessuali coesistevano senza nessuna contraddizione.
Uno Spartiate praticava la pederastia in caserma, ma a casa faceva il proprio dovere coniugale con la moglie.

A Roma invece i rapporti omoerotici erano praticati soprattutto nei confronti di schiavi (che svolgevano il ruolo passivo) ed era un modo come un altro per affermare la superiorità dei loro padroni.
Un rapporto con un adolescente, al contrario che in Grecia, era punito con la morte, essendo i ragazzi inviolabili per definizione.

I rapporti omoerotici che esulavano da questi ambiti, erano malvisti già allora.

I "matrimoni" omosessuali di Nerone, l'infatuazione di Adriano per Antinoo (che era comunque un liberto), i "pesciolini" di Tiberio, ecc. dovevano figurare episodi scandalosi già ai loro tempi.
Oltretutto le fonti che ne parlano sono quasi tutte a sfavore del Principato e fatti del genere (posto che si siano davvero tutti verificati) servivano per screditarne in qualche modo l'istituzione stessa.
Non erano assolutamente comportamenti diffusi o incoraggiati, anzi.





Quindi, per fare un esempio nostrano, un uomo che sposa civilmente (ma in alcune confessioni cristiane anche religiosamente) il compagno dello stesso sesso, avrebbe indignato un Cicerone o un Seneca allo stesso modo di un vescovo cristiano del IV secolo.

Il Cristianesimo delle origini riprovava questi comportamenti, così come l'ebraismo da cui aveva preso origine, che vietava i rapporti omoerotici di qualsiasi tipo perché non finalizzati alla procreazione.

Del resto il venir sempre meno delle condizioni che delimitavano questi atteggiamenti (come la diminuzione della schiavitù fino a evolversi in qualcos'altro) favorì un utilizzo sempre inferiore delle pratiche omoerotiche.


lunedì 26 settembre 2022

Delle curiosità circa la civiltà egizia?

Ecco 10 curiosità che forse non conoscevi sull'antico Egitto



  1. La maggior parte delle piramidi dell’antico Egitto furono costruite come tombe per i faraoni e le loro famiglie. Ad oggi se ne contano più di 30. Ed proposito di piramidi, la più grande piramide egizia mai costruita è quella di Khufu a Giza.

  2. Per gli egiziani, l’aldilà era importantissimo. Il popolo credeva che preservando il corpo di una persona morta, così si spiega la mummificazione, la propria anima sarebbe sopravvissuta per sempre dopo la morte.

  3. Gli egizi adoravano i giochi da tavolo. Dopo una lunga giornata di lavoro, amavano rilassarsi alla sera giocando insieme a divertenti giochi da tavolo. Tra questi, i più famosi sono “Mehen” e “Dogs and Jackals”. Il più popolare, però, è sicuramente “Senet”. Diffuso nel 3500 AC, vi si giocava su una scacchiera dipinta con 30 quadrati

  4. Le donne egiziane avevano un’ampia gamma di diritti e libertà. Godevano di una grande indipendenza, potevano comprare e vendere proprietà, fare testamenti e persino stipulare contratti legali. Inoltre, avevano il diritto di divorziare e risposarsi (cosa non concessa alle donne greche, ritenute “proprietà” dei loro mariti).

  5. Sia gli uomini che le donne egiziane si truccavano. Si dedicavano a tale attività sia per proteggersi dal sole che per sfruttare i magici poteri curativi che ritenevano che il trucco avesse.

  6. Gli antichi egizi consideravano i gatti un animale sacro. Si pensa che la maggior parte delle famiglie ne avesse uno come animale domestico: pensavanqo che avrebbe portato loro fortuna.

  7. Ed a questo proposito, gli egiziani tenevano molti animali in casa. Se erano particolarmente affezionati ai gatti, come abbiamo visto, non disdegnavano falchi, cani, leoni e babbuini. Molti di questi animali occupavano un posto speciale nella casa egiziana e spesso venivano mummificati insieme ai loro padroni.

  8. Le bende con le quali si avvolgevano le mummie egiziane potevano arrivare a misurare addirittura 1,6 km.

  9. L’alfabeto egiziano conteneva più di 700 geroglifici.

  10. Gli antichi egizi credevano in più di 2.000 divinità. Avevano dei praticamente per ogni ambito della vita, dai pericoli alle faccende.




domenica 25 settembre 2022

Un fatto inquietante che riguarda Nerone

Intorno all'anno 67, l'imperatore Nerone (pazzo) sposò un ragazzo di nome Sporus, ordinò di castrarlo, iniziò a trattarlo come se fosse una donna e iniziò a chiamare il povero ragazzo Sabina, il nome della sua ex moglie - che Nerone uccise durante un attacco di rabbia.




sabato 24 settembre 2022

Come era il mondo quando le droghe pesanti erano lecite

Ma che bei fiorellini. Prendi la medicina…

Paga l'obolo per una preveggenza da sballo…

Gli studi archeologici ed etnobotanici hanno rivelato che il prelato dell’antico Egitto utilizzava i seguenti vegetali psicoattivi per effettuare “viaggi nell’al di là”: ninfea, mandragora e, forse, una specie di datura (Emboden, 1995). Altre droghe psicoattive erano costituite da cannabis, giusquiamo, birra di dattero, di orzo e di melagrana, vino di palma e d’uva, semi di ruta siriaca e una specie di lattuga.

La ninfea egiziana è dotata di proprietà narcotiche, la mandragora è caratterizzata da proprietà allucinogene. La mandragora era associata alle divinità Ra e Hator (Heinrich, 1918). Il lattice essiccato della lattuga selvatica, noto nella cultura classica e medievale come lattucario, era una droga psicoattiva. A basse dosi fu impiegata in Europa come droga simil-oppiacea, mentre a dosaggi maggiori fu impiegata nell’antico Egitto come stimolante e associata al culto del dio Min (Samorini 2003-4, 2006).

Dea Papaverina, Creta. Circa 3300 anni fa.

Merrilles (1962, p. 290) pensò inizialmente che l’oppio venisse disciolto in acqua o nel vino; ma in un secondo tempo (Merrillees, 1968a, p. 157) si ravvedette, comprendendo che in questi solventi il prodotto non si sarebbe potuto conservare, e pensò quindi a uno sciroppo di miele, rifacendosi a un passo dell’Eneide di Virgilio (IV, 486), in cui in una pozione magica il papavero viene mescolato con il miele. Collard (2011, pp. 134-5) ha suggerito che l’oppio potesse essere disciolto nel succo o nel vino di melagrana, basandosi sulla considerazione che di frequente appare una combinazione dei motivi dei frutti di melograno e di papavero da oppio nei vasetti ciprioti e di altre culture dell’Età del Bronzo del Levante mediterraneo (si veda Samorini, 2016).

