martedì 19 gennaio 2021

Alcune curiosità su Giulio Cesare


Sul suo cadavere venne effettuata la prima completa autopsia. L'autore dell'esame autoptico fu il medico Antistio e 23 fu il computo delle pugnalate. Da notare è che poi non si ha notizia di alcuna dissezione anatomica fino al 1500 con il laureando in medicina Andrea Vesalio.

Non disse mai Alea iacta est

Le sue ultime parole furono in greco καὶ σύ, τέκνον. La celebre frase latina Tu quoque Brute fu la traduzione a fini più divulgativi.

Era un abile poeta. Sin da giovane diede prova delle sue qualità di scrittore, componendo il poema Elogio di Ercole e una tragedia, l'Oedipus.

Fu padre della mia citazione preferita, come monito alla primazia suprema, se pur non compresa dalla maggioranza. Mentre sulle Alpi attraversava un villaggio di barbari, povero, desolato e con pochi abitanti, i suoi compagni scherzando chiesero se anche lì ci fossero ambizioni e lotte per primeggiare. E Cesare, molto seriamente, rispose loro: - Se devo dirvi la verità, per quanto mi riguarda preferirei essere il primo fra questa gente che il secondo a Roma.

Adoratore dei massaggi e lussurioso omosessuale diede adito a uno dei più bei doppisensi latini: Gallias Caesar subegit, Nicomedes Caesarem; Cesare sottomise le Gallie, Nicomede Cesare. È giocata sulla polisemia del verbo subigere, sottomettere, domare, ma anche sottomettere sessualmente dopo aver massaggiato e frizionato un corpo con l'olio. Nicomede era re di Bitinia presso cui Cesare si intrattene come ambasciatore e mediatore; per la relazione tra i due Cesare veniva definito con dileggio : "Stalla di Nicomede" "Bordello e Regina di Bitinia".

Dopo la sua morte, come iscritto nel suo testamento, ogni cittadino con cittadinanza romana ricevette 300 sesterzi (1 sesterzio è equipollente a circa 2 euro odierni)

Perdeva spesso conoscenza, come durante la battaglia di Tapso Giulio Cesare svenne e dovette essere portato lontano dal campo di battaglia. Gli antichi attribuivano la causa al morbo sacro, l'epilessia, di recente analisti e medici hanno avanzato l'ipotesi che si trattasse invece di leggeri ictus dovuti a problemi circolatori (ischemie?) che potrebbero aver provocato micro lesioni al cervello, cosa questa che spiegherebbe anche i comportamenti non troppo equilibrati che il dittatore andava assumendo negli ultimi tempi di vita.

Si difese con uno stilus quando i congiurati lo assassinarono, e con questo colpì ad un braccio proprio Bruto, il figlio della sua amante Servilia e che le chiacchiere di Roma dicevano che poteva essere suo figlio naturale. Cesare come tutti i romani istruiti portava sempre con sé una tabula cerata ed uno stilus per poter prendere appunti durante le riunioni.

Falsificò gli Annales ed i Commentari dei Re inserendovi un procedimento inesistente fino al I sec. a.C., duoviri perduellionis ovvero alto tradimento verso lo stato, per accusare e far condannare dopo 40 anni Gaio Rabirio per la congiura contro il tribuno della plebe Saturnino ucciso nel 100 a.C.
Rabirio fu difeso da Cicerone (Pro Rabirio) che riuscì a farlo scagionare.

Progettò di deviare il corso del Tevere e per farlo aveva fatto inserire nella lex de Urbe augenda la disposizione che nel complesso degli interventi per la riorganizzazione urbanistica di Roma, doveva essere tagliato il meandro che racchiudeva il Campo di Marte che troppo frequentemente subiva inondazioni.
Aveva una grande passione per la poesia: sin da giovane diede prova delle sue qualità di scrittore, compose il poema Elogio di Ercole e una tragedia Oedipus, ma i suoi interessi di studente erano anche per l'oratoria e scrisse De Divinatione che era una raccolta dei dibattiti preliminari per la scelta degli accusatori nei processi.

Emanò la Lex Julia municipalis che vietava la circolazione dei carri nel Foro. Può essere considerata una disposizione precorritrice di tutti i moderni divieti di accesso alle auto nei centri storici, tuttavia occorre ricordare che a Roma da sempre era vietato entrare all'interno del pomerium, il recinto sacro della città, non solo ai carri trainati ma anche ai cavalli montati; unica eccezione era la celebrazione del trionfo.

Detestava i peli superflui che eliminava depilandosi. Svetonio racconta che Cesare oltre a radersi e tagliarsi i capelli con regolarità, era solito farsi depilare e se una tale abitudine per lo storico era una manifestazione del carattere vanitoso dell'uomo, vale ricordare che la pratica era molto diffusa tanto che nelle terme c'era un addetto alla depilazione degli uomini.

Aveva un piccolo tesoro di 200 milioni di sesterzi che aveva lasciato in custodia nel sacello della Dea Opis nei pressi del Tempio di Saturno. Di quel tesoro si impadronì Antonio nei giorni successivi alla morte di Giulio Cesare.

Apprezzava l'ironia e la satira. Sin da giovane aveva raccolto in un poemetto, Dicta Collectanea, le facezie mordaci di cui gli oratori infarcivano le loro difese nel Foro e tra questi primeggiava Cicerone che ci compiaceva della preferenza che Cesare gli accordava. Continuò a raccoglierle durante tutta la sua vita sia copiandole dagli Acta istituiti nel 59 a.C. sia trascrivendole dai racconti di coloro che erano presenti alle orazioni.

Il luogo esatto dove fu ucciso venne sepolto sotto 20 metri cubi di cemento. Fu Ottaviano quando prese il potere a Roma a volere che nello spazio della Curia di Pompeo dove il padre adottivo era stato pugnalato fosse eretto una sorta di memoriale. Il luogo esatto dove Cesare cadde fu racchiuso in una struttura rettangolare di tre metri per due poi colmata di cemento ed oggi è individuabile tra i ruderi dell'Area Sacra di Largo Argentina.




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