Ricordo ancora uno dei miei primi viaggi a Salonicco in cui chiesi con gli occhi stupiti di un bambino delle delucidazioni su questa imponente statua:
“Ma chi è quel condottiero sul cavallo?”
“Non lo so, andiamo a vedere”
La scritta “Ἀλέξανδρος o Μέγας” che si trovava sul lato dell’opera fugava ogni nostro dubbio.
Ma ad impressionarmi maggiormente non fu il condottiero macedone, bensì quell’imponente destriero di cui non conoscevo il nome.
“Sai come si chiamava il cavallo?”
E lei dall’alto dei suoi quattro anni di saggezza in più mi rispose serafica: “Bucefalo”
Il suo nome deriva dal greco bous – Kephale (“testa di bue”) e gli storici non concordano sul motivo: alcuni ipotizzano per la notevole stazza dell’animale, mentre altri asseriscono che con il nome Bucefalo si indicavano tutti i cavalli provenienti dalla regione della Tessaglia.
Bucefalo era indomabile e non si lasciò mai montare da nessun altro se non dal suo padrone Alessandro Magno, con cui instaurò un indissolubile legame.
L’equino morí nel 326 durante la battaglia dell’Idaspe.
Nel punto in cui Bucefalo fu seppellito, Alessandro Magno fondò la città di Bucefala, oggi Jehlum, in Pakistan.
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