Il medesimo autore individua un’ulteriore possibilità nell’olio di oliva, quale liquido solvente dell’oppio.


venerdì 23 settembre 2022

Chi dimostrò innegabilmente la propria fedeltà al marito?

Sebbene nella cultura romana la politica fosse un affare da uomini, l’indomita Porzia non era disposta a rimanere in disparte.



Colta, intelligente e coraggiosa, aveva sposato Bruto per essere parte attiva della società romana e non lo nascose. Quando capì che il consorte le nascondeva qualcosa, ovvero l’assassinio di Cesare, pretese che lui le dicesse cosa la turbava.

Di fronte al silenzio di Bruto, prese un pugnale e si fece un taglio profondo sulla coscia senza mostrare il minimo dolore.

Il marito, sconvolto, le chiese di fermarsi, ma lei voleva dimostrargli che anche sotto tortura sarebbe stata capace di non dire nulla.

Porzia gli disse:

O Bruto, io fui portata nella tua casa non come concubina, per dividere con te solo il letto e la mensa, bensì per essere partecipe sia delle gioie che delle pene”.

L’uomo non poté fare altro che raccontarle il suo piano.

6.73


giovedì 22 settembre 2022

Qual è stata la marcia più efficiente della storia romana?

Nel 207 a.C. Asdrubale stava per congiungersi al fratello Annibale. Sarebbe stata la fine di Roma.



Perciò il console Claudio Nerone, che si trovava a fronteggiare il generale cartaginese a Canosa, decise di prendere con sé gli uomini migliori.

Il suo scopo era unirsi all’esercito del collega Livio Salinatore, a Senigallia, circa 450 km di distanza.

Mantenendo il segreto più assoluto, fece marciare i suoi soldati senza bagagli, ordinando alle popolazioni di rifornire l’esercito, in modo da poter viaggiare anche di notte.

I legionari coprirono le 300 miglia in sette giorni, percorrendo oltre 62 km al giorno: una media mai più eguagliata.




mercoledì 21 settembre 2022

Quale schiavo ottenne la libertà in maniera molto particolare?

Nel I secolo a.C. Marco Tullio Cicerone, in vista dei suoi discorsi, si esercitava assiduamente per non lasciare nulla al caso.



Ogni tanto, tuttavia, a causa degli incessanti impegni che affliggevano la sua vita, non riusciva ad avere il tempo per essere pienamente pronto.

In una di queste occasioni fu salvato dal rinvio all’ultimo minuto di un processo.

Infatti, dato che metteva tanta cura nella preparazione dei discorsi e poteva capitare che si dimenticasse le scadenze.

Una volta il suo servo di nome Eros gli annunciò che una causa fissata per quel giorno era stata rimandata all’indomani, e così gli donò la libertà.


martedì 20 settembre 2022

Cosa facevano alle persone in coma nell'antichità? Le seppellivano vive o qualcosa di simile ?

Le persone dell'antichità erano ben consapevoli di cosa fosse il coma. Infatti, la parola greca κῶμα (kôma), che significa "un sonno profondo e indistruttibile", è usata negli scritti del Corpus Ippocratico, una raccolta di vari scritti medici greci, i primi dei quali risalgono al V secolo a.C. circa. Nell'antichità, quindi, si sapeva perfettamente che le persone in coma non erano morte e non le si seppelliva vive.

Il problema è che la maggior parte delle persone che nell'antichità entravano in coma probabilmente non vi sopravvivevano a lungo, poiché la maggior parte delle persone che entrano in uno stato di coma perdono il riflesso della deglutizione, il che significa che, anche se avessero avuto persone che si prendevano cura di loro, che le nutrivano e davano loro acqua da bere, probabilmente non avrebbero avuto la capacità di deglutire.

La disidratazione impiega dai tre ai sette giorni per uccidere una persona, il che significa che se una persona entrasse in coma, non fosse in grado di deglutire e non si svegliasse entro sette giorni al massimo, morirebbe per disidratazione. Oggi le persone in coma possono sopravvivere solo grazie a tubi di alimentazione e flebo.




lunedì 19 settembre 2022

Perché le sculture dell'antico Egitto erano per lo più di colore nero?

Gli antichi egizi erano una delle civiltà più avanzate del loro tempo. Sono stati in grado di creare bellissime opere d'arte, comprese molte sculture. Tuttavia, la maggior parte delle loro statue era di colore nero. Perché?



Alcune teorie

Gli egiziani credevano che il nero fosse il colore della morte e dell'aldilà. Realizzando sculture di queste colore forse pensavano che sarebbero stati in grado di proteggere il defunto dagli spiriti maligni.


Il Nilo, fiume fertile

Un'altra teoria è che gli egiziani credevano che il nero rappresentasse il fertile Nilo, un fiume essenziale per la vita egiziana, poiché forniva acqua per l'irrigazione e il trasporto.

Qualunque sia la ragione, gli antichi egizi sono riusciti a creare alcune delle sculture più belle e intriganti che siano mai state rinvenute. Ancora oggi continuano a sorprenderci e affascinarci.


domenica 18 settembre 2022

Esiste una "tecnologia perduta" o è un mito?


Non è stato assolutamente utilizzato cemento per costruire il muro nella foto qui sopra. Tutte le pietre sono state tagliate con strumenti che non sono di metallo, poiché gli Inca non avevano strumenti di metallo. Anche le pietre sono giganti, ma il trasporto è l'ultimo dei misteri.

Gli scienziati non sono ancora riusciti a spiegare come gli Inca abbiano tagliato e incastrato le pietre in modo così perfetto da non poter inserire nemmeno una piccola moneta tra due pietre di un muro.


sabato 17 settembre 2022

Chi inventò lo Champagne?

Al contrario del pensiero comune, il vino con le bollicine è stato inventato dagli antichi romani, e non dai nostri cugini francesi.




La scoperta è emersa dalla Sovrintendenza Toscana, la quale ha tenuto un convegno, a cui io qualche partecipai anni fa.

