La criminalità nell’antica Roma
era un problema enorme.
Anche all’apice del suo
splendore il territorio dell’impero era flagellato da criminali e
banditi, data l’oggettiva difficoltà allo stato delle tecnologie
dell’epoca
di controllare in modo capillare
un territorio così vasto. Non era semplicemente possibile.
Nelle grandi città la
situazione notturna doveva essere terribile.
In alcune di esse, come Roma,
erano enormi ed avevano una popolazione numerosissima, senza contare
che
non vi era illuminazione
notturna.
Il controllo delle strade,
affidato a ronde armate e
vigiles
(che per lo più erano pompieri), non
poteva coprire l’intero territorio. Si pensi che nella città di
Roma, il corpo della Celere (300 uomini a cavallo circa) era deputato
al pattugliamento della città contro i criminali.
Quanto potevano aiutare in una
città che ad un certo punto della sua storia poteva contare circa 1
milione di abitanti?
Semplicemente, per paura dei
criminali, i cittadini romani evitavano di uscire di notte.
I più facoltosi, nel caso in cui
erano costretti a spostarsi nottetempo, lo facevano con una folta
scorta di schiavi armati. Al tempo si ironizzava dicendo che
solo un pazzo usciva a Roma di
notte senza fare testamento.
Dunque nelle città imperversava una
criminalità per così dire “comune” fatta di ladri e semplici
malintenzionati provenienti dai ceti più poveri della popolazione.
Esisteva una sorta di criminalità organizzata, ma
i gruppi criminali non venivano
identificati con un nome ed un settore di attività specifico come
faremmo oggi.
Essa era identificabile per lo più
in quei gruppi di banditi armati che aggredivano e derubavano
viandanti, pastori, viaggiatori e mercanti lungo le strade
extraurbane,
rifugiandosi poi nelle zone più
impervie del territorio.
Ad esempio la foresta umbra era
famosa per essere rifugio di questi gruppi.
Il
brigantaggio
dilagante era quindi un problema
importante, dato che fuori città non vi erano milizie armate
deputate a mantenere l’ordine. Addirittura Silla nell’81 a.C. per
combattere il fenomeno emanò la
Lex Cornelia de sicariis
che prevedeva per i briganti la
pena di morte tramite crocifissione. Lo stesso
Augusto emanò una legge che
vietava di portare armi in pubblico senza autorizzazione.
La peggior tipologia di criminalità
che dovette affrontare Roma fu però un altro, non essendo
sufficiente emanare leggi per inasprire le pene o altro, ma
furono necessarie delle vere e
proprie guerre contro di essa. Ecco a voi il terrore del mediterraneo
antico: i pirati.
I pirati erano davvero un flagello,
attaccavano le navi mercantili
lungo le rotte commerciali,
compivano
saccheggi di villaggi e città
costiere, rubando gli oggetti
preziosi di templi ed erari. Si dedicavano anche al
rapimento di persone nobili
per chiederne un riscatto. Nel 74
a.C.
lo stesso Giulio Cesare fu
fatto prigioniero e liberato solo dopo il pagamento di un grande
riscatto
(anche se ad onor del vero egli
tornò poco dopo con 500 uomini e sterminò i suoi aguzzini. Ti
voglio bene Cesare.).
Il potere dei pirati divenne tale
che spesso riuscivano a portare intere città dalla loro parte,
usandole come basi di partenza o
come luoghi per svernare. In alternativa utilizzavano le infinite
isole dell’Egeo o delle coste turche per creare fortezze e
nascondigli. Pensate quindi alla portata del problema.
Tutto ciò portò il Senato di Roma
ad affidare a Pompeo Magno il comando di una flotta speciale di
300\500 navi
ed un grosso esercito, oltre ad
ingenti finanziamenti. La sua missione era quella di estirpare la
pirateria dal mediterraneo. In soli 40 giorni egli sgominò la
pirateria nella parte occidentale del mediterraneo, cosa che scosse
gli ultimi pirati della zona che gli si consegnarono spontaneamente
con le loro famiglie implorando il perdono. Il problema principale
era però quello della pirateria orientale che imperversava lungo le
attuali coste turche, dovevo trovavano rifugi presso le loro
roccaforti. Anche essi non furono però risparmiati, così che
Pompeo terminò la sua campagna
in 3 mesi con la cattura di più di 300 navi nemiche e 20.000 pirati,
oltre i 10.000 uccisi.
Questi numeri possono rendere l’idea
di quanto fosse diffusa la pirateria, quasi a poter concepire
quest’ultimi quali un “popolo” più che una categoria di
criminali.
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