In realtà sembra ormai quasi certo che
Nerone non bruciò Roma e che si trattò solo di una calunnia diffusa
dai suoi nemici per screditarlo.
Secondo questa diceria Nerone avrebbe
bruciato la capitale dell'Impero per ricostruirla secondo i suoi
gusti e che una volta appiccato l'incendio, esaltato dallo spettacolo
delle fiamme si sarebbe messo a suonare dei versi sulla caduta di
Troia dal balcone del suo palazzo.
La realtà è diversa: l'Antica Roma
una città fatta di palazzi e templi di marmo, era una città
sovraffollata e in cui molti quartieri popolari erano fatti di
edifici di legno ammassati l'uno su l'altro e in cui gli incendi
erano la norma.
Il grande incendio del 64 DC è
probabilmente scoppiato in modo accidentale: un piccolo incendio
scoppiato in un quartiere povero vicino al circo massimo, che a causa
delle condizioni favorevoli essendo pieno luglio, si è propagato in
tutta la città. E durò 9 giorni distruggendo 10 dei suoi 14
quartieri.
Nerone non si trovava nemmeno a Roma,
ma nella sua villa di Anzio quando scoppiò l'incendio, tornò a Roma
solo in un secondo momento quando venne informato che il fuoco stava
distruggendo alcune sue proprietà. Tornato a Roma, Nerone l'incendio
era ancora attivo e l'Imperatore cercò addirittura di coordinare i
soccorsi e fece alloggiare gli sfollati nei giardini di una sua
villa, dove furono allestite delle tende.
I sospetti su Nerone nacquero subito
perché gli storici antichi raccontano che durante l'incendio furono
visti degli uomini con delle fiaccole dare fuoco ad alcuni edifici
dicendo di eseguire gli ordini dell'Imperatore. In realtà c'è chi
ipotizza che fosse una tecnica per rallentare le fiamme ancora usata
dai moderni vigili del fuoco: accendendo dei piccoli fuochi
controllati attorno a un grande incendio gli si sottrae l'ossigeno
che lo alimenta.
Ad ogni modo, quello che fece Nerone
subito dopo la fine dell'Incendio fu un pretesto per i suoi nemici
per accusarlo: l'Imperatore pensò che quella fosse un'occasione
utile per ricostruire Roma secondo il proprio volere, in particolare
fece costruire vicino a dove ora sorge il Colosseo un grande palazzo
chiamato Domus Aurea, spianando i resti degli edifici che si
trovavano. Diciamo che Nerone non ha colpa nell'incendio, ma di
sicuro se ne approfittò un po'.
Va però detto che il piano di
ricostruzione urbanistico di Nerone aveva molte novità positive:
stabilì una distanza minima tra gli edifici e impose l'uso di
materiali più resistenti al fuoco per la ricostruzione degli edifici
come i mattoni d'argilla. Insomma, Nerone investì anche sulla
sicurezza per evitare nuovi incendi.
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