Si è detto come la stessa bottiglia da champagne, con tappo di sughero fermato onde evitare l’esplosione delle bollicine, sono soluzioni già adottate nella Roma antica per realizzare speciali anfore adibite al trasporto di vini spumanti. I francesi avrebbero solo ripreso e perfezionato questa invenzione.

Se lo champagne fosse stato inventato realmente dai Romani, sarebbe una conferma ancor più marcata di come le tradizioni alimentari non siano cambiate da quei tempi. Il vino e l'olio continuano ad essere indispensabili sulle nostre tavole. Del resto la lavorazione delle olive e la spremitura per ricavarne l'olio sono rimasti pressoché immutati.

Anticamente per superare un'errata, o del tutto assente, fermentazione si ricorreva all'uso di spezie o miele. I Romani diluivano il loro vino, assai alcolico, con l’acqua di mare per evitare che il giorno dopo ci si svegliasse con il mal di testa.


venerdì 16 settembre 2022

I Romani (in certi periodi) sono stati l'unica nazione a fare della spada la propria arma principale?

I Romani sono stati l'unica grande forza antica e professionale ad aver fatto della spada (almeno per un certo periodo) un'arma primaria. Gli unici altri che mi vengono in mente sono stati i mercenari a due mani del XVI secolo, ma si trattava di bande di assoldati molto esclusive ed elitarie. Forse uno o due cavalieri placcati del tardo Medioevo o del Rinascimento, ma lo avrebbero fatto come individui.

Ma i Romani non lo fecero per tutti gli 800 anni del loro potere. Avevano iniziato con le lance nella Repubblica e avevano finito con le lance quando l'impero aveva vacillato. E sì, se si arriva di corsa brandendo una spada, da uomo a uomo, probabilmente sarebbe meglio una lancia.

Ma quelli imperiali non si precipitavano a brandire le loro spade uomo contro uomo. Combattevano in formazioni serrate, altamente addestrate e reggimentate. Usavano scudi molto grandi e squadrati che le lance nemiche avrebbero dovuto superare con fatica (e non ci si vuole chinare di fronte a un soldato romano per cercare di infilare una lancia). Le loro teste erano ben corazzate su tutto il viso e anche sulla nuca, e per quanto il gladio sia ottimo per i fendenti, è perfetto per sferrare un colpo che ferisce gravemente. Il gladio di Pompei, che divenne il più popolare nell'Impero, non era così appuntito come il gladio di Magonza, ma avrebbe comunque inferto un'ottima spinta, e potrebbe avere una punta più larga semplicemente perché lo rendeva più resistente.




In generale, però, sembra che i Romani trovassero la spada un piccolo elemento ideale nella loro macchina più grande. Aprivano comunque l'ingaggio con le lance, scagliando i loro pilum, che erano progettati con un peso elevato, una punta perforante temprata e un'asta superiore di ferro stretta e più morbida per "incastrarsi" letteralmente negli scudi.



Se il pilum perforava lo scudo, in virtù della sua stretta punta piramidale, l'asta di ferro poteva facilmente piegarsi, rendendo il pilum molto difficile da estrarre e impossibile da rilanciare. Inoltre, lo scudo era quasi impossibile da usare con un pilum che pendeva da esso.



Ma, una volta che il giavellotto aveva fatto il suo lavoro e il nemico era stato disturbato e privato di un buon numero di scudi, i Romani avanzavano come un muro di scudi con una lama di spada tagliente che sporgeva tra ogni grande scudo. A questo punto il gladio faceva il suo lavoro. In sostanza, come una lancia da cavaliere, i Romani rendevano i loro giavellotti quasi un'arma monouso.

Anche in epoca imperiale, però, quando usavano le spade nel modo classico che immaginiamo, usavano le lance anche in mischia. I Romani avevano le loro tattiche preferite e a volte potevano diventare un po' fissi nei loro metodi, ma erano anche bravi ad adattarsi. In certe situazioni portavano con sé una seconda lancia da usare nel combattimento corpo a corpo e, quando affrontavano la cavalleria, le lance potevano essere molto utili. C'è sempre un uso per una lancia. Anche se significa infilare un coltello all'estremità di un fucile.

In definitiva, però, sembra che i Romani siano stati gli unici a utilizzare la spada in modo importante perché sono stati gli unici a capire come farla funzionare. Due uomini soli in un duello, uno con la lancia e l'altro con la spada, sì, vorresti la lancia, ma l'uso della spada per i Romani era solo una parte della loro macchina ben oliata. Un'arma da sola può non essere una super-arma, può anche essere un po' sottotono, ma come elemento insieme a tutti gli altri elementi di un sistema ben coordinato, può essere molto efficace.

I Romani facevano sistemi molto bene.


giovedì 15 settembre 2022

Quale equivoco legale portò morte e devastazione?

Nel 43 d.C. l’imperatore Claudio diede il via alla conquista sistematica dell’isola: i Britanni furono sottomessi.



Solo ai capitribù che deponevano le armi fu concesso di restare formalmente indipendenti, ma a una condizione: che all’estinzione della dinastia i loro territori finissero in eredità all’imperatore.

Prasutago, re degli Iceni, accettò la proposta, ma quando morì lasciò come eredi le due figlie e come coerede l’imperatore, che allora era Nerone.

Scrive Tacito: “Pensava con tale gesto di salvare il regno e la sua casa da ogni offesa; accadde invece l’opposto; il regno fu depredato dai centurioni”.


Il diritto romano non prevedeva eredità di corone per linea femminile, quindi per quanto li riguardava, la dinastia era estinta e le terre icene toccavano all’impero.

Di ben altro avviso erano i Britanni, presso i quali le pari opportunità tra i sessi erano la norma. Il dissidio non fu risolto da avvocati. Ai reclami degli Iceni le legioni reagirono con un’ondata di violenze, stupri e devastazioni. Sempre Tacito racconta:

I veterani furono inviati a Camulodunum (oggi Colchester) come coloni. Espropriarono i campi, stuprarono donne e gli uomini furono uccisi o ridotti in schiavitù, forti del godere di completa impunità”.


mercoledì 14 settembre 2022

Cosa era normale nell'antica Grecia e assurdo oggi? Come mai la pensate in questo modo?

Un aspetto importante della sessualità nell'antica Grecia era la prostituzione. In Grecia esistevano due tipi di prostitute: le "hetairai", ovvero le escort e le cortigiane di alto livello, e le "pornai", ovvero le prostitute e le schiave di basso livello che lavoravano spesso nei bordelli e agli angoli delle strade. Nell'Antica Grecia lavoravano come prostitute sia uomini che donne.



