lunedì 18 gennaio 2021

Esisteva la criminalità nell'antica roma? Che tipologia di attività illecite svolgevano i criminali?


La criminalità nell’antica Roma era un problema enorme. Anche all’apice del suo splendore il territorio dell’impero era flagellato da criminali e banditi, data l’oggettiva difficoltà allo stato delle tecnologie dell’epoca di controllare in modo capillare un territorio così vasto. Non era semplicemente possibile. Nelle grandi città la situazione notturna doveva essere terribile. In alcune di esse, come Roma, erano enormi ed avevano una popolazione numerosissima, senza contare che non vi era illuminazione notturna. Il controllo delle strade, affidato a ronde armate e vigiles (che per lo più erano pompieri), non poteva coprire l’intero territorio. Si pensi che nella città di Roma, il corpo della Celere (300 uomini a cavallo circa) era deputato al pattugliamento della città contro i criminali. Quanto potevano aiutare in una città che ad un certo punto della sua storia poteva contare circa 1 milione di abitanti?


Semplicemente, per paura dei criminali, i cittadini romani evitavano di uscire di notte. I più facoltosi, nel caso in cui erano costretti a spostarsi nottetempo, lo facevano con una folta scorta di schiavi armati. Al tempo si ironizzava dicendo che solo un pazzo usciva a Roma di notte senza fare testamento.
Dunque nelle città imperversava una criminalità per così dire “comune” fatta di ladri e semplici malintenzionati provenienti dai ceti più poveri della popolazione. Esisteva una sorta di criminalità organizzata, ma i gruppi criminali non venivano identificati con un nome ed un settore di attività specifico come faremmo oggi. Essa era identificabile per lo più in quei gruppi di banditi armati che aggredivano e derubavano viandanti, pastori, viaggiatori e mercanti lungo le strade extraurbane, rifugiandosi poi nelle zone più impervie del territorio. Ad esempio la foresta umbra era famosa per essere rifugio di questi gruppi.
Il brigantaggio dilagante era quindi un problema importante, dato che fuori città non vi erano milizie armate deputate a mantenere l’ordine. Addirittura Silla nell’81 a.C. per combattere il fenomeno emanò la Lex Cornelia de sicariis che prevedeva per i briganti la pena di morte tramite crocifissione. Lo stesso Augusto emanò una legge che vietava di portare armi in pubblico senza autorizzazione.
La peggior tipologia di criminalità che dovette affrontare Roma fu però un altro, non essendo sufficiente emanare leggi per inasprire le pene o altro, ma furono necessarie delle vere e proprie guerre contro di essa. Ecco a voi il terrore del mediterraneo antico: i pirati.


I pirati erano davvero un flagello, attaccavano le navi mercantili lungo le rotte commerciali, compivano saccheggi di villaggi e città costiere, rubando gli oggetti preziosi di templi ed erari. Si dedicavano anche al rapimento di persone nobili per chiederne un riscatto. Nel 74 a.C. lo stesso Giulio Cesare fu fatto prigioniero e liberato solo dopo il pagamento di un grande riscatto (anche se ad onor del vero egli tornò poco dopo con 500 uomini e sterminò i suoi aguzzini. Ti voglio bene Cesare.).
Il potere dei pirati divenne tale che spesso riuscivano a portare intere città dalla loro parte, usandole come basi di partenza o come luoghi per svernare. In alternativa utilizzavano le infinite isole dell’Egeo o delle coste turche per creare fortezze e nascondigli. Pensate quindi alla portata del problema.
Tutto ciò portò il Senato di Roma ad affidare a Pompeo Magno il comando di una flotta speciale di 300\500 navi ed un grosso esercito, oltre ad ingenti finanziamenti. La sua missione era quella di estirpare la pirateria dal mediterraneo. In soli 40 giorni egli sgominò la pirateria nella parte occidentale del mediterraneo, cosa che scosse gli ultimi pirati della zona che gli si consegnarono spontaneamente con le loro famiglie implorando il perdono. Il problema principale era però quello della pirateria orientale che imperversava lungo le attuali coste turche, dovevo trovavano rifugi presso le loro roccaforti. Anche essi non furono però risparmiati, così che Pompeo terminò la sua campagna in 3 mesi con la cattura di più di 300 navi nemiche e 20.000 pirati, oltre i 10.000 uccisi.
Questi numeri possono rendere l’idea di quanto fosse diffusa la pirateria, quasi a poter concepire quest’ultimi quali un “popolo” più che una categoria di criminali.


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