I Barbari avevano le armi, i cittadini Romani da Diocleziano in poi non potevano portarle, ma grazie a Maggioriano cambiò tutto.
Mi chiamo Settimo Aurelius Lupia figlio di Oprimo Aurelius Lupia cittadino Romano, commercio in formaggi, latte. Oggi 458 anni dopo la nascita di nostro signore Gesù detto il Cristo io e i miei fratelli abbiamo ricevuto la nostra prima spada di acciaio forgiato a Metz, dopo tanti secoli finalmente oltre ai coltellacci possiamo avere la nostra spada, ringrazio Valerio Maggioriano nostro nuovo Imperatore di Roma a cui sto portando doni fioriti alla sua statua posta al centro del villaggio, grazie grazie Dio finalmente ho al mio fianco una spada è bellissima e così tutto il villaggio ne ha una, persino mia madre ha una piccola daga con su scritto Vergine Maria.
La piazza è in festa, si festeggia, siamo al Campo di Marte, ormai ho il bullo e mi arruolerò nella XI Legio Fratensis per l'imperatore che va a riconquistare la maledetta Cartago, avevamo sempre detto che non era buona cosa quella città ma questa volta lei e i suoi diavoli di Vandali tra una settimana saranno tutti arsi all'inferno.
Ma che succede, sento rumore di zoccoli, urla malvage e strilli di strega, cosa succede?
Un contadino arriva galoppando sul dorso del suo mulo, Recimerus figlio di Svevia sta attaccando il vicino villaggio al di là del ponte, vogliono portare via il grano e le donne, si vede il fumo e tanti che superano il ponte scappando e dietro di loro uomini che non sembrano uomini, hanno pelliccia, lunghi cappelli con corna, barbe rosse sono diavoli.
Penso a scappare è la prima cosa, ma poi mi tocco la Sinistra sento l'acciaio, sono romano, ora posso dimostrarlo. Mi fermo come una roccia con la folla che mi supera.
Alzo la mi spada, il sole la benedica, oggi non mi arruolerò oggi diventerò un soldato di Dio e di Roma.
Urlo! Tutti i coraggiosi, tutti i Romani, tutti per l'imperatore Maggioriano mi seguano. D'un tratto uomini e donne si fermano, sento un rumore di ferro e vedo luccicare le lame in alto, sono centinaia, c'è anche mia madre con la Daga delle Vergine è dietro di me e mia nonna ha un lungo bastone appuntito nel fuoco. Mio padre è a cavallo, e urla, Romani oggi saremo Romani o vigliacchi.
I Visigoti sputando si fermano, di fronte a loro le lame e i bastoni appuntiti, è un secondo il tempo si ferma, Roma è Roma e la sua lama non ha pietà.
Oggi con le armi finalmente ci riprenderemo la nostra libertà. Così parto a corsa e grido "Roma o Morte!" Gesù sarà felice e il mio imperatore mi renderà onore, dietro di me cento lame corrono…oggi sarà il tuo Sangue barbaro a bagnare le strade maledetto barbaro finalmente ho la mia spada, ho già un nome per lei "Sanguinue Visigoto". Ma che fanno scappano, "oh no per Dio! Non vi darò questo onore!"
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