A differenza di quanto accade oggi in molti Paesi, nell'Antica Grecia la prostituzione era completamente legale e persino sostenuta dallo Stato in molte città-stato.

Nell'antica Atene c'erano molti bordelli gestiti dallo Stato, che venivano anche tassati dopo che il legislatore Solone aveva legalizzato la prostituzione. Anche i servizi avevano un prezzo fisso in tutta Atene ed erano regolamentati.

La prostituzione era diffusa in tutta la Grecia antica, ma in particolare ad Atene, dove gli uomini si sposavano dopo i trent'anni. Le donne, invece, si sposavano spesso intorno ai sedici anni.

Le severe leggi sul sesso con donne libere al di fuori del matrimonio, che potevano essere punite con la morte, facevano sì che la scelta dei giovani ateniesi fosse limitata principalmente alle prostitute.

Anche dopo il matrimonio, gli uomini frequentavano spesso prostitute sia maschili che femminili. Il matrimonio nell'antichità greca era spesso considerato una decisione finanziaria, sociale, politica e familiare.

Raramente le coppie si sposavano per amore e, pur avendo rapporti sessuali per generare figli, nell'Antica Grecia le coppie sposate dormivano spesso separatamente e gli uomini avevano relazioni extraconiugali. Le donne, invece, potevano essere punite severamente in caso di infedeltà.


martedì 13 settembre 2022

Una festività che veniva celebrata prima della nascita di Cristo

Prima della nascita di Cristo si festeggiavano i Baccanali, vale a dire riti orgiastici che, suppongo dall'etimologia, si focalizzassero su penetrazioni posteriori!




lunedì 12 settembre 2022

I soldati romani ricevevano un addestramento per combattimenti uno contro uno senza armi?


 

Sicuramente si. Come loro armamento individuale, avevano il Pilum ed il gladio. Il Pilum era la lancia che, una volta usata, aveva la sua punta che si piegava rendendola irrimediabilmente irrecuperabile. Potevano solo contare sul loro gladio ed il loro scudo. Va da se che, nelle foghe dei combattimenti potevano anche rimanere disarmati. E' quindi intuibile che, nei corpo a corpo e senza arma alcuna dovevano essere addestrati a difendersi anche a mani nude, non v'è dubbio.


domenica 11 settembre 2022

Dove si tenne il primo sciopero della storia?

Furono gli operai egizi del villaggio di Deir el-Medina, che si occupavano dei lavori negli edifici sacri e nelle tombe di Tebe.



L’episodio è raccontato in un papiro, detto “dello sciopero”, oggi conservato a Torino.

Al tempo del faraone Ramses III, nel XII sec. a.C., la paga tardava ad arrivare e questo era molto grave perché all’epoca si pagava in natura, cioè in cibo.

Il ritardo poteva voler dire non mangiare e gli operai protestavano per questo, e anche per la mancanza di unguento necessari a proteggere la pelle dal sole.

I funzionari non riuscirono a convincere i manifestanti a turbare a lavoro in cambio di promesse. Lo sciopero durò giorni, fino a quando non potrebbero tutto ciò che era dovuto.

Inoltre vennero nominati funzionari affetti alla verifica dei salari, mentre gli stessi operai furono coinvolti nel controllo e nella distribuzione delle razioni.


sabato 10 settembre 2022

Uno degli atti più disturbanti di sempre

Cassio Dione racconta: “Nerone si era unito in matrimonio con Sporo in Grecia. Tutti gli elleni festeggiarono le nozze auspicando perfino la nascita di figli legittimi”.



Perché lo storico usa il termine “perfino”?

Attorno al 65 d.C. l’imperatore Nerone fece evirare un giovane liberto di nome Sporo.

Quest’ultimo ebbe la sfortuna di assomigliare a Poppea Sabina, defunta moglie di Nerone e dovette quindi “rimpiazzarla” perdendo la virilità e assumendo il suo nome.

Le sciagure del malcapitato non terminarono neanche dopo la morte del sovrano: divenne amante di un prefetto che abusava con foga di lui e ricevette l’ordine di impersonare una fanciulla violentata a uno spettacolo.

Non sopportando tale vergogna, lo sventurato liberto si suicidò.


venerdì 9 settembre 2022

Come si studiava nell'antica Roma?

Prima della repubblica erano i padri ad insegnare ai figli. Successivamente erano gli schiavi istruiti chiamati pedagochi, soprattutto greci, a farlo insegnando il latino, le leggi romane e la matematica. All'inizio dell'età imperiale il compito di insegnare toccò alle madri che spesso erano piú istruite dei consorti includendo oltre ai loro figli anche quelli degli schiavi. Con l'espansione dell'impero anche la scuola si riorganizzò, a 6–7 anni i bambini frequentavano le ludi magister per un periodo di 8 mesi all'anno. In queste scuole c'erano 3 tipi di maestri: il magister che era il maestro principale ed insegnava matematica e scienze, il grammaticus che insegnava greco e latino, letteratura, poesia, canto, astronomia e mitologia e il rethor il cui compito era insegnare filosofia e retorica.



giovedì 8 settembre 2022

Com'era la vita quotidiana nell'antica Roma?

Era ottima per i ricchi, dura ma dignitosa per gli artigiani come i costruttori di mattoni, i fornai, i liberi agricoltori, e simile a quella di un odierno impiegato quella dei vari notabili, perlopiù schiavi, al servizio di qualcuno. La vita era un inferno per i più poveri, specie fuori i grandi centri. In città invece vi era una categoria di persone nullafacenti che impiegavano il loro tempo con lo scopo di accaparrarsi un pasto a fine giornata; i cosiddetti clienti delle famiglie più ricche. Si presentavano nell'atrio delle case di buon mattino per chiedere lavoretti vari al capofamiglia, che ricompensava con un invito a cena, dove avrebbe mangiato gli scarti o le parti meno nobili dalla mensa degli invitati più importanti.





mercoledì 7 settembre 2022

L’unica poetessa dell’antica Roma di cui conosciamo l’opera?

È giunto finalmente amore; vergognoso nasconderlo, più di quanto sarebbe per me infamante rivelarlo ad alcuno. Mi piace peccare: disturba conformare il volto alla reputazione. Si dirà che siamo stati insieme, l’uno degno dell’altra”.



Le fonti che riguardano Sulpicia sono molto risicate. Era figlia di Sergio Sulpicio Rufo e nipote del console Sulpicio, grande amico di Cicerone.

