Il peggior sacrilegio sarebbe stato "violare" le Vestali, ovvero le sacerdotesse che dedicavano la propria esistenza al tempio di più alto significato per l'Urbe e i suoi abitanti, dedicato alla dea del “focolare pubblico del Popolo Romano”: il Tempio di Vesta.
Attribuito dalla tradizione a re Numa Pompilio (754–673 a.C.), in esso le Vestali custodivano il fuoco sacro perenne, espressione e simbolo della continuità della vita di Roma. Nella parte più interna del tempio erano inoltre conservati oggetti sacri che, secondo la leggenda, Enea avrebbe portato da Troia, come pegno e garanzia dell’impero.
Il tempio di Vesta - che secondo alcuni aveva forma tonda, perché nato come una capanna -, sede del più antico focolare domestico, fu ricostruito l’ultima volta sul finire del II sec. d.C. da Giulia Domna, moglie dell’Imperatore Settimio Severo.
Accanto al tempio di Vesta, la
Casa delle Vestali
era la residenza e la sede
ufficiale delle sacerdotesse, incaricate della sorveglianza del fuoco
sacro
che ardeva nel tempio e dei riti
connessi al culto del focolare. Le Vestali
erano normalmente sei, entravano
nel sacerdozio
tra i sei e i dieci anni e vi
rimanevano per trent'anni, con obbligo di castità.
Erano scelte dal Pontefice
Massimo, che sorteggiava le “novizie” tra venti nomi di fanciulle
proposte, inizialmente, dalle famiglie patrizie e, successivamente,
anche da quelle plebee. Colei che infrangeva il voto di castità,
non potendo esser versato il sangue di una Vestale, era sepolta viva
in una stanza sotterranea posta
nel campo detto "scellerato", prossimo alla porta Collina
ed all'incrocio tra l’attuale via XX Settembre (l’antica Alta
Semita) e via Piave.
Il sangue del complice poteva,
invece, essere versato: ed infatti, costui era frustato, fino a
morte, nella piazza del Foro.
A
causa della sua destinazione d’uso, il tempio andò più volte a
fuoco; ogni volta fu ricostruito, ma probabilmente la posizione
originaria non è quella attuale. La Casa delle Vestali (non a torto,
considerata il prototipo dei conventi moderni) era
articolata su due piani
attorno ad un
ampio cortile.
Il cortile era tenuto a giardino e
circondato da portici, sui quali s’affacciavano gli ambienti
destinati al soggiorno e all'alloggio delle Vestali, ai servizi e al
personale ad essi addetto. In tutto autosufficiente, disponeva di una
cucina, di un mulino e un forno, ancora riconoscibili.
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