Sul suo cadavere venne effettuata la
prima completa
autopsia. L'autore
dell'esame autoptico fu il medico Antistio e 23 fu il computo delle
pugnalate. Da notare è che poi non si ha notizia di alcuna
dissezione anatomica fino al 1500 con il laureando in medicina Andrea
Vesalio.
Non disse mai
Alea iacta est
Le sue ultime parole furono in greco
καὶ σύ, τέκνον.
La celebre frase latina
Tu quoque Brute
fu la traduzione a fini più
divulgativi.
Era un abile poeta. Sin da giovane
diede prova delle sue qualità di scrittore, componendo il poema
Elogio di Ercole
e una tragedia, l'Oedipus.
Fu padre della mia citazione preferita,
come monito alla primazia suprema, se pur non compresa dalla
maggioranza. Mentre sulle Alpi attraversava un villaggio di barbari,
povero, desolato e con pochi abitanti, i suoi compagni scherzando
chiesero se anche lì ci fossero ambizioni e lotte per primeggiare. E
Cesare, molto seriamente, rispose loro: -
Se devo dirvi la verità, per
quanto mi riguarda preferirei essere il primo fra questa gente che il
secondo a Roma.
Adoratore dei massaggi e lussurioso
omosessuale diede adito a uno dei più bei doppisensi latini:
Gallias Caesar subegit,
Nicomedes Caesarem;
Cesare sottomise le Gallie,
Nicomede Cesare. È giocata sulla polisemia del verbo
subigere, sottomettere,
domare, ma anche sottomettere sessualmente dopo aver massaggiato e
frizionato un corpo con l'olio. Nicomede era re di Bitinia presso cui
Cesare si intrattene come ambasciatore e mediatore; per la relazione
tra i due Cesare veniva definito con dileggio : "Stalla di
Nicomede" "Bordello e Regina di Bitinia".
Dopo la sua morte, come iscritto nel
suo testamento, ogni cittadino con cittadinanza romana ricevette 300
sesterzi (1 sesterzio è equipollente a circa 2 euro odierni)
Perdeva spesso conoscenza, come
durante la battaglia di Tapso Giulio Cesare svenne e dovette essere
portato lontano dal campo di battaglia. Gli antichi attribuivano la
causa al morbo sacro, l'epilessia, di recente analisti e medici hanno
avanzato l'ipotesi che si trattasse invece di leggeri ictus dovuti a
problemi circolatori (ischemie?) che potrebbero aver provocato micro
lesioni al cervello, cosa questa che spiegherebbe anche i
comportamenti non troppo equilibrati che il dittatore andava
assumendo negli ultimi tempi di vita.
Si difese con uno stilus
quando i congiurati lo
assassinarono, e con questo colpì ad un braccio proprio Bruto, il
figlio della sua amante Servilia e che le chiacchiere di Roma
dicevano che poteva essere suo figlio naturale. Cesare come tutti i
romani istruiti portava sempre con sé una
tabula cerata
ed uno
stilus
per poter prendere appunti durante
le riunioni.
Falsificò gli Annales ed i
Commentari dei Re
inserendovi un procedimento
inesistente fino al I sec. a.C., duoviri perduellionis ovvero alto
tradimento verso lo stato, per accusare e far condannare dopo 40 anni
Gaio Rabirio per la congiura contro il tribuno della plebe Saturnino
ucciso nel 100 a.C.
Rabirio fu difeso da Cicerone (Pro Rabirio) che riuscì a farlo scagionare.
Rabirio fu difeso da Cicerone (Pro Rabirio) che riuscì a farlo scagionare.
Progettò di deviare il corso del
Tevere
e per farlo aveva fatto inserire
nella
lex de Urbe augenda
la disposizione che nel complesso
degli interventi per la riorganizzazione urbanistica di Roma, doveva
essere tagliato il meandro che racchiudeva il Campo di Marte che
troppo frequentemente subiva inondazioni.
Aveva una grande passione per la
poesia:
sin da giovane diede prova delle
sue qualità di scrittore, compose il poema
Elogio di Ercole
e una tragedia
Oedipus, ma i suoi
interessi di studente erano anche per l'oratoria e scrisse
De Divinatione
che era una raccolta dei dibattiti
preliminari per la scelta degli accusatori nei processi.
Emanò la
Lex Julia municipalis
che vietava la circolazione dei
carri nel Foro.
Può essere considerata una
disposizione precorritrice di tutti i moderni divieti di accesso alle
auto nei centri storici, tuttavia occorre ricordare che a Roma da
sempre era vietato entrare all'interno del
pomerium, il recinto sacro
della città, non solo ai carri trainati ma anche ai cavalli montati;
unica eccezione era la celebrazione del trionfo.
Detestava i peli superflui che
eliminava depilandosi.
Svetonio racconta che Cesare oltre
a radersi e tagliarsi i capelli con regolarità, era solito farsi
depilare e se una tale abitudine per lo storico era una
manifestazione del carattere vanitoso dell'uomo, vale ricordare che
la pratica era molto diffusa tanto che nelle terme c'era un addetto
alla depilazione degli uomini.
Aveva un piccolo tesoro di 200
milioni di sesterzi
che aveva lasciato in custodia nel
sacello della
Dea Opis
nei pressi del Tempio di Saturno.
Di quel tesoro si impadronì Antonio nei giorni successivi alla morte
di Giulio Cesare.
Apprezzava l'ironia e la satira.
Sin da giovane aveva raccolto in
un poemetto,
Dicta Collectanea, le
facezie mordaci di cui gli oratori infarcivano le loro difese nel
Foro e tra questi primeggiava Cicerone che ci compiaceva della
preferenza che Cesare gli accordava. Continuò a raccoglierle durante
tutta la sua vita sia copiandole dagli Acta istituiti nel 59 a.C. sia
trascrivendole dai racconti di coloro che erano presenti alle
orazioni.
Il luogo esatto dove fu ucciso venne
sepolto sotto 20 metri cubi di cemento. Fu Ottaviano quando prese
il potere a Roma a volere che nello spazio della Curia di Pompeo dove
il padre adottivo era stato pugnalato fosse eretto una sorta di
memoriale. Il luogo esatto dove Cesare cadde fu racchiuso in una
struttura rettangolare di tre metri per due poi colmata di cemento ed
oggi è individuabile tra i ruderi dell'Area Sacra di Largo
Argentina.
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