mercoledì 19 maggio 2021

Quale disciplina aveva l'esercito romano?




L'esercito romano è noto fino ad oggi come esempio di grande disciplina e lavoro di squadra. Per prima cosa, diamo un'occhiata all'addestramento delle reclute romane.
Ciò che distinse i legionari romani era la capacità di muoversi in gruppo e combattere in varie condizioni meteorologiche. Avevano una disciplina di ferro, erano ben equipaggiati, resistenti e perfettamente addestrati. In cosa consisteva il loro allenamento?
Prima di tutto, una recluta romana doveva essere in grado di affrontare lunghe marce: ogni mese i soldati percorrevano 30 chilometri con indosso l'attrezzatura completa. Percorrevano metà della distanza a passo libero e l'altra metà dovevano farsela di corsa.
Poi dovevano imparare ad allestire un campo quindi facevano esercitazioni militari due volte al giorno (ai legionari addestrati bastava una sola volta). Imparavano a scagliare pietre, nuotare ed andare a cavallo. Dovevano essere in grado di saltare su e giù dal cavallo in piena marcia, e da entrambi i lati della monta, il che era una vera impresa, dato che a quel tempo le staffe erano ancora sconosciute. Gli esercizi più importanti, tuttavia, erano quelli che coinvolgevano le armi.
Una pila di sacchi veniva fissata nel terreno, la cui altezza corrispondeva all'altezza di un uomo. Un soldato armato con uno scudo di vimini e una spada di legno, smussata (rudis; dello stesso peso della spada reale, e talvolta anche più pesante) attaccava la pila di sacchi cercando di migliorare la sua precisione. Doveva anche essere in grado di scagliare un pilum (giavellotto) molto pesante. Venivano quindi organizzate finte battaglie e, per evitare che i soldati si ferissero sul serio, venivano poste delle coperture sulla lama della spada e della lancia.


Vale anche la pena ricordare che cosa significava "avere disciplina" nella pratica romana. Di seguito è riportato la testimonianzia di Titus Livius.
Titus Livius afferma che durante la guerra con i Latini, i Volsci e la Campania nel 340 a.C., Tito Manlio Torquato, figlio del console Aulo Manlio Torquato, disobbedì agli ordini del padre. A quel tempo, Roma stava combattendo contro alcune tribù che usavano le loro stesse armi, avevano gli stessi costumi, linguaggio e tattiche.
Al fine di prevenire equivoci e avere un vantaggio sull'avversario, Aulus Manlius Torquatus e il suo console, Decio, capirono che una rigida disciplina doveva diventare un elemento indispensabile della tattica romana. Introdussero quindi un editto che proibiva ai soldati di agire da soli, e prevedeva l'obbligo di seguire tutti gli ordini.
Durante uno dei pattugliamenti, il figlio del console, Tito Manlio Torquato, si presentò con diversi amici davanti ad una piccola squadra di nemici. Il comandante dell'unità nemica era chiamato Geminus Maecius, che, ritrovandosi davanti il figlio dello stesso comandante romano, lo sfidò a duello. Tito, ignorando l'editto del padre, accettò la sfida e sconfisse l'avversario. Quindi, una volta tornato al campo, informò suo padre del duello. Sentendo ciò, il console ordinò di chiamare tutti i soldati. Disse a tutti che, anche se amava suo figlio, non poteva lasciare che gli ordini vincolanti fossero infranti, perciò lo condannò a morte. Tito morì, preso a bastonate di fronte ai soldati. E da qui che proviene il motto: "la disciplina di Manlius".


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