Il fatto di essere la nipote di un uomo tanto influente consentì alla ragazza di esprimere la propria indole poetica e anche di proteggerla dal contenuto dei suoi versi erotici, consentiti unicamente a uomini e alle etere.

La protagonista dei suoi componimenti (undici) è una ragazza che aspira ad essere la “passione ardente” del proprio uomo, senza alcun pudore.



Il suo è un amore prima felice e poi contrastato, quando l’adorato Cerinto inizia a frequentare un’altra fanciulla.

Ma poco importa: i tradimenti non sono altro che contrattempi di scarsa importanza, perché è certa che quell’uomo alla fine tornerà da lei.

Conosciamo il suo lavoro per puro caso: i suoi versi furono attributi a Tibullo e inseriti nel Corpus Tibullianum.


martedì 6 settembre 2022

Quanti romani uccisero Spartaco e i suoi seguaci durante la terza guerra servile?

Non si sa perché l’esercito era composto da 40 000/ 50 000 soldati e molti soldati morirono, ma non si sa quanti. I soldati di Spartaco invece morirono quasi tutti e furono crocifissi.



Purtroppo perse la guerra, ma grazie alla sua rivolta i Romani iniziarono a fare varie leggi in cui si dice e che gli schiavi andavano trattati come persone e non come oggetti, il che contestualizzato a quel periodo fu un grande balzo in campo sociale.



lunedì 5 settembre 2022

L'Impero Romano al suo apice, sarebbe stato capace di respingere un'invasione Mongola come quella del 1240?


In un conflitto puramente militare la velocità e il coordinamento dei Mongoli avrebbero sconfitto l'impero romano fino a circa 400 miglia da Roma.
Quindi tutto cambierebbe se tentassero di conquistare i territori vicini a Roma.
I mongoli sconfissero città e stati cittadini.
Si presentavano al momento del raccolto, bruciavano il raccolto costringendo così la gente di campagna nella città fortificata.
Quindi sarebbero LASCIATI.
E presentarsi in primavera per incontrare una città con meno cibo del necessario per sfamare più persone di quante ne sapessero fare.
Spesso la città avrebbe contratto una specie di peste.
I mongoli viaggiavano leggeri.
Avrebbero trovato la foresta più vicina al loro obiettivo e vi avrebbero costruito i loro motori d'assedio.
Perfino la Cina settentrionale si innamorò di queste tattiche.
La maggior parte delle volte la comunicazione tra queste varie città non era eccezionale.
Nessuno ha messo insieme l'intera strategia mongola.
I mongoli hanno sempre avuto qualcosa di sorprendente da portare alla festa.
Inoltre, un numero molto elevato di persone conquistate dai mongoli aveva l'obiettivo di farli andare via piuttosto che l'obiettivo di sconfiggerli.
I mongoli avevano una rete di comunicazioni molto forte.
La via della seta è un artefatto dell'enorme capacità del mongolo di coordinare le lunghe distanze.
In Asia, Medio Oriente e gran parte dell'Europa ci sarebbero arrivati ​​prima che i romani potessero rispondere in vigore.
E potevano arrivarci prima che fosse divulgata abbastanza intelligenza romana.
Il segreto di Mongols HOLDING land era l'apparato di comunicazione, sicurezza e fiscalità che avevano lasciato sul posto delle tracce delle loro conquiste.
Quell'infrastruttura ha AGGIUNTO VALORE a molte delle loro terre conquistate.
MA, i romani avevano strade romane e una rete di comunicazione molto veloce che era una solida rivale con i mongoli.
Gran parte di quel valore aggiunto che consentiva ai mongoli di detenere il territorio era già in atto ed era romano.


Roma aveva anche un enorme apparato di raccolta di informazioni.
Prima che i mongoli arrivassero nell'Italia centrale, TUTTO su di loro si sarebbe saputo, incluso il numero di mongoli che effettivamente esistevano.
La posizione sarebbe nota entro poche miglia di precisione dal momento in cui raggiunsero la Pannonia Inferiore.
Fino a quando non se ne sono andati o morti.
I romani erano anche abbastanza spietati da dire a un gruppo di agricoltori disperati di piantare una tenda invece di entrare nelle loro città e avevano strutture economiche sufficienti per superare la privazione che avrebbe ucciso qualsiasi altra società nel mondo antico.
Una volta che i mongoli si fossero avvicinati a Roma, avrebbero affrontato la potenza concentrata dell'Impero romano su un territorio romano senza segreti.
E il territorio che avevano conquistato sarebbe vasto, sconosciuto e profondamente costoso da detenere.
Se avessero tentato di completare la sconfitta dell'Impero Romano sarebbero stati inghiottiti interi.
Nessuna velocità compenserebbe i numeri che dovrebbero affrontare se fossero abbastanza sciocchi da provare.
E l'obiettivo dei romani non sarebbe quello di farli andare via.
Sarebbe uccidere o rendere schiavo ciascuno di loro.
E, non dimenticare quanto i romani fossero bravi nel tradimento e nell'assassinio.
Ci sono buone probabilità che avvelenino o uccidano Gengis Khan prima che superasse la Tracia.
E c'è anche una buona possibilità che possano seminare con successo discordia nei ranghi mongoli poco dopo.
Una città romana isolata non avrebbe alcuna possibilità contro i mongoli anche con una legione.
Ma l'impero romano ...
C'è molto di più in un impero di una collezione di città e campagne.
Richiederebbe livelli scioccanti di incompetenza per Roma al suo apice per cadere ai mongoli da un assalto diretto.
I mongoli avrebbero potuto, tuttavia, ridurre l'impero romano nel Mediterraneo occidentale e logorarlo per circa una generazione.


domenica 4 settembre 2022

Quale fu il più grande imperatore romano tenendo conto anche dell'Impero Bizantino?

Marco Ulpio Nerva Traiano (57-117 d.C.) e ti spiegherò il perché. Egli fu l’Imperatore che portò Roma al suo massimo splendore e alla sua massima estensione e fu detto «la delizia delle genti» per le sue virtù.

Un Soldato ed un Amministratore, un uomo forte e giusto. La sua opera di legislatore, amministratore e conquistatore nel segno della giustizia e della grandezza di Roma lo hanno reso leggendario. Dante stesso, sebbene Traiano fosse pagano, lo pone in Paradiso.

Con Traiano l’Impero giunse alla sua massima estensione e dopo di lui, ogni nuovo Imperatore venne salutato dal Senato con le parole “Sii più benefico di Augusto e più giusto di Traiano”.

