Quindi il vino antico era una sorta di melassa abbastanza densa e dal contenuto alcolico estremamente elevato, perché la fermentazione veniva fermata mettendo il mosto crudo in anfore che venivano sigillate per impedire all'aria di ossidare il mosto e trasformare i zuccheri residui in alcool.
Quando poi il vino andava consumato, veniva versato in otri più grande con acqua e frutta o miele, questa aggiunta di zuccheri riattivava la fermentazione fino a maturazione del vino. Il risultato finale era un vino estremamente corposo (20 25 °) quasi a livelli tossici che veniva necessariamente diluito con acqua, poi si addizionavano anche altri aromatici come spezie e addirittura piombo. Piccola curiosità, l'abitudine di mettere la frutta nel vino eo speziarlo è ancora oggi molto in voga sia in Spagna (sangria) che nel sud Italia, oppure in preparazioni tradizionali come la grolla (vino caldo, Grappa, chiodi di garofano).
Apuleio ebbe a dire a proposito della pericolosità di eccedere nel vino: “una coppa per la sete, due per l'allegria, tre per la voluttà, quattro per la pazzia" e il rischio non era solo metaforico.

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