martedì 3 agosto 2021

La forma piu' brutale della pena di morte nell'antichità?

Lo scafismo



La vittima una volta denudata, veniva collocata all'interno di un tronco d'albero cavo (o di una canoa, con un'altra canoa sopra) da cui uscivano solo la testa, le mani ed i piedi e collocato in uno specchio d'acqua stagnante o sotto il sole. Dopodiché si ricoprivano queste parti di miele e latte, in modo da attrarre gli insetti.


La vittima veniva alimentata esclusivamente con latte e miele (spesso andati a male), e ciò accadeva per due ragioni: la prima era che in questo modo il povero malcapitato non potesse morire di stenti, prolungando così la sua sofferenza; la seconda era per far sì che la vittima soffrisse di attacchi di diarrea, facendo in modo che restasse immersa nelle sue stesse feci e che ancora più insetti si poggiassero su di lui. Spesso questi insetti si introducevano nell'ano dello sfortunato e vi deponevano le uova.

La maggior parte delle volte la morte sopravveniva a causa di uno shock settico dato dalle punture degli insetti.

Plutarco nella sua opera Vite Parallele, descrive come Mitridate impiegò ben 17 giorni a morire dopo essere stato condannato allo scafismo.


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