Sotto la sua guida ispirata, Roma riacquistò fiducia non solo nella sua sicurezza interna, ma anche nel suo destino imperiale. Quella traianea è una delle epoche più felici della storia imperiale, l'inizio di quella che viene definita "Età aurea", e che proseguirà con gli Antonini.

Traiano fu esaltato già dai contemporanei e dagli storici antichi come Optimus princeps, da molti storici moderni ed esperti è considerato, in virtù del suo operato e delle sue grandi capacità come "il migliore imperatore conosciuto da Roma nell'arco di tutta la sua lunga storia" ed uno degli statisti più completi e parsimoniosi della storia dell'umanità.

PERCHÉ?

1.Traiano diventa imperatore



Traiano (Marco Ulpio Traiano), (18 settembre 53 – 8 agosto 117, e regnante dal 98 al 117), apparteneva a una famiglia originaria di Tuder (Todi), in Umbria, ma i cui avi erano trasferiti a Italica, nella Spagna Betica (cioè meridionale).

Suo padre, Marco Ulpio Traiano, il primo della famiglia, per quanto si sa, a diventare senatore, raggiunse anche la carica di console e fu governatore delle province d'Asia e di Siria. Nulla è noto della famig7lia di Marcia, madre dell'imperatore. Traiano trascorse parecchi anni (una decina, secondo Plinio il Giovane) come tribunus militum, servendo in Siria quando il padre era governatore della regione (c. 75 d.C.). Dopo aver tenuto la pretura, ebbe il comando di una legione che condusse contro Lucio Antonio Saturnino, che si era ribellato a Domiziano (c. 88 d.C.): ma l'armata di Traiano giunse quando la spedizione era stata domata.

Console nel 91 d.C., era governatore della Germania superiore nel 97 d.C., quando apprese di essere stato adottato da Nerva. Fu, infatti, Nerva ad adottare la riforma del principato adottivo, per cui il princeps si riservava il diritto di scegliere il suo successore. Traiano, che nel frattempo era diventato molto popolare, venne adottato dall'anziano imperatore nel7la primavera del 97 d.C. L'anno seguente Marcus Cocceius Nerva (questo era il nome latino completo) morì e Traiano fu accolto ed acclamato come imperatore, facendo debitamente conferire onori divini al padre adottivo.

Fu il primo imperatore non italico, poiché nato nella provincia dell'Hispania. Subito dopo l'ascesa egli ha compiuto certi passi riguardanti il servizio segreto militare con lo scopo di proteggere il governo e la propria persona. In particolare, il corpo dei frumentari (corrieri incaricati di assicurare i rifornimenti di grano), cominciò ad avere importanti incarichi di spionaggio ed i suoi membri occuparono vari punti di controllo lungo la rete delle strade 7imperiali che si dipartivano dalla capitale.

Traiano creò anche una nuova guardia del corpo costituita da soldati a cavallo detti "equites singulares". Forte di 500 unità, in seguito portate a 1000, il corpo era costituito da uomini selezionati con cura, soprattutto fra i Germani e i Pannoni dei reggimenti della cavalleria ausiliaria. Con la nuova istituzione Traiano dimostrava di fidarsi degli ausiliari e degli stra7nieri non meno che della guardia pretoriana che era composta soprattutto da Italici.

Ma queste non furono che piccolo misure preliminari prima di mettersi all'opera per quello che doveva essere il pro7prio monumento, cioè l'inaugurazione di una politica ci conquiste che avrebbe dovuto eclissare perfino l'eroe Giulio Cesare.

2.Operazioni militari e morte



Prima di ogni altra cosa, Traiano era deciso di andare ben oltre la soluzione di compromesso messa in atto da Domiziano col re della Dacia, Decebalo. Respingendo ogni pacifica soluzione, rinnovò la 7guerra contro quest'ultimo e con 2 serie successive di operazioni (101-102 d.C., 105-106 d.C.) occupò tutta la Dacia, riducendola allo stato di provincia dell'impero. In questo modo egli condusse a termine l'ultima grande conquista dell'antica Roma e, con l'occasione, mise le mani su un immenso bottino, tra cui una gran quantità di oro.

Le operazioni militari della spedizione sono riprodotte con meticolosa precisione nei bassorilievi che si avvolgono a spirale intorno alla colonnaeretta nel foro che porta il nome dell'imperatore, a Roma (colonna Traiana). L'esercito imperiale probabilmente era forte di 400.000 uomini, fra cui 180.000legionari ripartiti in 30 legioni; e gli uomini, anziché essere in maggioranza it7alici come nel passato, erano quasi tutti coscritti di origine provinciale.

Gli ausiliari erano ancora più numerosi, superando le 200.000 unità. V'erano ancora circa 11.000 uominiappartenenti a corpi regolari o semiregolari, originari da varie nazionalità dell'impero e organizzati in compagnia di circa 300 uomini. La creazione di questi corpi, chiamati numeri (unità), osymmachiarii (alleati), rappresentava un tentativo di met7tere a frutto le particolari attitudini dei vari gruppi etnici.

In Oriente Traiano arrotondò la frontiera creando la nuova provincia d'Arabia con capitale Petra, ora in Giordania (105-106 d.C.). I veri propositi di tale invasione dovevano porre termine una volta per sempre al problema rappresentato dal popolo dei Parti e che non poteva avere soluzione se non con la distruzione o l'annessione del paese. Così nel 114 d.C., Traiano invase vittoriosamente l'Armenia e la Mesopotamia settentrionale, mentre l'anno seguente conquistò la capitale dei Parti, Ctesifonte, e marciò verso sud fino alla f7oce del Tigri nel golfo Persico.

Ma nel 116 d.C. gli Ebrei della diaspora, indispettiti per la tassa imposta alle loro comunità (il fiscus iudaicus) si sollevarono con una violenza che non aveva precedenti in numerosi centri disseminati in tutto il Levante e nel Medio Oriente. La rivolta venne selvaggiamente repressa ma nel 116 d.C. le regioni meridionali del territorio si sollevarono in una sommossa generale, ed i Parti assalirono le basi romane sia nella Mesopotamia setten7trionale, sia nell'Adiabene(Assiria) e nell'Armenia.

