I romani non erano come gli adolescenti
italiani moderni che prendono l'aperitivo e non fanno un cazzo dal
mattino alla sera.
Gli adolescenti romani erano troppo
impegnati nei loro doveri da buoni cittadini per riunirsi e fare
cazzate.
I maschi patrizi adolescenti dedicavano
il loro tempo allo studio, la filosofia in particolare, per diventare
un giorno dei bravi politici.
Spesso facevano lunghi viaggi in
Grecia, che duravano tanti anni, e seguivano lezioni private dai
grandi maestri. Più era colto e famoso il maestro (ovviamente greco)
e più l'istruzione era considerata prestigiosa e adatta alla
carriera politica.
Oppure si dedicavano alla vita militare
per intraprendere una carriera nell'esercito. Si esercitavano
nell'uso delle armi, la daga e la lancia, e facevano molto sport. Nel
ginnasio.
I maschi plebei invece imparavano dal
padre a svolgere il suo mestiere: erano destinati a diventare
contadini, commercianti, artigiani, fabbri…Già a 14 anni
lavoravano a bottega o nei campi per imparare i trucchi del mestiere.
Per quanto riguarda le femmine invece,
sia patrizie che plebee, da adolescenti (dai 12 anni, con la prima
mestruazione) venivano date in sposa a degli uomini molto più grandi
di loro perciò dedicavano il loro tempo alla cura della casa, del
marito e dei figli che già partorivano all'età di 12/13 anni.
Dovevano arrivare vergini al matrimonio
perciò la famiglia impediva loro di frequentare coetanei maschi che
potevano "rubare" la verginità delle fanciulle. Queste
ragazze vivevano recluse in casa fino al matrimonio, dopodiché
potevano avere una vita sociale in feste e convivi ma sempre
accompagnate dal marito.
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