Sul piano sociale occorreva regolare i rapporti tra i singoli cittadini, tra quelli che offendevano e quelli che subivano le offese.
Questa regolamentazione fu fatta nel 18 a.C. da Augusto, che voleva il ritorno al mos maiorum (antiche tradizioni romane), e promulgò la Lex Iulia de adulteris, che in determinate condizioni consentiva al padre o al marito di uccidere l’amante della figlia o della moglie.
In questo campo, c’erano vendette esemplari, come la pratica del rafano e del mugile: l’amante sorpreso poteva essere sodomizzato con una pianta molto piccante (il rafano, appunto) o addirittura con un pesce (il mugile) che era noto per la sua voracità.
Ma si arrivava anche al taglio del naso oppure degli attributi maschili. L’uccisione era prevista solo nel caso in cui il marito sorprendeva l’amante in flagrante con la moglie, dentro casa, e solo a condizione che questi fosse uno schiavo o appartenesse a una classe inferiore.
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