Le linee di comunicazione di Traiano furono minacciate e attaccate in più punti. Tuttavia, i Romani riuscirono a riprendere un certo controllo della situazione, e perfino a mettere una marionetta di re su trono di Ctesifonte, anche se poi questo personaggio non seppe affermarsi saldamente. Prima che il fallimento dell'impresa divenisse evidente, tuttavia, Traiano si era posto in viaggio alla volta di Roma. Ma era giunto appena a Selinus, in Cilicia (Asia Minore sud-orientale), quando fu immobilizzato da un attacco di idropisia, presto complicato da un colpo apoplettico, e improvvisamente morì.


3.Traiano statista e filantropo



Nelle pause tra una guerra e l'altra, Traiano aveva trovato il tempo di rivelarsi efficace organizzatore dell'amministrazione77 civile. Fu anche un oculato statista e filantropo, interessato alle condizioni dei suoi cittadini e pertanto attento nelle riforme sociali e politiche.

Aderì sempre alle forme costituzionali della tradizione confermando fedelmente i privilegi del senato. Anche le necessità materiali della popolazione attrassero la sua attenzione, ed i rifornimenti di grano f7urono assicurati, mentre continuarono le distribuzioni gratuite a un numero di persone maggiore di prima. Liberò molta gente che era stata ingiustamente imprigionata da Domiziano e restituì una gran quantità di proprietà private che Domiziano aveva confiscato.

Un'altra istituzione di Traiano fu l'introduzione degli "alimenta", cioè di un sistema di sussidi economici per 7i fanciulli poveri. Non vennero più richiesti i donativi fatti in occasione dell'elevazione al trono, che invece i sudditi di Roma erano stati costretti a offrire agli imperatori precedenti, e fu alleggerito il balzello delle tasse provinciali.

E' giunta fino a noi una serie di lettere dirette da Plinio all'imperatore con le relative riposte che rivelano l'umana preoccupazione di Traiano per il benessere dei provinciali - insieme con una sospettosa preoccupazione per la sicurezza interna e una tendenza paternalistica a interferire negli affari delle città autonome se la loro conduzione destava dubbi. In una lettera Plinio chiede come doveva comportarsi con la setta dei cristiani.

"Essi non sono da perseguitare," rispondeva Traiano, "sono da punire solo quelli che vengono denunciati e convinti di colpa, con la riserva che se uno nega di essere cristiano e lo dimostra co77n gli atti - cioè onorando i nostri dei - allora, anche se di lui si è sospettato nel passato, può ottenere il perdono per la sua penitenza". La replica, in cui la fermezza è temperata dal disgusto per l'eccessiva severità, dimostra che l'imperatore cercava di abbassare la temperatura, piuttosto che gettare olio sul fuoco.

Nel corso del suo regno l'impero finalmente impegnò le sue risorse per il miglioramento delle condizioni di vita piuttosto che sulle nuove conquiste. Furono anche fatti programmi sempre più ampi di lavori pubblici, tra cuila realizzazione di una grande rete di strade con relativi ponti in tutto il vasto impero. Traiano rafforzò la viabilità restaurando le principali strade che si diramavano dall'Urbe collegandola al resto dell'Impero.

La colonia fondata per l'insediamento dei soldati congedati a Thamugadi, nella Numidia, nell'anno 100 d.C., con la tipica planimetria dell'accampamento militare, con l'edificio del senato, la basilica ed il foro all'intersezione delle due strade principali, ci ha lasciato dei ruderi che sono i più completi fra quelli che possono vedersi in Africa.

In Italia l'ultimo degli acquedotti per l'alimentazione della capitale, quello dell'Aqua Traiana, consentì un sostanziale aumento della dotazione quotidiana degli abitanti. Alimentato da sorgenti nella region77e del lago Sabatinus (Bracciano), l'acquedotto arrivava fino al colle del Gianicolo - azionando i mulini esistenti nella zona - quindi attraversava il fiume e finiva, come hanno rivelato recenti scoperte, sul colle Esquilino (Oppio).


4.Famose opere pubbliche



Le famose terme di Traiano sorgevano sul colle Esquilino , fatte costruire sopra l'ala principale della neroniana Domus Aurea e inaugurate nel 109 d.C.Sebbene al giorno d'oggi non rimanga molto delle terme, la loro planimetria può essere ricostruita alm7eno approssimativamente. E da qu7el che è rimasto si comprende che la costruzione per grandiosità doveva superare qualunque cosa mai veduta in precedenza; in altre parole, si trattò delle prima terme cittadine di grandi dimensioni e che in tempi successivifurono imitate 11 volte.

Gli impianti termali che formavano il nucleo del complesso di Traiano avevano dimensioni triple di quelle delle vicine terme di Tito. Al centro v'era un enorme salone sormontato da cupola, e nel recinto circostante erano ospitate tutte le molteplici attività di un centro sociale. L'opera imponente e progettata con criteri utilitaristici del tutto m7oderni, era il frutto del genio di Apollodoro di Damasco, un architetto che seppe servirsi con maestria della tecnica del calcestruzzo, affidandosi ad essa per la realizzazione di aeree volte, di archi e di absidi.

Apollodoro fu anche il progettista del foro di Traiano, l'ultimo, il più complesso e il più sontuoso dei fori che i vari imperatori fecero costruire intorno all'originario foro romano. Esso aveva forma press'a poco rettangolar7e (metri 164 x metri 108), che venne ricavata tagliando e asportando tutta la parte più bassa del colle Quirinale. V'erano biblioteche in lingua latina e greca, che però, come la maggior parte del complesso, non sono più visibili; mentre sta ancora in piedi la colonna eretta per celebrare la conquista della Dacia.

In prossimità sorgeva la sala colonnata e absidata della Basilica Ulpia. E la grande piazza delimitata da colonne, terminante a nord e a sud con ampliamenti semicircolari (exedrae), ospitava la statua equestre dell'imperatore.

La parete curva a nord formava la facciata dei Mercati Traianei, che si estendevano al di là della stessa, ma più in alto. Questo elaborato complesso sviluppava con abilità la formula familiare del mercato cittadino rispondendo alle esigenze maggiormente varie e più impegnative della metropol7i dell'impero. Realizzato con 3 livelli di terrazze sul pendio collinare reso artificialmente ripido, l'intero complesso ospitava più di 150 negozi e uffici.

Il materiale impiegato per l'intera costruzione fu il calcestruzzo rivestito di durevoli mattoni cotti al forno, che da allora in poi furono spesso utilizzati, senza il parametro esterno del marmo o pietra, anche a scopo puramente decorativo. Il punto centrale del complesso e7ra la sala del mercato, costruita da uno spazio rettangolare coperto con volta a crociera, lunga 25 metri e larga circa 9.

