Secondo gli autori Romani i guerrieri Celtici avevano l'usanza di decapitare i corpi dei nemici uccisi e conservarne le teste come trofei.
Le teste mozzate venivano tenute nelle case conficcate in delle nicchie nei muri, cercando perfino di conservarle con metodi di imbalsamazione a base di sostanze come olio di cedro.
Per decenni gli archeologi si sono chiesti che questo rituale esistesse davvero, oppure fosse solo una diceria diffusa dai Romani, ma alcune scoperte fatte di recente in Francia hanno dimostrato che era tutto vero.
La spiegazione di questo comportamento è che i Celti ritenevano che la testa fosse la sede dell'anima e quindi prendere la testa del nemico era un modo per ottenere la sua forza e si credeva che in questo modo il suo spirito rimesse intrappolato e non potesse tornare come fantasma per tormentare il suo uccisore.
Anche se agli occhi dei Romani e dei Greci questa usanza era macabra e barbarica, dal punto di vista dei Celti si trattava di un modo per mostrare rispetto per i nemici vinti.
I Celti consideravano questi trofei così preziosi che a volte nel mezzo di una battaglia smettevano di combattere per eseguire questi rituali.
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