Traiano fece anche costruire ex novo, nell'arco di 12 anni (100-112 d.C.), sempre dall'architetto greco-nabateo Apollodoro di Damasco, il celeberrimo porto di Traiano esagonale nella zona di Fiumicino (i cui resti sono ancor oggi imponenti) che collegava Roma con le region7i occidentali dell'Impero e che fu collegato con un nuovo canale al Teverein modo da facilitare il trasferimento delle derrate a Roma.


5. "Optimus princeps"



Numerosi motti sulle monete di Traiano ed il "Panegirico" scritto da Plinio il Giovane, riecheggiano il desiderio 7del sovrano di essere considerato il servo ed il benefattore del genere umano, il rappresentante del cielo sulla terra.

Il suo intento fu quello di governa7re non come dominus (signore), ma comeprinceps (primo uomo dello stato), appellativo inventato da Augusto e che si trova unito allo speciale titolo di Optimus (migliore) - reminiscente di Jupiter Optimus Maximus - in una grande serie di monete emesse a partire da 103 d.C.

La sua politica militare, aveva corris7posto pienamente alle ambizioni personali, e i senatori del tardo impero si sentivano dalla parte della ragione quando esprimevano il desiderio che l'imperatore fosse "più fortunato di Augusto e migliore di Traiano" (felicior Augusto, melior Traiano). Ed Eutropio, che ci ha tramandato l'aneddoto, dice chiaramente che anche lui riteneva Traiano superiore ad Augusto, ammirandone soprattutto il rispetto dei privilegi del senato.

Un altro storico, Floro, detto anche Lucio Anneo Floro o anche Giulio Floro, considerava il suo regno come un miracolo di rinascita della romanità. Traiano era alto e di corporatura 7ben fatta, e aveva un'aria di dignità che veniva accentuata dal precoce incanutimento dei capelli.

Dione Cassio scrisse di lui: "era particolarmente eminente per giustizia, per coraggio e per semplicità di abitudini. Non era invidioso, né fece assassinare alcuno, ma onorò ed esaltò tutti gli uomini buoni, senza eccezione, e per questo non temette, né odiò alcuno. Ai calunniatori prestò scarsissima attenzione e non era schiavo dell'ira. Rifuggiva dall'impossessarsi del de7naro altrui e dalle uccisioni ingiuste. Spese grandi somme di danaro nelle guerre e grandi somme nelle opere di pace. Amava entrare nelle case dei provati cittadini, magari senza scorta, e ivi gioire della visita..."

Traiano e la sua famiglia simboleggiarono l'ascesa dell'elemento provinciale nella classe do7minante. Sua moglie Pompea Plotina, una donna dall'aspetto austero che gli era molto legata - e che lo assistette al letto di morte - proveniva da Nemausus, città della Gallia meridionale (odierna Nîmes), romanizzata quanto l'originaria Spagna, o anche più. La donna e la sorella dell'imperatore, Ulpia Marciana, verso il 105 ricevettero ambedue il titolo di "Augusta" e, quando verso la fine dell'anno Marciana morì, venne divinizzata ed il titolo passò alla figlia Salonina Matidia. Anche al padre di Traiano, Marco Ulpio Traiano, erano stati concessi onori divini.








sabato 3 settembre 2022

L'antica Roma e la Cina erano a conoscenza della reciproca esistenza?


Sì, sapevano dell'esistenza reciproca, anche se tale conoscenza era molto sfuocata.


I cinesi della dinastia Han videro sicuramente la formazione Testudo dei Romani.
Il fatto è che, nel 1 d.C., Roma e la Cina avevano ben poche ragioni per comprendersi pienamente. Sapevano solo che esisteva la Via della Seta. I commercianti romani sapevano che andando ad est c'erano grandi mercati, e i commercianti cinesi sapevano che andando ad ovest c'erano grandi mercati. A loro importava solo che il sistema funzionasse. Come funzionava esattamente? A loro non importava così tanto.

venerdì 2 settembre 2022

Quale uomo dell'antichità fu inaspettatamente un romantico?

Ma voi riuscite ad immaginarvi uno come Pericle che manda un bacio volante alla sua bella prima di andare e mentre rincasava dall'agorà?



Pericle, il grande capo della democrazia ateniese nei decenni centrali del V secolo a.C., era un uomo molto attento alla propria immagine pubblica.

Serioso e con l’andatura compassata, possedeva modi riservati e davanti alla gente appariva solenne e decoroso. Nella vita privata era invece un uomo appassionato.

Sua moglie apparteneva alla sua stessa classe sociale; con lei ebbe due figli, ma intorno al 450 a.C., però, Pericle decise di divorziare perché si era innamorato di un’altra donna, Aspasia.

Secondo Plutarco, Pericle, che aveva superato da poco i quarant’anni, ne era talmente innamorato che:

ogni giorno, quando usciva di casa per andare all’agorà e quando ne rientrava, la salutava sempre con un bacio”.

Un’effusione inaudita per gli ateniesi, soprattutto per uno come lui. Poiché Aspasia non poteva divenire moglie di Pericle, questi ne fece la propria concubina.


giovedì 1 settembre 2022

Quale civiltà fu la prima a propugnare che la “legge è uguale per tutti”?

Nell’antico Egitto le sedute giudiziarie erano pubbliche, spesso tenute alle porte dei templi.



Non c’erano leggi scritte e fisse cui fare riferimento, ma a una serie di pronunciamenti che partivano dagli editti del faraone, passando attraverso le decisioni delle autorità locali.

La parola data e i giuramenti avevano valore legale. Il ruolo dei giudici era dirimere le controversie, proteggendo gli umili e i deboli dagli abusi dei potenti.

La figura dell’avvocato non esisteva e ciascuno esponeva il caso in prima persona. Ruoli fondamentali lo avevano i parenti e i testimoni.

Il giudice aveva piena autorità per decidere chi andasse punito e quale pena infliggere. L’antico Egitto rappresenta il primo caso nella storia in cui “la legge è uguale per tutti” (almeno in teoria).

Infatti sotto il profilo dei diritti legali, uomo e donna, ricco e benestante, nobile e contadino, erano uguali.

Esisteva inoltre la possibilità di ricorrere in appello: se insoddisfatti del verdetto emesso dal tribunale del villaggio, ci si poteva rivolgere a quello della città per poi risalire fino al giudice ultimo, il visir.